🌐 Influenza e infezioni respiratorie salgono ancora in Italia
La stagione dell’influenza e delle infezioni respiratorie acute accelera con una crescita dei casi progressiva e significativa: secondo i dati più recenti della sorveglianza epidemiologica, nella settimana dall’1 al 7 dicembre l’incidenza delle infezioni respiratorie acute in Italia ha raggiunto 12,4 casi per 1.000 assistiti, con circa 695mila nuovi malati stimati, quasi 100mila in più rispetto alla settimana precedente.
La fascia più colpita continua a essere quella dei bambini sotto i quattro anni, con circa 38 casi ogni 1.000 assistiti. L’andamento, confermato dall’Istituto Superiore di Sanità tramite il sistema RespiVirNet, riflette una stagione influenzale iniziata in anticipo, in linea con le previsioni epidemiologiche ma con intensità in aumento nelle ultime settimane.
📌 Il rapido incremento dei casi – che include una quota crescente di infezioni influenzali insieme ad altri virus respiratori come rhinovirus e adenovirus – richiama l’attenzione sulle dinamiche di diffusione stagionale, sulle risposte sanitarie necessarie e sui comportamenti individuali volti a mitigare la trasmissione. Questo aumento conferma un andamento che non riguarda solo l’Italia, ma si sta manifestando con intensità importante anche in altre parti d’Europa e nel Regno Unito, dove la combinazione di una stagione influenzale precoce e di varianti virali più aggressive ha messo sotto pressione i servizi sanitari.
La stagione influenzale anticipata
🔎 La sorveglianza delle infezioni respiratorie acute (ARI) e delle sindromi simil-influenzali (ILI) indica un aumento sostenuto dell’attività virale nel tessuto sociale. Nel rapporto più recente, i dati mostrano non solo un picco di casi, ma anche una diffusione su un numero elevato di Regioni, con Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Sardegna tra quelle più colpite. Questi trend si collocano in una stagione influenzale che ha mostrato una curva di crescita anticipata rispetto agli anni precedenti, con i primi segnali di circolazione dei virus già a ottobre e novembre.
Le classificazioni dei casi di ARI includono sintomi respiratori acuti come tosse, mal di gola e difficoltà respiratorie; le statistiche mostrano come una quota significativa di queste infezioni sia riconducibile a virus influenzali, con predominanza del tipo H3N2 tra le forme virali circolanti. I restanti casi sono spesso collegati ad altri agenti virali stagionali come i rhinovirus, i virus parainfluenzali e altri patogeni respiratori meno specifici ma altrettanto diffusi.
Confronto con stagioni precedenti e contesto europeo
Il fenomeno di un picco anticipato di influenza non è del tutto nuovo: già nei mesi scorsi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva segnalato come la stagione influenzale 2025-26 fosse iniziata alcune settimane prima del normale, con aumenti significativi dei casi in vari Paesi europei. In Gran Bretagna, per esempio, il sistema sanitario nazionale ha registrato un’impennata dei ricoveri per influenza, determinando una pressione straordinaria sugli ospedali e richiamando l’attenzione pubblica sulla gravità dell’epidemia stagionale.
Anche in Spagna province come Malaga hanno segnalato incrementi considerevoli nei tassi di infezioni respiratorie acute, con rapporti che evidenziano aumenti percentuali a doppia cifra in tempi molto brevi. Questo pattern europeo si riflette in un contesto di diffusione più ampia, dove la mobilità sociale, i contatti internazionali e condizioni climatiche stagionali contribuiscono a modulare la velocità di trasmissione dei virus respiratori. Sur in English
Virus, anticorpi e comportamento sociale
Gli esperti spiegano che una combinazione di fattori biologici e sociali sta contribuendo all’aumento dell’incidenza influenzale e delle infezioni respiratorie:
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Varianti virali a maggiore trasmissibilità: in questa stagione influenzale, alcune sottolinee di virus influenzali mostrano mutazioni che favoriscono la diffusione più semplice tra individui, soprattutto in ambienti chiusi e durante eventi sociali tipici della stagione invernale.
