9:15 am, 4 Dicembre 25 calendario

🌐 Tesla, la scommessa al ribasso col ritorno di «The Big Short»

Di: Redazione Metrotoday
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Pressioni sull’azione più controversa di Wall Street

📌  C’è chi ha già scritto la sceneggiatura di un nuovo atto della drammaturgia finanziaria moderna: Elon Musk, un’azienda che ha rivoluzionato l’auto con innovazioni dal sapore futuribile — ma anche valutazioni che per certi osservatori sembrano sospese nel vuoto. In questi giorni il dibattito sui mercati ha un protagonista in più: il ritorno alla ribalta di scommesse short su Tesla, rilanciate da alcuni investitori iconici che negli ultimi anni avevano scelto di restare ai margini del palco. Tra i nomi più rumorosi spicca quello di Michael Burry, l’uomo che nel 2007 aveva visto e scommesso sulla bolla dei mutui subprime, diventando figura centrale del film e del libro “The Big Short”. Il suo tono ora è diretto: Tesla è, a suo giudizio, «ridicolmente sopravvalutata».

L’effetto sul mercato è doppio. Da un lato si moltiplicano gli articoli e le discussioni sulla solidità fondamentale dell’azienda: margini, vendite, produzione, piani per l’introduzione di robot e servizi digitali. Dall’altro lato aumentano gli indicatori finanziari che, se letti insieme, fanno capire come non siano più pochi gli operatori disposti a puntare sul ribasso: aumento dei volumi di opzioni put, ripresa del posizionamento short in alcuni hedge fund e dichiarazioni pubbliche di investitori che tornano a ragionare sulle distorsioni di prezzo. La tensione è palpabile: da un mercato che fino a pochi anni fa sembrava solo optare per una narrativa di crescita illimitata, ora arrivano segnali — più timidi ma persistenti — di scetticismo strutturato.

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Perché ora? Tre elementi che spiegano il riposizionamento

Il ritorno delle scommesse short su Tesla non nasce dal nulla: si incastona in tre questioni concrete che hanno rimodellato la percezione degli investitori negli ultimi mesi.

Primo: la valutazione. Tesla viaggia ancora su multipli elevatissimi rispetto ai peer tradizionali dell’automotive e anche rispetto a molte compagnie tecnologiche mature. Per chi confronta prezzo e utili prospettici, il divario è notevole e giustifica analisi more conservative.

Secondo: la diluizione e i pacchetti azionari. Le strategie di remunerazione azionaria — e il peso delle emissioni rispetto ai buyback — sono viste da alcuni critici come elementi di erosione del valore reale per gli azionisti.

Terzo: la narrativa tecnologica e l’hype su ambiti futuri (robotica, AI applicata alle auto, servizi) che molti considerano non ancora pienamente monetizzabili alla scala che i mercati prezzano. Insieme, questi fattori hanno riproposto in termini moderni lo schema di chi prova a scommettere che la carrozza non rimarrà sempre trainata dalla stessa cavalleria.

Michael Burry è il simbolo, ma non è il solo

L’attenzione mediatica si concentra spesso sui grandi nomi: quando Michael Burry alza la voce si accendono i riflettori, perché la storia gli conferisce credibilità. Ma la dinamica è più ampia. Negli ultimi mesi alcuni hedge fund che avevano subito perdite quando avevano scommesso contro Tesla — e sono stati “bruciati” da movimenti contrari e da short squeezes — hanno mantenuto una distanza prudente. Oggi osservano i nuovi movimenti con cautela, consapevoli che ogni tentativo va calibrato in un mercato dove la volatilità e la capacità di muovere i prezzi restano alte. La presenza di Burry, più che una garanzia di successo, è un sintomo: indica che il terreno dello short non è più tabù come qualche anno fa.

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I numeri che contano (e che conviene monitorare)

Chi segue la partita osserva alcuni indicatori di mercato come termometri: il livello di short interest — ossia la percentuale di azioni prese in prestito e vendute allo scoperto — il volume di opzioni put rispetto a call, i prezzi impliciti della volatilità (VIX specifici per il titolo), e le scadenze chiave che possono generare pressioni sui prezzi. Un aumento eccessivo del posizionamento short può generare reazioni contrarie violente, come già visto in passato, ma una crescita graduale dei bet può esprimere un riaggiustamento della valutazione. In realtà, negli ultimi mesi i dati segnalano un’aumentata domanda di protezione (put) e un rinnovato interesse per strategie che scommettono su cali più che su rally. È un dato da non sottovalutare: indica che alcuni operatori stanno scegliendo di tutelarsi, o di puntare nettamente sul ribasso.

