🌐 Il Pakistan potrebbe vendere armi per 4 miliardi alla Libia di Haftar
Una possibile maxi vendita di armi da parte del Pakistan alla Libia di Haftar per circa 4 miliardi di dollari riaccende tensioni geopolitiche, pone interrogativi sul rispetto dell’embargo ONU sulle armi in Libia e segna un potenziale spartiacque nelle strategie di esportazione di difesa di Islamabad.
Emergenza diplomatica e rivolgimento strategico: il Pakistan potrebbe vendere armi per 4 miliardi alla Libia di Haftar, facendo convergere l’attenzione internazionale sulla persistente guerra civile libica, sulle ambizioni geopolitiche di Islamabad e sulla fragilità delle regole multilaterali sugli armamenti in aree di conflitto.
📌 I leader militari pakistani e il potente generale libico Saddam Khalifa Haftar, numero due dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), avrebbero siglato un accordo quadro in una recente visita a Bengasi, che comprenderebbe la fornitura non solo di aerei da combattimento JF-17 e di aerei da addestramento Super Mushak, ma anche di equipaggiamenti terrestri e navali distribuiti su un periodo di circa 2 anni e mezzo. L’intesa, tra le più grandi mai raggiunte dall’industria della difesa di Islamabad, potrebbe valere tra 4 e 4,6 miliardi di dollari.

Un accordo che sfida l’embargo Onu
La Libia è sotto embargo sulle armi da oltre un decennio, a seguito del crollo del regime di Muammar Gheddafi nel 2011 e dell’intensificarsi dei combattimenti che hanno fratturato il paese in entità rivali. Nonostante l’embargo imponga restrizioni rigide sui trasferimenti di armi e sul materiale bellico, molti osservatori internazionali lo ritengono largamente inefficace sul terreno, con paesi e fazioni che scavalcano o aggirano vincoli formali per sostenere alleati e interessi strategici.
Nel contesto libico, l’autorità di governo riconosciuta dall’ONU risiede a Tripoli, guidata da un consiglio istituzionale e da figure civili, mentre Haftar e l’LNA controllano ampie porzioni dell’est e del sud, incluse le principali risorse petrolifere del paese. Il potere frammentato e il persistente conflitto tra gli schieramenti hanno trasformato la Libia in un terreno di scontro regionale e internazionale dove attori esterni giocano ruoli decisivi.
Le implicazioni geopolitiche del possibile accordo
L’ipotesi che il Pakistan venda armi per 4 miliardi alla Libia di Haftar non è solo un fatto commerciale: essa tocca i nervi scoperti della diplomazia internazionale. Islamabad, da tempo alle prese con tensioni interne e pressioni economiche, sta spingendo per espandere la propria industria della difesa, fiore all’occhiello dell’orgoglio nazionale, e affermarsi come fornitore globale in settori dove i paesi occidentali sono meno presenti o più vincolati da condizioni politiche.
Questo approccio ha radici profonde. La difesa pakistana è tradizionalmente legata a relazioni strategiche con Pechino, dalla co-produzione di aerei come i JF-17 Thunder ai legami tecnologici e industriali più ampi. Ora, la cooperazione con l’LNA rafforza una presenza pakistana in Nord Africa, una regione che vede competere attori globali come Russia, Emirati Arabi Uniti e Turchia per influenza politica e accesso alle risorse.

Dal punto di vista libico, Haftar cerca partner esterni affidabili e “non occidentali”, capaci di fornire sistemi d’arma senza sottoporre Tripoli o Bengasi a condizionamenti politici stringenti. Questo ha un impatto diretto sulla dinamica interna libica, dove il governo occidentale e quello orientale si contendono la legittimità e il controllo dei flussi di petrolio, infrastrutture e territori.
Reazioni internazionali
Al momento, né il governo pakistano né il ministero della Difesa hanno fornito conferme ufficiali; la natura sensibile della transazione ha portato funzionari a restare anonimi o a non commentare pubblicamente. Allo stesso tempo, la parte libica ha presentato la cooperazione con Islamabad come un patto strategico volto a rafforzare capacità operative e produttive, inclusi aspetti di formazione militare congiunta e produzione di materiali.
L’accordo potrebbe attirare severe critiche da parte di attori globali che chiedono il rispetto delle risoluzioni ONU e un ritorno a un percorso politico per la fine del conflitto libico. D’altro canto, paesi che storicamente hanno sostenuto Haftar, come alcuni stati del Golfo e l’Egitto, potrebbero guardare con favore a un rafforzamento delle sue capacità militari.
Una partnership inquietante
La Libia post-Gheddafi è stata il laboratorio di molte alleanze ambigue. Stati Uniti, Russia e UE si sono alternati con iniziative di pace, interventi e pressioni diplomatiche, ma gli interessi di potenza hanno spesso preso il sopravvento. In questo scenario, l’apparizione di Islamabad come possibile partner per la vendita di armamenti è un elemento nuovo, dovuto anche alla ricerca pakistana di mercati alternativi per i propri prodotti militari e tecnologie sviluppate negli ultimi decenni.
Storicamente Islamabad ha esportato armi a una serie di paesi, con livelli di successo variabili, ma mai con un accordo su questa scala. Questa svolta può segnare un cambio di passo nell’approccio del paese sud-asiatico alla politica estera e alla sua proiezione in aree continentali lontane dai tradizionali teatri d’influenza.

Dinamiche di equilibrio tra norme e interessi di stato
È verosimile che Islamabad sostenga la conformità alle normative internazionali, sostenendo che l’accordo non violi formalmente l’embargo, come hanno suggerito alcuni funzionari anonimi. Tuttavia, l’embargo stesso è spesso discusso nel contesto delle sue efficacia e applicazione pratica, esponendo una realtà in cui le norme internazionali possono essere interpretate in modi divergenti a seconda degli interessi di stato.
Se questo accordo sarà effettivo nel prossimo futuro, potrebbe non solo rafforzare militarmente l’LNA, ma cambiare il quadro diplomatico e strategico nella regione mediterranea e non solo.
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