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Anticorpi stagionali ridotti: dopo anni di misure di controllo della pandemia da COVID-19, come distanziamento e mascherine, la popolazione può presentare livelli di immunità meno elevati alle influenze stagionali, favorendo la circolazione virale più ampia e rapida.
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Comportamenti sociali invernali: l’aumento dei contatti indoor nelle settimane più fredde, insieme alla riapertura di scuole e luoghi di socializzazione, facilita la trasmissione dei virus respiratori.
Questi elementi, uniti a specifiche condizioni locali, determinano quindi un quadro dinamico in cui l’incidenza delle infezioni respiratorie acute può variare di settimana in settimana ma segue una traiettoria di crescita prevedibile, sebbene ancora difficile da modellare con precisione.
Impatti su scuole e servizi sanitari
Una conseguenza tangibile dell’aumento dell’incidenza riguarda le scuole e il mondo educativo: molte classi registrano tassi di assenza superiori alla media stagionale, con centinaia di bambini costretti a restare a casa per sintomi influenzali o respiratori. Questo fenomeno aggrava ulteriormente il carico sui genitori e sui servizi di assistenza primaria, che devono far fronte all’aumento delle richieste di consultazione e certificazione medica.
Dal lato sanitario, l’incremento dei casi ha ricadute anche sui servizi di pronto soccorso e sulle strutture ospedaliere, dove affluiscono pazienti con sintomi respiratori acuti, anziani fragili e persone con condizioni preesistenti. Sebbene le autorità italiane mantengano che i dati siano “in linea con l’andamento atteso” per il periodo, c’è una crescente attenzione sulla necessità di monitorare eventuali segnali di saturazione dei servizi sanitari locali.

Vaccinazioni e prevenzione
Nel clima di allerta stagionale, la vaccinazione antinfluenzale resta uno strumento fondamentale per ridurre gradi di malattia, complicanze e carichi ospedalieri. Le autorità sanitarie ribadiscono che è ancora possibile vaccinarsi e che il vaccino, pur non essendo perfetto contro ogni variante virale, riduce significativamente il rischio di forme gravi.
Oltre alla vaccinazione, le misure di prevenzione individuale raccomandate includono:
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Lavaggio frequente delle mani
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Etiquette respiratoria, come tossire nel gomito o usare fazzoletti monouso
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Evitare luoghi affollati con sintomi in corso
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Rimanere a casa in caso di malattia per limitare la diffusione
Queste buone pratiche, insieme a una copertura vaccinale adeguata soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione (anziani, bambini piccoli e persone con patologie croniche), costituiscono le armi principali nella lotta contro l’influenza e le infezioni respiratorie stagionali.
Influenza e picchi stagionali
Le stagioni influenzali sono note per le loro variazioni annuali: alcuni anni presentano picchi molto marcati, altri più attenuati, influenzati da fattori immunitari e virali complessi. Negli ultimi anni, la pandemia di COVID-19 ha alterato i modelli di diffusione dei virus respiratori, creando sequenze di stagioni più imprevedibili e talvolta più intense. La stagione 2025-26, con un anticipo nelle prime ondate di casi e un aumento costante dell’incidenza nel mese di dicembre, sembra inserirsi in questo contesto di transizione, dove la prevenzione e la sorveglianza rimangono elementi chiave per affrontare con successo il periodo più freddo dell’anno.
La crescita dell’incidenza delle infezioni respiratorie e dell’influenza nella stagione attuale conferma che la minaccia dei virus stagionali continua a essere reale e dinamica. Con quasi 700mila nuovi casi in una sola settimana in Italia, insieme a segnali simili in altri paesi europei, è chiaro che la stagione influenzale 2025-26 sta raggiungendo livelli di attività rilevanti, mettendo alla prova la resilienza dei sistemi sanitari e sollecitando la cittadinanza a comportamenti responsabili di salute pubblica.
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