10:55 am, 21 Dicembre 25 calendario

Mercosur, slitta l’accordo e gli agricoltori assediano Bruxelles

Di: Redazione Metrotoday
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Lo storico accordo commerciale Mercosur con l’Unione europea vede una battuta d’arresto a causa delle opposizioni interne e di una manifestazione di agricoltori assediano Bruxelles con trattori e proteste, portando lo slittamento della firma al Consiglio Ue e riaccendendo vecchie tensioni tra protezionismo economico e visione globalista.

 È stato un inverno di fuoco per la capitale europea. Mentre i leader dell’Unione europea si preparavano a riunirsi per un Consiglio cruciale, il prestigioso quartiere istituzionale di Bruxelles è stato preso d’assalto da migliaia di agricoltori armati non di fieno ma di trattori, stendardi, proteste e rabbia. La causa? Lo stallo dell’accordo commerciale Mercosur, il partenariato di libero scambio tra l’UE e i Paesi del Sud America, che avrebbe potuto ridefinire gli scambi globali ma oggi giace sospeso, slittato nel calendario politico dell’Unione europea.

La protesta — definita la più grande del settore agricolo europeo degli ultimi anni — ha costretto i leader a rimandare la firma prevista, alimentando un dibattito politico interno che va ben oltre il semplice atto commerciale. Agricoltori provenienti da oltre 27 Paesi membri dell’UE hanno marciato con trattori all’alba, bloccando strade, tirando ortaggi contro le forze dell’ordine e chiedendo che la protezione del settore agricolo sia posta al centro di ogni negoziato.

L’accordo Mercosur: gigante commerciale in bilico

L’intesa con il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay — e talvolta associato anche la Bolivia) è la più ambiziosa trattativa commerciale su cui l’Unione europea abbia lavorato negli ultimi 25 anni, destinata a creare un mercato con 780 milioni di persone e un quarto del PIL mondiale. I sostenitori sostengono che l’accordo rafforzerà le esportazioni europee di auto, macchinari, vini e beni di alta gamma, rappresentando un punto di equilibrio geopolitico e un segnale di apertura commerciale verso l’America Latina.

Tuttavia, per i settori agricoli europei, l’intesa è percepita come una minaccia esistenziale. L’eliminazione graduale dei dazi su prodotti sudamericani, in particolare bovini, zucchero, riso, latte e soia, fa temere un’ondata di importazioni a basso costo che potrebbe mettere fuori mercato le produzioni locali, soprattutto in tempo di margini sempre più ristretti.

Belgian farmers in anti-trade protest clash with police

Agricoltori assediano Bruxelles

La protesta di questa settimana è la punta di un iceberg che si è formato negli ultimi mesi. Già nei mesi scorsi piccoli gruppi di agricoltori avevano manifestato a Bruxelles contro l’accordo, passando dai cortei alle campagne di sensibilizzazione. La mobilitazione attuale, però, ha assunto dimensioni ragguardevoli: circa 10.000 manifestanti con trattori, fuochi d’artificio e blocchi stradali hanno circondato il quartiere istituzionale, chiedendo che i governi nazionali rivedano la posizione sull’accordo.

Secondo i leader della protesta, molte delle garanzie proposte finora sono insufficienti o mal calibrate, e i cosiddetti “meccanismi di salvaguardia” dovrebbero essere resi più stringenti per evitare flussi di importazioni incontrollate che possano deprimere i prezzi interni. Questa richiesta non è nuova: nelle ultime settimane il Parlamento europeo aveva già votato per abbassare le soglie che attivano i controlli sugli agricoltori in caso di danni da importazioni.

L’atmosfera a Bruxelles si è fatta tesa: in alcune zone la polizia ha usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere manifestanti che, in alcuni momenti, hanno lanciato pietre, patate e uova in segno di ribellione. Anche giornalisti sul posto sono stati occasionalmente colpiti dalla violenza della protesta.

