🌐 Piano UE su investimenti alloggi e affitti brevi
La nuova strategia europea su investimenti alloggi e gestione degli affitti brevi intende contrastare i costi proibitivi di case e affitti in tutta l’Unione, con un mix di incentivi, norme e misure strutturali senza precedenti.
📌 La Commissione europea ha presentato il suo primo grande progetto coordinato per affrontare una delle più gravi crisi sociali dell’Europa contemporanea: la difficoltà crescente per milioni di cittadini di trovare una casa a prezzi accessibili. Il “Piano UE investimenti alloggi e affitti brevi” rappresenta un passo significativo nella strategia di Bruxelles per aumentare l’offerta di abitazioni a prezzi accessibili, stimolare investimenti nel settore edilizio e regolamentare il fenomeno degli affitti brevi, diventato negli ultimi anni elemento di forte pressione sui mercati immobiliari urbani.

Da decenni il tema “casa” è considerato una competenza prevalentemente nazionale e locale, ma la crescita esponenziale dei prezzi, la carenza di nuove costruzioni e la speculazione immobiliare stanno mettendo sotto stress interi sistemi sociali ed economici. In molti Paesi membri, soprattutto nelle grandi città, affitti e prezzi degli alloggi sono aumentati a ritmi insostenibili, rendendo difficile per giovani, lavoratori dipendenti e famiglie trovare una sistemazione dignitosa vicino ai principali centri di lavoro e studio.
Il nuovo piano europeo non è un semplice pacchetto di incentivi, ma una combinazione di strumenti finanziari, riforme normative e misure di regolazione per contrastare la crisi strutturale del mercato dell’abitare.
Crisi planetaria con radici europee
Negli ultimi anni in tutta Europa si è assistito a incrementi record nei prezzi delle case e negli affitti. Caseforme storiche e bolle regionali hanno visto incrementi del valore degli immobili medi anche superiori al 60% rispetto agli inizi del decennio, mentre la crescita degli affitti ha superato abbondantemente la capacità di spesa di molte fasce sociali. Le città più colpite sono quelle con forte appeal turistico ed economico, dove i giovani e i lavoratori sono spesso costretti a vivere sempre più lontano dai centri urbani dove lavorano o studiano.
Un ulteriore fattore di pressione del mercato immobiliare è rappresentato dalla proliferazione degli affitti brevi, di solito gestiti tramite piattaforme digitali internazionali. Locali che una volta erano destinati alla residenza permanente vengono trasformati in strutture per soggiorni di pochi giorni o settimane, sottraendo disponibilità alla domanda abitativa. Questa trasformazione è stata particolarmente evidente nelle città turistiche come Barcellona, Lisbona e molte italiane nel centro storico, dove alcuni quartieri registrano un’alta saturazione di alloggi turistici a discapito di sistemi abitativi stabili.
La crisi abitativa ha conseguenze anche economiche e sociali più ampie: la difficoltà di trovare una casa a prezzi accessibili limita la mobilità lavorativa, rallenta la formazione di nuove famiglie e mette sotto pressione le capacità di bilancio delle famiglie europee. In alcune zone, la percentuale di reddito dedicata all’affitto o al mutuo supera livelli considerati sostenibili, con impatti diretti sulla povertà e sulla coesione sociale.
Le quattro grandi direttrici del Piano UE
La strategia della Commissione si sviluppa su quattro direttrici principali:
Aumentare l’offerta di alloggi a prezzi accessibili
Bruxelles intende stimolare la costruzione di nuove abitazioni e la riqualificazione di quelle esistenti. Attraverso la revisione delle regole sugli aiuti di Stato, gli Stati membri riceveranno più flessibilità per sostenere investimenti nel social housing e nell’edilizia residenziale pubblica, come pure per incentivare privati e imprese a partecipare a progetti di housing sostenibile.
In parallelo, la Commissione e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e altri soggetti finanziari europei stanno rafforzando la dotazione finanziaria per la casa: l’EIB Group ha già annunciato il raddoppio dei finanziamenti dedicati all’abitazione sostenibile per raggiungere i 6 miliardi di euro nel 2026, con programmi dedicati all’innovazione edilizia, alla riqualificazione energetica e alla costruzione di nuovi complessi.
