🌐 Il boicottaggio di Zerocalcare scuote il mondo dell’editoria
📌 Roma — Quando un autore decide di non andare, spesso chiude una porta, ma quando quell’autore è uno dei fumettisti più seguiti in Italia e chiude quella porta con un gesto di protesta, quella porta resta aperta per un dibattito pubblico, duro, acceso. È il caso di Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, che in queste ore ha annunciato la sua rinuncia definitiva alla partecipazione alla fiera dell’editoria “Più Libri Più Liberi” 2025, in programma dal 4 all’8 dicembre a Roma — una decisione che ha sollevato una bufera nel mondo della cultura. Il gesto e i motivi
La decisione, comunicata da Zerocalcare con il suo stile tipico — un video a fumetti diffuso sui social — non è passata inosservata. «Quest’anno ci sarà una casa editrice che pubblica tutta roba che onestamente pare proprio nazista», ha dichiarato riferendosi a Passaggio al Bosco.
In sintesi: per il fumettista non è possibile “condividere spazi” con un editore che — secondo lui e tanti altri — propaga un catalogo di chiara ispirazione neofascista e antisemita. «Non si condividono gli spazi con i nazisti — ha detto — perché stare in un contenitore insieme a loro è come aprire un catalogo e accettare che sono tutte opinioni uguali e una vale l’altra».
Il suo gesto — personale, ma portatore di un messaggio forte — non è isolato: si inserisce in un appello già firmato da decine di autori, intellettuali, editori e creator, che chiedono l’esclusione di Passaggio al Bosco dalla fiera.
Chi è Passaggio al Bosco e perché è al centro della polemica
Fondata nel 2017 all’interno dell’ambiente di Casaggì, un centro di aggregazione riconosciuto di estrema destra a Firenze, Passaggio al Bosco viene indicata da molti come una casa editrice di “pensiero identitario”.
Nel suo catalogo — secondo gli oppositori — ci sono volumi che celebrano figure e ideologie legate al nazifascismo: da pamphlet su personaggi come Léon Degrelle, fondatore della divisione vallona delle Waffen-SS, a testi che idealizzano le brigate nere come “resistenti eroici”.
I firmatari dell’appello — tra cui anche nomi notissimi come Alessandro Barbero, Antonio Scurati, Anna Foa, Carlo Ginzburg, Daria Bignardi, Caparezza e tanti altri — esprimono “sorpresa” e sconcerto per la decisione della fiera di concedere uno stand a un editore che, a loro giudizio, veicola idee che vanno contro i valori democratici e antifascisti sanciti dalla nostra Costituzione.
Dall’altro lato, l’organizzatrice della fiera, l’Associazione Italiana Editori (AIE), difende la scelta: ogni editore che abbia fatto domanda e rispettato gli obblighi contrattuali — senza discriminazioni politiche — ha diritto a uno spazio. In nome della libertà d’espressione e del diritto di edizione.
Un dibattito acceso tra censura e libertà di parola
🔎 La scelta di Zerocalcare ha immediatamente polarizzato l’opinione — e messo in evidenza due visioni antitetiche del ruolo delle fiere del libro.
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Chi condivide la sua decisione la vede come un gesto di coerenza morale, un rifiuto netto di legittimare (anche solo indirettamente) narrazioni neofasciste. Per loro, partecipare significherebbe normalizzare un’agenda ideologica che celebra la violenza e la discriminazione.
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Chi contesta la sua decisione, invece — tra questi storici, intellettuali e filosofi come Giordano Bruno Guerri e Massimo Cacciari — sostiene che boicottare la fiera sia un errore: meglio esserci per conoscere, ascoltare, contestare e discutere piuttosto che chiudersi nella propria bolla. Prevenire ogni confronto significa favorire l’intolleranza e ridurre il campo del dibattito democratico.
Cacciari, in particolare, ha sottolineato che “nella cultura è sbagliato ogni atto di censura” e che le fiere dovrebbero essere luoghi di confronto, anche aspro, ma non di esclusione.
Per Guerri invece l’invito è chiaro: «Vai in fiera, parla, puoi dissentire, critica — ma non togli la possibilità agli altri di decidere».
Non è la prima volta che Zerocalcare usa il rifiuto come forma di protesta. Già nel 2023 — in occasione del Lucca Comics & Games — il fumettista decise di non partecipare, in segno di dissenso per il patrocinio dell’evento da parte di un’istituzione legata allo Stato di Israele, durante il conflitto israelo-palestinese. Il gesto aveva già innescato un ampio dibattito sulla responsabilità sociale degli autori e sul ruolo delle manifestazioni culturali.
Questa modalità — boicottare, cioè sottrarsi — è diventata, in qualche modo, uno strumento politico-culturale: non basta scrivere, disegnare, pubblicare: a volte serve anche “non esserci”.
Lo scontro non riguarda solo Zerocalcare o Passaggio al Bosco. Riguarda il confine — spesso labile — tra libertà d’espressione e apologia di ideologie totalitarie.
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Da un lato, chi teme che legittimare certe pubblicazioni significhi dare spazio a narrazioni che idealizzano fascismo, nazismo, antisemitismo: rischiando di normalizzarle, renderle accettabili.
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Dall’altro, chi difende la fiera del libro come spazio aperto a tutte le voci, purché legali, per preservare la libertà editoriale e impedire che si creino ghetti di rappresentazione.
È un dibattito che supera i confini del fumetto o dell’editoria indipendente: tocca i valori fondanti di una democrazia, i suoi limiti, il peso della memoria storica e il modo in cui la cultura può — o deve — fungere da filtro, da leva di emancipazione o da specchio della società.
Con l’assenza di Zerocalcare — e di altri autori che hanno deciso di seguire il suo esempio — la fiera, che si svolge alla Nuvola all’Eur, perderà uno degli autori più popolari del panorama attuale. Per molti lettori sarà un’occasione persa. Ma la presenza di Passaggio al Bosco è stata confermata dall’AIE, che difende la sua apertura verso ogni editore che rispetti gli obblighi formali.
Un gesto dall’impatto simbolico
La rinuncia di Zerocalcare — più di tante parole, più di mille critiche — è un gesto che rischia di diventare simbolico: mette in luce la precarietà morale di un sistema editoriale che sempre più spesso naviga a vista, dove “tutto può essere pubblicato”, purché formalmente in regola, anche se ideologicamente controverso.
Con la sua decisione, Zerocalcare ha scelto di non tacere. Ha scelto di non stare zitto, neanche restando in silenzio.
E per questo, oggi, si fa sentire.
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