Le ferite del passato: perché molti restano cauti

Chi immagina un ritorno massiccio degli short deve fare i conti con la memoria degli investitori. Nel 2020-2021 e poi ancora in momenti successivi, chi era “corto” su Tesla ha sofferto perdite dure: la capacità dell’azione di tenere saldamente prezzi alti, di recuperare in modo aggressivo e di sfruttare narrative potenti (dalla leadership nell’elettrico alla promessa di nuovi orizzonti tecnologici) ha messo in difficoltà strategie ribassiste. Alcuni fondi hanno cancellato posizioni o hanno abbandonato del tutto il gioco contro l’azione dopo esperienze dolorose. Questo spiega perché, nonostante lo scetticismo crescente, l’arena short resta affollata di prudenza.

Che impatto ha la retorica di Musk? Tra proclami e realtà operative

Un elemento che distingue Tesla rispetto a molte società è la centralità della figura del fondatore-ceo. Le dichiarazioni di Elon Musk, il calendario di presentazioni, i tweet e le mosse strategiche (dalle prove sul software all’annuncio di nuovi prodotti) possono da soli creare variazioni significative sul titolo. Per gli short seller questo è un fattore di rischio: non è solo l’economia reale dell’azienda a muovere il prezzo, ma anche la capacità di influenzare le aspettative con annunci spettacolari. Per converso, gli stessi proclami, quando tradotti in risultati, possono generare rally inattesi. In questo senso la partita è anche psicologica: si scommette contro narrative che spesso sono capaci di rigenerarsi.

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Il ruolo dei regolatori e della disclosure

L’ecosistema finanziario sta cambiando. Dopo alcuni episodi di forte tensione con i retail trader (si pensi alle grandi battaglie sulle azioni “meme”) e all’evoluzione dei mercati delle opzioni, i regolatori osservano con attenzione. Nuove regole sulla trasparenza delle posizioni e tempistiche più stringenti di disclosure potrebbero modificare la convenienza e la visibilità degli short massivi. In Europa e negli Stati Uniti la riflessione è in corso: da un lato la presenza di short seller migliora l’efficienza dei prezzi, ma dall’altro la loro azione può creare volatilità sistemica se concentrata e poco trasparente. È un equilibrio sottile che ora è nuovamente sotto scrutinio.

Un mercato che cambia

Nel 2025 le discussioni su titoli come Tesla si incrociano con un tema più ampio: l’ondata di entusiasmo intorno all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie ha spinto molte valutazioni verso livelli che una parte del mercato ritiene non sostenibili a lungo termine. Di qui il ritorno dei “cacciatori di bolle”, ovvero quegli investitori disposti a cercare asimmetrie estreme: paghi poco oggi per un potenziale grande guadagno se la storia verrà smentita. È la filosofia che sta dietro al concetto di “Big Short”: non cercare sole opportunità di valore ma scommettere — in modo selettivo e teoricamente assai redditizio — contro convinzioni collettive che appaiono infondate.

Per i piccoli risparmiatori: consigli e precauzioni

Per chi non opera professionalmente sui mercati, la vicenda è un monito: i titoli più discussi, soprattutto quelli al centro di narrative forti, sono spesso i più volatili. Strategie di investimento semplici — diversificazione, orizzonte di lungo periodo, attenzione ai costi — restano valide. Puntare su scommesse corte senza conoscere i meccanismi di rischio e i costi delle opzioni può tradursi in perdite rapide e pesanti.

Una storia che resta aperta

Il ritorno di scommesse short su Tesla è un fenomeno che racconta molto del mercato attuale: la convivenza tra narrativa e fondamentali, l’importanza dei grandi nomi per catalizzare l’attenzione e la necessità di prudenza nel leggere segnali che possono essere allo stesso tempo opportunità e trappole. Michael Burry e altri pesi massimi non hanno consegnato una sentenza inappellabile: hanno solo riaperto una discussione. Sta ai mercati — e agli investitori — trasformare il dibattito in esiti concreti.

4 Dicembre 2025 ( modificato il 3 Dicembre 2025 | 19:24 )
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