🌐 Per visitare i siti porno in Italia serve dimostrare di avere almeno 18 anni
Il 12 novembre ha segnato una svolta nella regolamentazione online italiana: è entrato in vigore l’obbligo che lega l’accesso ai siti per adulti al superamento di un sistema di verifica dell’età. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), nello scorso maggio, ha adottato la delibera 96/25/CONS, attuando l’articolo 13-bis del cosiddetto “decreto Caivano”. L’obiettivo dichiarato è proteggere i minori dall’esposizione a contenuti pornografici, ma il meccanismo operativo solleva interrogativi su privacy, efficacia e potenziali aggiramenti.
La normativa e i suoi numeri
📌 Secondo il provvedimento, 48 siti web che diffondono contenuti “adult” devono adeguarsi al nuovo obbligo. Tra questi rientrano alcune piattaforme molto note — come Pornhub, OnlyFans, YouPorn e RedTube — che, fino a oggi, potevano essere visitate con un semplice clic su un’etichetta “18+”. Ora non basta più la dichiarazione di essere maggiorenne: serve una vera e propria “prova dell’età”, ottenuta tramite soggetti indipendenti, tecnologie di identificazione e certificazione digitale.
Il regolamento stabilisce che l’identificazione e l’autenticazione siano due passaggi distinti, e che il processo rispetti il cosiddetto “doppio anonimato”: il fornitore del sistema di verifica non potrà sapere a quale sito l’utente vuole accedere, mentre il sito per adulti non avrà accesso ai dati identificativi personali dell’utente certificato.
Per garantire questi principi, Agcom prevede l’utilizzo di provider terzi “giuridicamente e tecnicamente indipendenti”. Il sistema potrà basarsi su app dedicate per smartphone, su verifica tramite documenti di identità, oppure su riconoscimento facciale.
Privacy in bilico
L’impianto normativo, per quanto ambizioso, ha già sollevato critiche su come bilanciare la tutela dei minori e la riservatezza degli adulti. Secondo l’Autorità, il modello scelto minimizza l’uso dei dati personali, ma alcuni esperti legali e della privacy avvertono che non esistono soluzioni totalmente immuni da rischi.
🔎 I dati raccolti dal fornitore di verifica non devono contenere la destinazione d’uso (cioè quale sito per adulti l’utente sta visitando), ma nella pratica alcune segnalazioni mettono in guardia: siti con configurazioni “referrer” improprie potrebbero, in teoria, permettere al provider di verificare il sito da cui proviene la richiesta.
In più, i meccanismi più avanzati — come il riconoscimento biometrico — richiedono la scansione di un documento o un volto tramite webcam. Sebbene l’utente non debba condividere i dati identificativi con il sito per adulti, il rischio di fuga o abuso di dati persiste, soprattutto se i provider non sono completamente impermeabili a incidenti tecnici o attacchi informatici.
In Italia, l’implementazione di questi sistemi è appena all’inizio: è atteso entro fine anno un sistema “certificato” dallo Stato, sviluppato da Agcom insieme al Dipartimento per la Trasformazione Digitale, alla Zecca dello Stato e a PagoPA. Questo meccanismo sarà integrato nell’IT‑Wallet nell’app IO a partire dalla primavera del 2026.
Pur con l’entrata in vigore dell’obbligo, non tutti i siti sono già pienamente conformi. Alcune piattaforme con sede fuori dall’Italia, infatti, usufruiscono di una deroga temporale: per loro il termine per adeguarsi è fissato al 1° febbraio 2026, tre mesi dopo la pubblicazione da parte di Agcom della lista ufficiale dei soggetti obbligati.
Secondo alcuni calcoli, solo quattro dei 48 siti inizialmente elencati avevano attivato un sistema reale di verifica già il 12 novembre, il giorno di avvio dell’obbligo. Questa discrepanza alimenta dubbi sull’effettiva capacità dell’autorità di far rispettare il regolamento sin da subito, e sul fatto che molti utenti possano accedere ancora senza controlli stretti.
Il punto di vista dei provider di contenuti
Tra le piattaforme coinvolte, non tutte reagiscono allo stesso modo. Da Pornhub — controllato dal gruppo Aylo — arrivano voci che sottolineano la necessità di tutelare sia i minori che la privacy degli adulti. Il portale ha dichiarato di lavorare con attenzione per rispettare la normativa, sottolineando che i cittadini italiani “meritano una regolamentazione che impedisca l’accesso ai minori ma preservi la riservatezza dei dati sensibili”.
