10:47 am, 10 Dicembre 25 calendario

🌐  «Mellon Blue», il diamante dei Mellon venduto per oltre 25 milioni

Di: Redazione Metrotoday
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Una pietra che sembra venuta da un quadro romantico è tornata a splendere sotto i riflettori delle aste internazionali. Il «Mellon Blue», un diamante blu di 9,51 carati, è stato battuto a Ginevra per poco più di 25 milioni di dollari, chiudendo una serata di scintille e sibili di interesse nel mercato delle gemme di lusso. La pietra — un esemplare «Fancy Vivid Blue», valutata come «Internally Flawless» dai laboratori gemmologici — ha confermato che, anche in tempi incerti, la rarità e la storia sanno produrre numeri da capogiro.

Il gioiello presentato a Christie’s era montato in un anello a spirale che poneva al centro la goccia azzurra, un taglio a pera che moltiplica giochi di luce e riflessi. Non è soltanto la qualità intrinseca della gemma a renderla preziosa: il valore di una pietra così particolare è alimentato da una stratificazione di provenienze, personaggi e piccoli episodi che ne costruiscono la leggenda. In questo caso la storia si chiama Rachel “Bunny” Mellon, erede di un impero finanziario e figura cardine del jet set culturale americano del Novecento.

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📌  Chi era la proprietaria originale? Bunny Mellon (1910-2014) è un nome che conserva il profumo delle grandi dimore, delle collezioni d’arte e del giardinaggio aristocratico: appassionata di botanica, filantropa, sarta di paesaggi celebri (si ricorda il suo intervento nella sistemazione del Roseto della Casa Bianca), Mellon portava la pietra come un pendente, ospitandola nella sua vita mondana e privata per decenni. Da pendant a pezzo da collezione: la pietra ha vissuto più mutate forme e, con ogni passaggio, ha aggiunto al suo fascino strati di storia.

La cifra di realizzo — attestata dalla casa d’aste sui venti milioni e passa di franchi svizzeri, che comprendono i diritti d’asta — rientrava peraltro nelle stime pre-vendita: Christie’s aveva indicato una forchetta tra i 20 e i 30 milioni di dollari. Eppure, il risultato è stato letto dagli addetti ai lavori con una doppia lente. Da un lato, la vendita conferma l’attrazione indiscutibile verso i blu intensi, tra i tipi più rari e ricercati di diamanti naturali. Dall’altro, il prezzo è inferiore — di una porzione sensibile — rispetto al precedente passaggio di mano della medesima pietra, battuta solo una decina di anni fa a una cifra più alta. Il confronto con il passato recente spalanca la riflessione: quanto contano oggi il sentimento collezionistico e la domanda geografica, e quanto invece pesano fattori economici e geopolitici?

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Il dato di fatto è che la pietra si è venduta per meno di quanto aveva realizzato in precedenza. Non è un caso isolato: il mercato delle grandi rarità ha conosciuto oscillazioni, e la partecipazione degli acquirenti internazionali — in particolare quella dei grandi compratori dall’Asia — resta un fattore decisivo. Nelle ultime stagioni d’asta le tensioni geopolitiche, i cambi di scenario finanziario e la cautela degli investitori hanno influito sui ritmi di gara. Le aste non sono più, da tempo, solo spettacolo mondano: sono anche barometro di fiducia.

A pesare sul valore, oltre alla domanda, intervengono anche le caratteristiche tecniche della pietra: il grado di colore («Fancy Vivid Blue» è il massimo per l’intensità cromatica naturale), la purezza (Internally Flawless indica l’assenza di inclusioni interne percepibili) e il taglio (la pera ben sagomata amplifica il fascino). Sono questi i pilastri su cui poggia il prezzo, ma non sono sufficienti da soli. Conta altresì la storia, la provenienza, il montaggio e la presentazione al mercato: il «Mellon Blue» ha avuto tutto ciò. La sua fama — e il fatto di essere appartenuto a una figura come Bunny Mellon — ha fatto sì che l’asta fosse accompagnata da una narrazione che i collezionisti apprezzano.

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La cronologia degli eventi nel mondo delle grandi gemme registra pietre che, negli ultimi anni, hanno raggiunto cifre stellari: il riferimento resta l’Oppenheimer Blue, gemma da primato venduta alcuni anni fa per oltre 57 milioni di dollari, un record che ha segnato il punto più alto per un blu venduto all’asta. Pietre così rimangono eccezioni: la norma vede lotti che galleggiano su stime pubblicizzate in cataloghi lucidi e attente descrizioni tecniche, con oscillazioni che dipendono spesso anche dal palcoscenico in cui vengono proposte.

Per gli esperti, la vendita del Mellon Blue fotografa diverse tendenze: la resilienza del mercato dei beni di lusso ultra-raffinati, la crescente attenzione ai certificati e alla tracciabilità della gemma — oggi indispensabili per attrarre acquirenti istituzionali e privati di alto profilo — e un’idea sempre più diffusa che l’alta gioielleria non sia un bene solo estetico ma anche un bene rifugio, da considerare nella più ampia strategia patrimoniale. Tuttavia, i prezzi segnalano pure la sensibilità verso i contesti macroeconomici: quando i mercati sono nervosi, le vendite diventano meno competitive e qualche pietra fatica a superare le attese più ottimistiche.

L’asta ginevrina durante la quale è stato battuto il Mellon Blue è stata parte di una due giorni dedicata alle gemme «magnifiche», un appuntamento fisso nella calendarizzazione delle grandi case d’asta. L’evento richiama compratori da tutto il mondo, ma l’assenza di nomi pubblici fra gli aggiudicatari rimane la norma: anonimato, via telefono o tramite rappresentanti, è la prassi. Anche in questa tornata il vincitore non è stato rivelato: il sipario sulla transazione si è quindi abbassato con la cifra finale ma senza enunciazioni di protagonisti.

Infine, c’è la dimensione simbolica: i grandi diamanti blu sono icone culturali, racconti di opulenza che attraversano il cuore delle élite globali. Li vediamo su riviste, nei cinema e nelle vetrine digitali; li incontriamo come punti di riferimento quando si parla di lusso estremo. Vendite come quella del Mellon Blue mantengono viva quella narrazione, ricordando che il rapporto tra bellezza, storia e denaro resta uno dei temi più affascinanti e controversi del mercato contemporaneo.

10 Dicembre 2025
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