Affitti brevi: strumenti per recuperare abitazioni
Un elemento di grande novità riguarda la prossima proposta legislativa sugli affitti brevi, attesa entro il 2026, con l’obiettivo di regolare e non necessariamente vietare del tutto queste forme di locazione. Si prevede uno schema di regole comuni per l’intero mercato europeo, pur mantenendo la responsabilità principalmente ai livelli locali. Norme come l’obbligo di registrazione degli host, la condivisione dei dati sulle transazioni e limiti di notti affittabili annualmente nelle zone ad alta pressione abitativa dovrebbero aiutare a contenere la sottrazione di case stabili a favore del turismo.
Questa scelta non è priva di critiche: mentre alcuni sostengono che gli affitti brevi sostengano l’economia turistica, altri ritengono che la priorità debba essere il diritto alla casa, e che tali regolamentazioni debbano essere più stringenti per liberare alloggi per la domanda residenziale stabile.
Sburocratizzazione e innovazione costruttiva
La Commissione ha identificato che parte della crisi derivi da una burocrazia troppo lenta e da costi di costruzione elevati. Il piano include misure per semplificare i permessi di costruzione, incentivare tecnologie di edilizia industrializzata e prefabbricata, e spingere per un’edilizia più efficiente dal punto di vista energetico. Ciò può ridurre i tempi e i costi per le costruzioni, rendendo più rapido l’inserimento di nuove unità abitative nel mercato.
Tutela dei più vulnerabili
Il piano non si limita alle nuove costruzioni, ma prevede anche strumenti per proteggere chi è più esposto al rischio abitativo: giovani, studenti, anziani, famiglie a basso reddito e lavoratori precari. Tra le misure discusse ci sono strumenti finanziari specifici, sostegni per l’accesso al primo alloggio e incentivi per programmi abitativi che integrano servizi sociali e comunitari.
La presentazione del piano ha suscitato reazioni molto varie tra gli attori politici e sociali europei.
Da una parte, partiti di centro‑sinistra e gruppi sociali lo hanno accolto come un punto di svolta, sottolineando che per troppo tempo la politica europea ha ignorato l’ambiente abitativo e la crescita di disuguaglianze legate alla casa. Alcuni sindaci di grandi città europee, che da tempo denunciano la pressione degli affitti e dei prezzi elevati, hanno definito il piano una base solida per combattere l’emergenza locale e restituire equilibrio alle comunità urbane.
Dall’altra, critici di sinistra e ambientalisti sostengono che alcune misure, pur utili, non affrontano le cause strutturali della crisi: la finanziarizzazione del mercato immobiliare, la speculazione e il fatto che molti alloggi siano trattati più come asset finanziari che come beni primari per la vita delle persone. Queste obiezioni sottolineano la necessità di politiche più incisive e vincolanti rispetto alla mera incentivazione.
Radici storiche e il contesto europeo
Il Piano UE investimenti alloggi e affitti brevi non nasce dal nulla. Negli ultimi anni l’Europa ha visto numerose iniziative che hanno tentato di affrontare problemi abitativi, come programmi di garanzia per investimenti nel social housing o piani di cooperazione con banche pubbliche e istituzioni multilaterali. Tuttavia, la scala e la complessità della nuova strategia rappresentano un salto di qualità: per la prima volta Bruxelles cerca di mettere insieme investimenti, regole sull’offerta, norme sugli affitti brevi e protezione sociale in un quadro coerente.
Un equilibrio difficile
In un continente dove ogni Paese e ogni città ha situazioni abitative diverse, trovare una strategia condivisa è una sfida enorme. In alcune capitali i prezzi delle case sono diventati proibitivi, spingendo giovani e famiglie a spostarsi o a rinunciare alla mobilità professionale. In altri contesti la carenza di nuove costruzioni e l’invecchiamento del parco abitativo aggravano l’emergenza. Il piano europeo prova a rispondere a queste esigenze con strumenti flessibili e adattabili, pur mantenendo un nucleo comune: la casa non deve essere un lusso, ma un diritto accessibile a tutti.
La Commissione ha annunciato che il lavoro non si fermerà qui: ulteriori proposte legislative su affitti brevi e strumenti finanziari saranno presentate entro il 2026, e l’efficacia delle misure sarà monitorata per adattare il piano alle esigenze reali dei cittadini. Il dialogo con enti locali, istituzioni finanziarie e società civile sarà fondamentale per trasformare questa ambizione in realtà concreta.
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