10:03 am, 16 Dicembre 25 calendario

🌐 “Risolto il 90% delle questioni tra Mosca e Kiev”

Di: Redazione Metrotoday
condividi
Pace tra Ucraina e Russia e il giallo dei garanti di sicurezza NATO

Nel cuore di Berlino, ai vertici diplomatici di dicembre,Washington annuncia che è stato “risolto il 90% delle questioni tra Mosca e Kiev” nel percorso di pace tra Ucraina e Russia, al centro di una proposta che promette garanzie di sicurezza simili all’Articolo 5 della NATO e una forza multinazionale per stabilizzare la regione.

📌  Parlare di pace dopo più di tre anni di guerra non è mai stato così vicino, eppure così incerto. Negli ultimi due giorni la scena internazionale si è spostata nel cuore dell’Europa: nella capitale tedesca si sono intrecciati summit, colloqui e tavoli bilaterali tra Stati Uniti, Ucraina, Unione Europea e alleati della NATO, con un filo rosso che unisce gli sforzi diplomatici e i progressi verso la fine del conflitto. La Casa Bianca ha espresso una dichiarazione destinata a rimanere nella storia: «Abbiamo risolto il 90% delle questioni tra Mosca e Kiev» nel percorso di negoziato per porre fine alla guerra.

Tuttavia, è proprio quel restante 10% di dossier aperti — territorio del Donbass e status di regioni strategiche come Zaporizhzhia — che rischia di far saltare l’equilibrio fragile di un accordo che nessuna delle parti vuole ufficialmente perdere.

https://img.lemde.fr/2025/12/14/0/0/5928/3892/664/0/75/0/1d65294_ftp-1-nos5je7vzxub-5679132-01-06.jpg

Il «90% risolto»

Dietro le cifre e le dichiarazioni trionfalistiche, il quadro è complesso. L’amministrazione statunitense, guidata dal presidente Donald Trump, ha annunciato che la maggior parte degli aspetti negoziali è stata definita: garanzie di sicurezza per l’Ucraina, meccanismi di monitoraggio per un possibile cessate il fuoco, dialogo istituzionale e pacchetto di assistenza economica e ricostruzione.

Queste garanzie di sicurezza sono pensate per essere “simili all’Articolo 5 della NATO”, un impegno formale di difesa collettiva che però non implica automaticamente l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica. È un compromesso politico importante: Kyiv ha manifestato la sua disponibilità a rinunciare alla piena adesione alla NATO in cambio di una protezione giuridicamente vincolante offerta da Stati Uniti, UE e partner.

La sfida più spinosa riguarda la parte territoriale dell’accordo. Mosca vuole che l’Ucraina accetti l’effettiva sovranità russa su alcune aree occupate, in primis nel Donbass e altre zone contese; Zelenskyy ha dichiarato che nessuna forma di controllo russo sul Donbas sarà accettata né de jure né de facto.

La maratona diplomatica di Berlino

La capitale tedesca è diventata il teatro politico degli ultimi sviluppi: leader europei, funzionari statunitensi e rappresentanti ucraini si sono incontrati per due giorni di trattative dense, seguite da cene e colloqui bilaterali. Il cancelliere tedesco ha richiamato l’urgenza di fermare il fuoco prima delle festività natalizie, mentre l’Europa si è detta pronta a contribuire con una forza multinazionale di sicurezza da dispiegare in Ucraina.

La presenza dei vertici dell’UE ha avuto un doppio effetto: da una parte ha rafforzato il fronte occidentale unito attorno all’iniziativa statunitense; dall’altra ha evidenziato le differenze di vedute interne all’Unione su sanzioni, asset congelati e misure di ricostruzione.

Garanzie di sicurezza: un nuovo sistema o un vecchio schema?

Il nodo centrale dell’accordo — dopo quello territoriale — sono le garanzie di sicurezza. I funzionari americani e europei intendono stabilire un quadro di protezione che va oltre l’assistenza militare tradizionale e introduce un impegno multilaterale formale: monitoraggio, presidi di difesa conjuntos e potenziali clausole di intervento in caso di aggressione.

Questa impostazione nasce dalle constatazioni storiche che il precedente trattato di Budapest — che nel 1994 aveva garantito l’integrità territoriale ucraina in cambio della rinuncia alle armi nucleari — non ha impedito l’invasione. La nuova proposta ricalca la logica di difesa collettiva, pur restando al di fuori del trattato NATO formale.

https://i.guim.co.uk/img/media/e8caffc46a39f7254b752d61e5283b86a1c8c976/446_0_5000_4000/master/5000.jpg?auto=format&fit=max&quality=85&s=dba53645f4f2239fbbc474ad6bb48de0&width=1200

Un lungo negoziato

Il tentativo di porre fine alla guerra non è nato ieri. Fin dai primi mesi del conflitto nel 2022, vari tentativi di mediazione internazionale avevano cercato una via d’uscita. Alcuni passaggi storici includono i negoziati diretti tra Kiev e Mosca nel 2025 che portarono soltanto a scambi di prigionieri e a brevi cessate il fuoco temporanei, senza progressi sostanziali su accordi più ampi.

Nel corso dell’anno, la diplomazia ha oscillato tra momenti di intensa attività — come le discussioni a Gedda o in sedi europee — e periodi di stallo, spesso correlati alle decisioni politiche interne degli Stati coinvolti, in particolare negli Stati Uniti e in Russia.

Le ombre dietro la luce dei progressi

Nonostante i passi avanti, molte ombre restano. La posizione russa appare incerta: Mosca chiede concessioni territoriali rilevanti e una clausola che escluda per sempre l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, misura che per molti europei è un prezzo politico molto alto da pagare.

Dall’altro lato, l’Ucraina è costretta a bilanciare la necessità di pace con la determinazione a non cedere su territori che considerano parte integrante del proprio Stato. Il presidente Zelenskyy ha ripetuto nelle ultime ore che ogni compromesso deve garantire l’integrità territoriale e la sovranità nazionale.

I prossimi giorni saranno decisivi. Al di là delle dichiarazioni di Berlino, i leader mondiali sono consapevoli che senza un accordo duraturo e sostenibile le tensioni potrebbero riaccendersi, con rischio di escalation oltre i confini attuali. 

La diplomazia lavora alacremente, ma la pace, si sa, è un obiettivo che nasce da compromessi ardui e spesso dolorosi.

16 Dicembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA