🌐 Caos a Garlasco: la tensione tra Lovati e il suo legale Gallo
Le minacce, la tensione e il pericolo reale
📌 Non è solo una crisi professionale: nelle dichiarazioni di Gallo compaiono elementi più inquietanti. L’avvocato rivela di aver ricevuto una lettera anonima con scritto “È meglio che ti stai zitto”. La missiva, trovata sotto la porta dello studio di Lovati, è stata denunciata ai carabinieri. Gallo segnala anche di sentirsi seguito, di aver ricevuto avvertimenti da persone legate a Garlasco e di aver subito episodi che ritiene “intimidatori”.
La tensione è palpabile e non solo mediatica: l’avvocato dice di aver paura per sé e per la sua famiglia. Ma allo stesso tempo non esclude che si tratti di qualcuno attratto dallo scandalo, da qualcuno che cerchi visibilità sfruttando la sua figura. Pur così, assicura di non arretrare.
Una delle scintille che ha fatto esplodere la tensione è proprio la nomina di Alfredo Scaccia come portavoce di Lovati. Scaccia, ex avvocato con un passato complicato, è una figura che non passa inosservata: il suo ingresso nella squadra di Lovati ha suscitato perplessità non solo in Gallo ma in molti osservatori del caso.
Secondo Gallo, Lovati non lo ha informato né della nomina né della convocazione in Procura. “Mi sarei aspettato trasparenza”, ha detto, ribadendo il suo senso di esclusione dalle scelte strategiche.
La nomina di un portavoce “esterno” e la presenza di un avvocato aggiuntivo nel team — Christian Alviani — segnalano una svolta nella gestione della difesa di Lovati: non più una coppia difensiva classica, ma una struttura più articolata, con ruoli distinti per la strategia legale e la comunicazione.
Diffamazione, inchieste e interrogativi
🔎 Il caso Garlasco non è affare semplice: Lovati è coinvolto in più procedimenti. Innanzitutto, gli viene contestata diffamazione aggravata nei confronti dello studio legale Giarda, che ha difeso Alberto Stasi nel processo sul delitto di Chiara Poggi. Le sue dichiarazioni pubbliche — in particolare su televisioni e in interviste — avrebbero superato il confine della critica legittima, secondo i denuncianti.
Lovati ha chiesto di essere interrogato dai magistrati come parte dell’indagine. Gallo, dal canto suo, ha dichiarato che il suo cliente “non si avvarrà del segreto professionale” se ascoltato dalla Procura, segnalando una scelta di massima trasparenza (o almeno apparente).
La situazione giudiziaria, però, si intreccia con quella mediatica: le dichiarazioni di Lovati (e la sua eventuale rettifica) hanno un peso pubblico enorme, vista la notorietà del caso Garlasco e la lunga storia di accuse, perizie, sospetti.
Lovati, una figura controversa
Per capire la portata di questa crisi bisogna tornare alla storia di Lovati. È noto come l’avvocato che difese Andrea Sempio, indagato in relazione all’omicidio di Chiara Poggi, un caso che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per anni. La famiglia Giarda (collegata all’avvocato Stasi) lo ha accusato di aver montato una campagna mediatica diffamatoria per delegittimarli, motivando così la causa per diffamazione.
Lovati non è un semplice avvocato: la sua figura è diventata centrale nel dibattito pubblico e mediatico attorno al caso Poggi, anche per le sue dichiarazioni forti a programmi televisivi. Le sue posizioni, a volte provocatorie, lo hanno reso sia un simbolo per chi ritiene che ci siano “troppe ombre” dietro la condanna di Stasi, sia bersaglio di critiche per la sua visibilità e i suoi metodi. alabnews
In questo scenario, la scelta di nominare Gallo come difensore di fiducia è apparsa inizialmente come un passo verso una difesa competente e stabile. Ma la gestione attuale ha evidenziato come la strategia legale di Lovati sia influenzata anche da pressioni mediatiche, da personaggi esterni e da decisioni che sembrano non essere condivise da tutti.
La decisione di Gallo di lasciare e la reazione
Il 12 novembre 2025 sembra essere una data spartiacque. Secondo alcune fonti, Gallo ha annunciato che lascerà la difesa di Lovati, ufficialmente perché non è stato avvisato dell’interrogatorio in Procura né della nomina del portavoce. Tuttavia, nelle dichiarazioni successive lo stesso Gallo fa marcia indietro: assicura di non aver mai davvero abbandonato il mandato e afferma che la sua è una scelta di responsabilità, non di resa.
Questo tira e molla ha generato ulteriore confusione: per gli osservatori, il fatto di discutere pubblicamente su chi debba parlare con chi, chi sia informato e chi no, indebolisce la coesione del team difensivo. In momenti così delicati, una difesa frammentata rischia di perdere efficacia, soprattutto quando il cliente è chiamato a rispondere in Procura su accuse potenzialmente gravi.
Il “caos Lovati-Gallo” non è solo una questione interna a un processo penale: ha anche una valenza simbolica più ampia. Rappresenta la sfida di come uomini della giustizia usino la loro immagine pubblica in casi storici, e di quanto le dinamiche mediatiche possano influenzare le scelte legali. L’ingresso di un portavoce e i conflitti interni al team difensivo sollevano dubbi sulla trasparenza delle strategie di comunicazione, e su chi veramente controlli la narrazione del caso.
Inoltre, l’esistenza di minacce anonime nei confronti di un legale — se confermate — pone una questione di tutela della libertà professionale e della sicurezza nel sistema giudiziario e mediatico italiano. Se un avvocato sente la necessità di denunciare intimidazioni, il processo perde parte della sua aura di regolarità.
Un conflitto che parla del potere della parola e della difesa
Il caso Garlasco, e in particolare la controversia tra Lovati e Gallo, mette in luce una parte delicata del processo penale moderno: la difesa non è più solo un’avvocatura tecnica, ma un’arena pubblica dove strategia legale e immagine mediatica si incontrano, a volte si scontrano. Le nomine, le scelte comunicative, le accuse reciproche non riguardano soltanto il merito dell’inchiesta, ma la qualità della democrazia e del sistema giustizia.
In un caso che dal 2007 porta sulle sue spalle il peso drammatico della morte di Chiara Poggi, il “caos legale” non è mai un dettaglio. È la cartina di tornasole di quanto i temi giudiziari possano diventare centrali nel dibattito pubblico e di come la giustizia, anche a distanza di anni, continui a essere una partita da giocare anche fuori dall’aula di tribunale.
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