12:12 pm, 4 Dicembre 25 calendario

🌐 Santa Sede e il nuovo stop sul diaconato femminile

Di: Redazione Metrotoday
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La decisione della Commissione: un «no, per ora»

📌  La Chiesa cattolica ha vissuto un nuovo capitolo nella lunga discussione sul ruolo delle donne nel ministero ordinato: la Commissione incaricata di esaminare la possibilità di un diaconato femminile — presieduta dal Cardinale Giuseppe Petrocchi su mandato dell’allora pontefice Papa Francesco — ha ufficialmente espresso un parere contrario all’ammissione delle donne al diaconato come grado del Sacramento dell’Ordine.

Con un voto di 7 a 1, la Commissione ha dichiarato che, allo stato attuale delle ricerche storiche e teologiche, non è possibile procedere verso l’ordinazione di donne diacono. Tuttavia, ha precisato che il giudizio non è “definitivo” come quello relativo al sacerdozio, lasciando aperta — almeno teoricamente — la possibilità di ulteriori riflessioni.

La bocciatura, seppur cauta, ha subito riaperto il dibattito: da un lato gruppi e organizzazioni che chiedono pari dignità e ruoli alle donne nella Chiesa; dall’altro il mondo ecclesiastico tradizionalista, che invoca la fedeltà a una visione sacramentale e teologica della gerarchia clericale.

Perché la decisione

Nel documento diffuso dal Vaticano si legge che, a fronte di analisi approfondite di fonti scritturali, patristiche e teologiche, il “status quaestionis” (lo stato della questione) “esclude la possibilità” di ammettere le donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’Ordine.

La Commissione ha rilevato un contrasto interno: da un lato, una scuola di pensiero — minoritaria ma significativa — vede nel diaconato un ministero legato al servizio, non al sacerdozio, e quindi potenzialmente aperto alle donne; dall’altro, la tesi dominante insiste sull’“unità del Sacramento dell’Ordine” e sul fatto che la “mascolinità di Cristo” sia parte integrante dell’identità sacramentale di chi riceve l’Ordine.

In altre parole: secondo la maggioranza della Commissione, ammettere donne al diaconato potrebbe equivalere a rompere l’unicità teologica della sequenza Ordine → Diaconato → Sacerdozio, concordando in pieno con la dottrina che riserva il sacerdozio esclusivamente agli uomini.

Al tempo stesso, la Commissione ha auspicato un’espansione dei ministeri laicali — non ordinati — nelle quali valorizzare il contributo delle donne, soprattutto nelle comunità dove la presenza clericale è ridotta o assente.

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Una discussione che dura da decenni

Il tema del diaconato femminile non è nuovo. Nel corso della storia della Chiesa, in alcuni contesti e periodi, sono documentate figure di “diaconesse” che svolgevano funzioni di servizio — specialmente in ambito caritativo, assistenziale o liturgico in relazione alle donne — ma non era chiaro se tali ruoli equivalessero veramente a un’“ordinazione” in senso sacramentale.

Negli anni recenti, con la crescente domanda di partecipazione femminile alla vita ecclesiale e ministeriale, il tema è tornato al centro del dibattito. Già nel 2016, la Santa Sede aveva istituito una prima commissione di studio su iniziativa di Papa Francesco, in risposta a un appello internazionale da parte di religiose e donne cattoliche. Quella commissione però non aveva raggiunto un consenso chiaro.

Nel 2020 è stata costituita la Commissione oggi guidata da Petrocchi, con un mandato più articolato: analizzare in profondità fonti storiche, teologiche e pastorali e valutare la compatibilità del diaconato femminile con la dottrina della Chiesa. Il lavoro si è protratto per anni, con incontri, studi e raccolta di contributi da tutto il mondo. Oggi, dopo la pubblicazione del rapporto, la questione sembra chiusa — almeno per questo ciclo.

Tra delusione, speranza e polemiche

La decisione ha suscitato un’ampia gamma di reazioni.