Anche da OnlyFans, nonostante l’obbligo già contenuto in alcune normative straniere, è prevista l’adozione di metodologie di age verification compatibili con le modalità di Agcom.
Le critiche e gli scenari di aggiramento
L’obbligo solleva non solo questioni tecniche, ma anche sociali. Alcuni commentatori rilevano che la verifica dell’età potrebbe essere aggirata con tecniche relativamente semplici: bastano screenshot di foto, selfie con documenti oppure “token digitali” che attestano la maggiore età ma non identità. Secondo le segnalazioni, alcuni utenti si preparano a usare VPN o reti proxy per bypassare il controllo, generando un potenziale mercato parallelo di strumenti “anti-age gate”.
In più, il caso inglese — dove normative analoghe erano già state introdotte — offre un possibile monito: nonostante i sistemi di verifica, secondo alcuni report i minori continuano ad accedere a contenuti non verificati, mentre gli adulti si ritrovano a condividere dati sensibili con soggetti intermediari.
Il consenso pubblico: tra libertà e protezione
Secondo un sondaggio di Demopolis, la misura è sostenuta da una larga parte dell’opinione pubblica italiana: circa il 70% degli intervistati ritiene che l’obbligo di verificare l’età sui siti porno sia una scelta necessaria. Tra le donne il consenso supera l’80%, mentre tra gli uomini è più variabile (58%). Sempre secondo il sondaggio, più di due terzi degli intervistati ritengono che l’educazione sessuale nelle scuole debba essere potenziata, citando il ruolo della pornografia online come “forma primaria di educazione sessuale” per molti adolescenti.
Tuttavia, non mancano voci critiche: chi teme che la misura possa limitare diritti digitali o favorire la raccolta di dati personali, e chi sottolinea che l’educazione e la prevenzione potrebbero essere strumenti più efficaci della verifica tecnica.
La prospettiva europea e il modello “doppio anonimato”
L’Italia non è isolata: altri Paesi europei si stanno muovendo su linee simili. In Francia, ad esempio, già da qualche tempo è attiva una regolamentazione che impone meccanismi di verifica per evitare l’accesso dei minori ai contenuti pornografici. Tuttavia, il modello italiano appare più bilanciato rispetto ad altri perché cerca di rispettare la privacy attraverso l’uso di soggetti terzi indipendenti e il doppio anonimato.
Agcom ha scelto di evitare metodi invasivi o la profilazione degli utenti: il fornitore dell’accertamento dell’età non sa quali siti visi, mentre i siti per adulti non ricevono dati personali identificativi. Solo il confronto biometrico o documentale resta come opzione più invasiva, ma è concepito come ultima ratio.
Tra wallet digitale e identità
L’implementazione della verifica dell’età in Italia prevede un’evoluzione tecnologica: entro la fine dell’anno dovrebbe essere operativo un sistema certificato dallo Stato per l’identità digitale, collegato all’app IO tramite il portafoglio digitale (IT‑Wallet). Questo passaggio potrebbe semplificare l’esperienza per l’utente, ridurre il ricorso a provider esterni e aumentare la sicurezza complessiva.
In parallelo, Agcom prevede meccanismi di controllo, segnalazione e audit per gestire reclami, errori o abusi. Il regolamento prevede che ogni identificazione possa essere verificata, e che gli utenti abbiano un canale per contestare eventuali problemi di autenticazione.
Con l’entrata in vigore del nuovo obbligo di verifica dell’età, l’Italia compie un passo significativo nella regolamentazione del web per adulti. Il provvedimento risponde a una esigenza reale di tutela dei minori, ma la sua efficacia dipenderà dall’attuazione pratica, dall’adozione da parte dei provider e dalla trasparenza nella gestione dei dati.
Il modello del “doppio anonimato” è una formula moderna e ambiziosa, ma la sua protezione non è garantita a priori: richiede sistemi tecnici solidi, controlli indipendenti e la vigilanza continua dell’Autorità. Inoltre, il successo della norma sarà legato anche alla cultura digitale: controlli tecnici senza un’adeguata educazione sessuale rischiano di essere solo una soluzione di facciata.
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