🌐 Trump e Ucraina, accordo di pace possibile con assistenza a Kiev
L’ incontro multilaterale potrebbe avere segnato una svolta nel quasi quattro anni di guerra tra Ucraina e Russia, il presidente statunitense Donald Trump ha rilanciato l’idea di un accordo di pace che includa assistenza a Kiev come parte di un quadro di sicurezza più ampio. In un’escalation di dichiarazioni, Trump ha espresso fiducia nella possibilità di giungere a un’intesa, affermando che gli Stati Uniti sarebbero pronti a offrire sostegno militare e di sicurezza all’Ucraina nel contesto di un accordo negoziato con Mosca.
La notizia ha riacceso il dibattito sulla nuova politica estera americana e sul ruolo degli Stati Uniti nel conflitto europeo più grave dalla Seconda guerra mondiale.
Le dichiarazioni arrivano nel mezzo di dinamiche diplomatiche complesse: da un lato c’è la volontà di Trump di portare Kiev e Mosca attorno a un tavolo; dall’altro, l’Ucraina, mentre resta sotto intensi attacchi russi, afferma che qualsiasi compromesso territoriale dovrà passare attraverso consultazioni popolari e non può essere imposto dall’esterno.

Le parole di Trump
Trump ha sottolineato che gli Stati Uniti sono pronti a contribuire all’assistenza ucraina come parte di un accordo di sicurezza per porre fine al conflitto con la Russia, descrivendo tale assistenza come “un fattore necessario” per un’equa soluzione negoziata. Il presidente ha anche accennato a un incontro programmato, indicando che esistono “buone chance” per raggiungere un’intesa. Questa posizione segnala un cambio di tono rispetto a fasi precedenti dell’amministrazione, in cui la fornitura di aiuti militari era stata oggetto di pause o condizionalità per spingere Kiev a sedersi al tavolo dei negoziati.
L’offerta di assistenza si inserisce in un contesto internazionale teso: la guerra continua a infuriare sul terreno, con offensive russe che mettono sotto pressione le difese ucraine lungo diverse direttrici, mentre i negoziati diplomatici si intrecciano agli sforzi bellici. Gli Stati Uniti, che in passato avevano imposto condizioni all’erogazione degli aiuti per forzare Kiev verso il dialogo, sembrano ora voler utilizzare il sostegno come strumento di leva per un accordo di pace.
Le reazioni di Kiev e le condizioni ucraine
Se da una parte Trump parla di assistenza e di buone prospettive per un accordo, dall’altra il governo ucraino ha mostrato consapevolezza cauta. Il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito che qualsiasi compromesso su territori contesi – e in particolare sulla regione del Donbas – deve essere deciso dal popolo ucraino attraverso consultazioni popolari o referendum, respingendo l’idea di cessioni unilaterali imposte da terzi.
Questa posizione è stata ribadita anche in incontri bilaterali con leader europei, dove Zelensky ha evidenziato che i negoziati devono includere garanzie di sicurezza concrete e non solo un accordo formale. La resistenza ucraina ai piani che contemplano concessioni territoriali riflette un profondo senso di sovranità nazionale e un timore diffuso che la pace forzata possa tradursi in una resa strategica a Mosca.

Le tensioni attuali non sorgono dal nulla. Le trattative tra Washington, Kiev e Mosca hanno attraversato alti e bassi per tutto il 2025, con fasi in cui gli Stati Uniti avevano sospeso o condizionato l’assistenza militare per ottenere progressi diplomatici, provocando forte apprensione a Kiev. In altri momenti, proposte di accordi, come l’uso di risorse naturali ucraine come contropartita o piani basati su una nuova struttura di sicurezza regionale, avevano suscitato critiche e divisioni.
Un evento chiave di questo percorso è stato il vertice internazionale di Londra del marzo 2025, voluto per elaborare un piano di pace multilaterale che coinvolgesse non solo Stati Uniti e Ucraina, ma anche paesi europei, con l’obiettivo di creare un quadro negoziale condiviso. Tuttavia, l’incontro non produsse soluzioni definitive e rimase segnato dalla difficoltà di conciliare gli interessi occidentali con le richieste di entrambe le parti in conflitto.
Il ruolo degli alleati europei
I leader europei, pur sostenendo fermamente l’Ucraina, hanno mostrato atteggiamenti differenziati rispetto alle proposte di Trump. In un recente summit a Londra, Zelensky ha incontrato il primo ministro britannico, il presidente francese e il cancelliere tedesco per discutere la riformulazione del piano di pace statunitense e trovare un fronte comune da presentare nelle trattative. Mentre gli europei si sono accordati per sostenere la sovranità ucraina e opporsi a concessioni territoriali forzate, hanno anche mostrato apertura a garantire aiuti e iniziative multilaterali di assistenza economica e di sicurezza.
A complicare il quadro è la proposta di creare una zona economica libera in Donbas oppure di congelare temporaneamente la linea del fronte, idee che sono oggetto di discussione e resistenza da parte di Kiev, timorosa che tali formule possano legittimare l’occupazione russa.
Scetticismo e diplomazia parallela
Nonostante le dichiarazioni di Trump, l’atmosfera diplomatica è permeata di scetticismo e pressioni incrociate. Il presidente americano ha recentemente espresso frustrazione per l’andamento delle consultazioni che non producono risultati concreti, sottolineando la necessità di progressi tangibili piuttosto che riunioni senza esiti.
Nel contempo, emergono rapporti di contatti segreti tra negoziatori ucraini e membri di agenzie statunitensi, creando incertezze sulle reali intenzioni e sugli obiettivi di alcune delle trattative in corso. Tali sviluppi hanno generato preoccupazioni diplomatiche nei circoli occidentali, con timori che le questioni interne ucraine, incluse indagini su corruzione, possano interferire con il processo di pace.
L’urgenza di una soluzione
Sul terreno, la guerra continua senza sosta: i combattimenti nelle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina dimostrano che, nonostante il dialogo diplomatico, il conflitto resta brutale e sanguinoso. Il rallentamento delle offensive o le pause tattiche non si traducono in cessate il fuoco stabili, e la resistenza ucraina è alimentata da un forte sostegno sociale e istituzionale alla difesa della sovranità nazionale.
La tensione tra la necessità di pace duratura e la resistenza territoriale rappresenta il cuore delle difficoltà che circondano l’accordo in discussione. Kiev cerca garanzie di sicurezza che vadano ben oltre un semplice documento e che comprendano impegni reali di difesa e cooperazione con partner occidentali.

L’annuncio di Trump di essere pronto ad assistere Kiev all’interno di un accordo di pace rappresenta un momento di possibile svolta, ma rimane avvolto da dubbi e resistenze. Da un lato c’è la volontà americana di imprimere un’accelerazione diplomatica; dall’altro c’è la ferma determinazione ucraina a non rinunciare a territori contesi senza un chiaro mandato popolare.
La strada verso la pace appare ancora lunga e complessa: richiede non solo la volontà politica di Washington e di Kiev, ma anche l’appoggio convinto degli alleati europei e una strategia coordinata per affrontare le conseguenze economiche, di sicurezza e umanitarie di un conflitto che ha già causato enormi devastazioni.
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