  • Soddisfazione e sollievo tra chi vede la decisione come una difesa della tradizione e della continuità ecclesiale. Per molti fedeli, la preservazione dell’ordine clericale unicamente maschile appare come garanzia di stabilità dottrinale.

  • Delusione e amarezza tra quanti speravano in un “cambiamento storico”. Per gruppi di cattoliche impegnate da tempo nel riconoscimento del ruolo delle donne (anche a livello ordinato), la bocciatura rappresenta un duro colpo. Alcune parlano di un “no che non osa dire no definitivamente”: rimane aperta la porta a future commissioni, ma manca una direzione concreta.

  • Richieste di maggiore trasparenza sul metodo e sui criteri utilizzati dalla Commissione. Alcuni critici sostengono che l’analisi abbia privilegiato argomentazioni tradizionaliste e dottrinali, trascurando la dimensione pastorale e le esigenze concrete delle comunità.

Non è da escludere che alcuni vescovi, comunità locali o laici spingano per iniziative di “diaconato laicale”, cioè ministeri di servizio non ordinati, come auspicato dalla stessa Commissione.

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Le implicazioni per la Chiesa e per le donne

Sul piano ecclesiale

  • La decisione rafforza l’attuale disciplina dell’Ordine, rimarcando l’unità sacramentale del diaconato come preludio al sacerdozio.

  • Potrebbe rallentare pressioni interne ed esterne per ulteriori aperture: la definizione teologica considerando “non matura” la questione può essere usata per bloccare nuove rivendicazioni.

  • Al tempo stesso, l’invito a valorizzare i ministeri laicali apre la strada a una maggiore partecipazione femminile nella vita concreta delle comunità: carità, assistenza, educazione, animazione liturgica, lavoro pastorale.

Sul piano delle donne e dei fedeli

  • La scelta può essere vissuta come una sconfitta da molte cattoliche convinte che l’ordinazione femminile — almeno al diaconato — sia un passo di giustizia e riconoscimento.

  • Ma l’attenzione ai ministeri laicali offre uno spazio concreto: molte donne potrebbero assumere ruoli di responsabilità — anche se non ordinati — e contribuire attivamente alla vita ecclesiale e comunitaria.

  • La decisione pone un interrogativo su quanto la tradizione dottrinale possa convivere con le mutate sensibilità sul ruolo delle donne, sull’eguaglianza e sulla partecipazione.

Molte delle ragioni che la Commissione invoca appaiono come questioni di continuità storica e coerenza teologica. Tuttavia, alcuni elementi meritano una riflessione più profonda:

  • Le fonti storiche sul ruolo delle diaconesse nei primi secoli della Chiesa sono spesso frammentarie e interpretate in modi diversi: ciò rende la “certezza” storica molto relativa.

  • Il mondo è cambiato: le comunità cattoliche oggi affrontano sfide diverse — carenza di clero, necessità di assistenza, la presenza di donne molto attive nelle strutture ecclesiali — che potrebbero rendere utile una revisione delle forme di ministero.

  • Il riconoscimento della “diakonia del battesimo” per tutti i fedeli, uomini e donne, potrebbe essere valorizzato attraverso ministeri stabili, anche non ordinati, che rispondano concretamente ai bisogni delle comunità.

Una decisione che segna — ma non chiude — un percorso

La nuova posizione della Santa Sede sul diaconato femminile non rappresenta una “resa”: è piuttosto un momento di riflessione sospesa, un’attesa che si protrae. La Commissione guidata da Petrocchi ha scelto la prudenza, evidenziando contrasti teologici e storici, e ha preferito non fornire un via libera che molti, dentro e fuori la Chiesa, consideravano urgente e necessario.

Ma ha anche lasciato aperta una porta: non quella del diaconato ordinato, almeno per ora, ma quella di un ministero laicale femminile valorizzato, che riconosca il contributo sostanziale delle donne nelle comunità cristiane.

4 Dicembre 2025
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