Le divisioni interne all’UE e il peso politico del contenzioso

Il ritardo dell’accordo non è solo opera della base agricola. Anche tra i governi europei emergono profonde divisioni. Francia e Italia hanno espresso perplessità sulla firma senza ulteriori garanzie per i produttori europei, soprattutto sul fronte dei controlli sanitari, dei criteri ambientali e dell’adeguatezza delle clausole di salvaguardia. Il governo italiano, pur non opponendosi in blocco all’accordo, ha chiesto più tempo per negoziare condizioni più favorevoli per gli agricoltori nazionali.

Parigi ha sospeso la sua approvazione in attesa di maggiori tutele, mentre altri Stati membri come Germania e Spagna hanno esortato a finalizzare il testo, sostenendo che l’accordo è cruciale per il ruolo dell’UE nel commercio globale e per contrastare politiche protezionistiche di altre potenze economiche.

Questa spaccatura ha reso possibile lo slittamento della firma ufficiale, inizialmente previsto entro dicembre: ora si parla apertamente di gennaio o addirittura di ripensamenti sostanziali dopo la pausa natalizia. Intanto, i leader di Brasile e altri Paesi Mercosur hanno fatto pressioni per mantenere i tempi, con avvertimenti che un ulteriore ritardo potrebbe portare alla fine dei negoziati sotto l’attuale governo brasiliano.

La protesta dei trattori 

Se da un lato agricoltori e associazioni settoriali denunciano rischi economici immediati, dall’altro la protesta rappresenta un fenomeno più profondo: il malessere rurale in un’Europa in transizione. Negli ultimi anni, i contadini europei si sono trovati ad affrontare sfide crescenti legate a costi di produzione, regolamentazioni ambientali più stringenti, concorrenza globale e incertezze sul futuro delle politiche agricole comunitarie. La mobilitazione di Bruxelles, con trattori e fuochi, riflette frustrazioni radicate e la sensazione che le istituzioni europee non ascoltino adeguatamente le loro istanze.

Questo malcontento — visto anche in proteste analoghe in altri Stati membri nell’ultimo anno — dimostra quanto sia difficile armonizzare politiche agricola, commerciale e ambientale su scala continentale, in un contesto dove la globalizzazione e la sovranità locale spesso entrano in conflitto.

Un equilibrio quasi impossibile

Dietro le barricate di Bruxelles si intrecciano due visioni dell’Europa: quella di una grande potenza commerciale pronta a dissolvere barriere e a cogliere opportunità globali, e quella di una comunità di Stati e cittadini la cui realtà quotidiana rischia di essere travolta da scelte macroeconomiche. Questo dualismo non è nuovo: l’accordo Mercosur è stato trattato per oltre due decenni, e già in passato manifestazioni e mobilitazioni avevano segnato tappe della trattativa. 

I fautori dell’intesa sostengono che, pur con salvaguardie e controlli più forti, l’accordo rappresenta un’opportunità strategica per l’Europa, in particolare di fronte a contesti geopolitici incerti e a blocchi commerciali concorrenti su scala globale. Sostenere l’accesso a nuovi mercati, dicono, non deve contraddire un sostegno robusto alle filiere locali: è questo il nodo che Bruxelles dovrà sciogliere nei prossimi giorni.

Una settimana decisiva per il Mercosur

Con il Consiglio europeo in corso e la firma slittata, Bruxelles si trova in una settimana decisiva. Le urla dei trattori, i blocchi stradali e la rabbia di migliaia di agricoltori non sono solo rumore di fondo, ma un elemento concreto della discussione politica sull’accordo Mercosur. Quanto peso avranno queste proteste nel processo decisionale? Saranno sufficienti nuovi compromessi per arrivare a un testo condiviso, o il trattato più ambizioso dell’UE resterà sospeso ancora più a lungo?

La risposta — attesa nelle prossime settimane — potrebbe ridefinire non solo il commercio con il Sud America, ma il ruolo dell’Unione europea come soggetto globale e garante delle sue produzioni interne.

21 Dicembre 2025
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