🌐 La Russia prepara l’attacco ai Paesi Baltici nel 2027
L’allarme di un possibile Russia attacco ai Paesi Baltici nel 2027 lanciato da vertici dei servizi segreti ucraini e rilanciato da intelligence occidentali riapre il dibattito sulla sicurezza nell’Europa orientale, sul ruolo della NATO e sui piani di Mosca dopo anni di conflitto in Ucraina e crescenti tensioni nell’area baltica.
Un avvertimento che fa tremare l’Europa
La prospettiva di un possibile Russia attacco ai Baltici nel 2027 è diventata nelle ultime ore uno degli argomenti più discussi nei circoli diplomatici e dell’intelligence occidentale. Secondo Kirill Budanov, capo del servizio segreto militare ucraino (GUR), piani originariamente stimati per un attacco remoto nel 2030 sarebbero stati anticipati di diversi anni, con la fine di un conflitto e una nuova ridefinizione delle strategie russe come possibile trampolino di lancio per operazioni verso i tre Stati baltici — Estonia, Lettonia e Lituania — membri della NATO.
Questa allerta, per quanto fonte di preoccupazione, si inserisce in un quadro di tensioni crescenti che non è mai completamente svanito dalla primavera del 2022, quando la Russia avviò la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina, stravolgendo il panorama di sicurezza europeo.

Perché i Baltici sono nel mirino delle tensioni
📌 I tre Paesi baltici condividono con la Russia confini terrestri o marittimi e rappresentano oggi un avamposto della difesa occidentale a ridosso dell’ex impero sovietico. La loro adesione alla NATO nel 2004 ha trasformato rapidamente la geografia strategica dell’Europa, piazzando direttamente forze dell’Alleanza Atlantica ai confini russi.
Negli ultimi anni le capitali baltiche — così come i partner nordici (ora anche Finlandia e Svezia nel Patto Atlantico) — hanno costantemente espresso allarmi sul rischio di provocazioni militari e grigie “guerre ibride”, che includono cyberattacchi, campagne di disinformazione e incidenti aerei o marittimi.
Queste dinamiche sono confermate anche dalle manovre e violazioni di spazio aereo da parte di aerei militari russi, con conseguenti richieste di consultazioni all’interno dell’Alleanza Atlantica e intensificazione delle pattuglie di intercettazione.
Il ruolo dell’intelligence e la questione del 2027
L’allarme specifico su un possibile attacco nel 2027 proviene da analisi di servizi segreti, sia ucraine sia occidentali, e sembra riflettere una revisione delle ipotesi strategiche russe nel contesto post-guerra in Ucraina. Secondo queste fonti, Mosca sarebbe orientata non solo a consolidare i guadagni territoriali ottenuti finora, ma anche a rimodellare la sua sfera d’influenza verso ovest.
A supporto di questa tesi vi sono anche dichiarazioni di analisti europei che indicano come il presidente russo Vladimir Putin possa essere motivato a testare la risolutezza della NATO e dei suoi membri sul fianco orientale, incluso l’eventuale impiego di misure ibride e convenzionali contro gli Stati baltici.
Eventi recenti e tensioni non risolte
Oltre alle previsioni strategiche, la realtà degli ultimi mesi mostra un aumento delle attività provocatorie nella regione del Baltico. Incidenti come la violazione non autorizzata dello spazio aereo di membri NATO e incursioni di droni o velivoli sono ormai regolari e fungono da indicatori della volatilità del contesto di sicurezza.
Parallelamente, alcune intelligence europee e nordamericane hanno registrato l’uso di tattiche di sabotaggio e pressioni infrastrutturali nelle nazioni dell’Unione Europea, interpretate come parte di una più ampia strategia di Mosca di destabilizzazione dell’area.
Il “Narva scenario”: eredità strategica di un conflitto ipotetico
Già prima delle attuali allerta sulla data del 2027, teorici strategici e analisti militari avevano elaborato scenari ipotetici di un possibile conflitto russo-occidentale con un attacco ai Paesi baltici, noto come “Narva scenario”. Il riferimento prende il nome dalla città di confine estone di Narva e descrive come si potrebbe inaugurare un conflitto diretto con la NATO, usando tattiche ibride e forze convenzionali.
Questi esercizi mentali – pur non costituendo piani operativi – servono proprio a valutare la reazione dell’Alleanza e a evidenziare le criticità di una difesa collettiva in caso di aggressione. La loro esistenza testimonia come la sicurezza dei Paesi baltici sia stata da tempo centrale nei calcoli strategici di NATO e di Russia, sebbene un reale conflitto diretto resti considerato come estrema eventualità.
Le contromisure dei baltici e della NATO
In risposta alla percezione di minaccia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno rafforzato i loro bilanci difensivi e collaborato con i partner della NATO per costruire strutture più robuste lungo i loro confini. Questi sforzi includono investimenti significativi in equipaggiamenti moderni, l’introduzione o l’espansione del servizio militare nazionale e piani di difesa territoriale.
Inoltre, esercitazioni congiunte e la presenza di forze alleate sul fianco orientale sono stati intensificati per favorire interoperabilità e dimostrare solidarietà.
Da un lato, le capitali baltiche e numerosi analisti occidentali vedono in un possibile attacco russo nel 2027 uno scenario concreto, sebbene altamente rischioso e dalle conseguenze globali. Dall’altro, il Cremlino continua a negare piani offensivi contro membri della NATO, pur denunciando l’espansione dell’Alleanza come minaccia diretta alla sua sicurezza nazionale.
Queste narrative divergenti riflettono non solo una guerra di percezione geopolitica, ma anche le difficoltà di valutare con precisione le intenzioni strategiche di Mosca in un contesto di guerra in Ucraina, pressioni economiche e trasformazioni interne al governo russo.
L’Europa tra deterrenza e dialogo
La prospettiva di un conflitto nella regione baltica entro il 2027 non è accolta con fatalismo dai leader europei: al contrario, è usata come monito per rafforzare la deterrenza, incrementare l’assistenza militare ai partner dell’Est e intensificare le misure diplomatiche con la Russia per evitare un’escalation incontrollata.
La questione di come combinare dialogo e fermezza rimane al centro delle discussioni tra Washington, Bruxelles e i membri dell’UE, mentre la consapevolezza della fragile pace europea diventa un tema sempre più urgente.
Mentre l’allarme per un possibile Russia attacco ai Baltici nel 2027 scuote le cancellerie, gli analisti avvertono che tali proiezioni devono essere trattate con cautela. Si tratta di valutazioni basate su informazioni di intelligence, trend storici e modelli geopolitici; non di piani militari confermati.
Tuttavia, il fatto che queste ipotesi siano prese sul serio e discusse pubblicamente indica quanto le ferite della guerra in Ucraina e l’equilibrio di potere in Europa orientale siano oggi al centro dell’agenda globale di sicurezza.
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