🌐 Lewis Hamilton e la Ferrari, stagione deludente e amara resa
L’annuncio del 2 febbraio 2024 fece il giro del mondo: Lewis Hamilton, il pilota più vincente di sempre, avrebbe vestito il rosso della Ferrari a partire dal 2025. Per i tifosi, per gli appassionati di F1, per l’intera scuderia — un’operazione di marketing e speranza.
Le premesse erano alte: anni di dominio con scuderie inglesi costellate di successi, una carriera di record e trofei, e l’aspettativa di fondere l’esperienza di Hamilton con la tradizione e la storia di Maranello. Ma dopo quasi un anno in pista con la nuova monoposto, la realtà si è mostrata per quella che è: una macchina — la SF‑25 — ben lontana dalle ambizioni di vittoria.
Una stagione da dimenticare
📌 Se si guarda ai numeri, la stagione 2025 della Ferrari rischia di entrare nella storia — ma per i motivi sbagliati. Per Hamilton, il dato è impietoso: nelle prime 19 gare con la Rossa non è mai salito su un podio. Un record negativo, che lo accomuna a una delle stagioni più difficili della sua lunga carriera.
Non basta una vittoria in Sprint Race in Cina — le Sprint non contano come podio ufficiale per i record storici — e un paio di piazzamenti nella top‑5. La SF‑25, che doveva rappresentare il riscatto per Maranello, si è rivelata fragile, poco competitiva, spesso lontana dai team di testa.
In varie occasioni, anche un tracciato favorevole a Hamilton — come Silverstone — non è bastato a rovesciare la tendenza. Il pilota ha parlato apertamente di delusione, di una vettura “amara”, di un progetto che non lo rappresenta.
Guida, strategia e aspettative tradite
Una delle accuse più ricorrenti contro la sfida Ferrari‑Hamilton riguarda i problemi interni: comunicazione tra pilota e box, strategie discutibili, scarsa fiducia nella monoposto. Secondo varie fonti, la SF‑25 soffre di gravi lacune tecniche: sospensioni scadenti, comportamento instabile, maneggevolezza insufficiente.
Hamilton non ha perso tempo a manifestare il suo malcontento. Dopo una qualifica disastrosa a Budapest, a pochi mesi dall’inizio del suo percorso in rosso, il sette volte campione ha avuto parole dure: «Forse la Ferrari deve cambiare pilota: il problema sono io». Una frase che pesava come un j’accuse verso la macchina e l’organizzazione interna.
E non è l’unico. Intorno al team cresce un senso di resa: commenti critici parlano di una “Ferrari in crisi nera”, incapace di dare strumenti adeguati a chi, anni fa, dominava la F1. I sospetti di chi vede in Maranello una scelta sbagliata si fanno più forti: l’idea che Hamilton abbia firmato un contratto che lo porterà non a riscattare la storia, ma a concluderla.
Scenari per il 2026: addio anticipato?
Non è un segreto che — da mesi — circolino voci sull’addio anticipato di Hamilton alla Ferrari, forse alla Formula 1 stessa. Ex piloti, commentatori, analisti del settore non escludono che il 2025 possa essere l’ultimo anno del britannico con il Cavallino.
I motivi? Una monoposto debole, un progetto tecnico che stenta a decollare, la consapevolezza — anche da parte di Hamilton — che con la SF‑25 “non c’è niente da salvare”. In più, il 2026 porterà nuove regolamentazioni, modifiche tecniche potenzialmente radicali: un “salto nel buio” che molti vedono come l’ultima speranza… o come l’ultima occasione persa.
A dicembre le pressioni aumentano: l’opinione pubblica inizia a chiedersi se Maranello non stia facendo un passo azzardato, se il mito Ferrari non stia cedendo il passo a una cruda realtà.
La delusione dei tifosi e la speranza tradita
🔎 Non mancano le reazioni da parte del mondo degli appassionati — anche online, su forum e social — dove molti si dicono amareggiati, stufi di vedere un campione come Hamilton in difficoltà, in una monoposto che “non aiuta nemmeno Se stessi”. Un commento ricorrente:
“It is the car … I have no hope that Ferrari will build a decent car for 2026.”
Altro commento:
“Ferrari è una disaster… non so quanto ancora potrà andare avanti così senza un cambio serio.”
Per molti, la stagione 2025 sarà ricordata come l’anno in cui la mitica Rossa si è arresa non al tempo, non ai rivali, ma a una combinazione di scelte sbagliate, ambizioni e realismo tecnico.
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Per Hamilton: finora la sua carriera è stata fatta di vittorie, record e successi. Ma la stagione 2025 rischia di essere segnata come quella del fallimento. Se l’addio arriverà — o la ritirata — lascerà un segno importante sulla sua leggenda: un pilota che ha provato a sfidare la storia affrontandola con la casacca più rossa di tutte… e che non ce l’ha fatta.
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Per Ferrari: l’operazione “Hamilton” non si può definire riuscita. Non solo per i risultati — o la loro assenza — ma per il danno d’immagine, l’incomprensione tecnica, la perdita di credibilità. Se non cambiano radicalmente metodo, direzione e monoposto, il 2026 rischia di essere un’ulteriore stagione di sofferenza.
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Per la Formula 1: questo esito getta un’ombra sul concetto stesso di “superteam”. Dimostra che nemmeno l’esperienza, nemmeno i record, nemmeno la gloria passata sono sufficienti se la macchina non è all’altezza. E segna il possibile passaggio di testimone: dalle glorie del passato a nuove sfide, nuove squadre, nuovi protagonisti.
Un addio — forse definitivo — al sogno rosso
La storia di Lewis Hamilton in Ferrari sembrava scritta per essere epica. Eppure, dopo poco più di una stagione, quella che avrebbe dovuto essere una delle collaborazioni più sensazionali della Formula 1 moderna rischia di trasformarsi in un capitolo amaro.
Se davvero Hamilton lascerà la sua carriera in rosso, il mondo delle corse perderà non solo un grande campione, ma una scommessa — la scommessa su una rinascita, su un sogno di riscatto e supremazia.
E la Ferrari si trova oggi di fronte a un bivio: correggere la rotta, ripartire seriamente, tornando a realizzare una monoposto capace di competere davvero.
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