8:43 am, 3 Dicembre 25 calendario

🌐 Arrivano i Krampus, i “cattivi” dell’Avvento

Di: Redazione Metrotoday
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Quando la tradizione alpina mette in scena il lato oscuro del Natale

📌  Di norma, l’Avvento evoca luci, vin brulé e bambini che attendono i doni. Ma nelle valli dell’arco alpino, dal Tirolo al Trentino-Alto Adige fino al Friuli, un altro spettacolo prende vita ogni inizio dicembre: quello dei Krampus, figure demoniache che accompagnano San Nicolò e che, con maschere di legno intagliato, pelli grezze e catene, incarnano il lato “punitivo” della stagione natalizia.

Negli ultimi anni le sfilate – i cosiddetti Krampuslauf – si sono consolidate come eventi popolari, diventando attrazione turistica, rito identitario e, a tratti, motivo di dibattito culturale.

La scena è sempre la stessa: è la sera del 5 dicembre, si spengono le luci del centro storico e dal buio emergono figure corrucciate, urlanti, alle volte aggressive nel teatro del terrore: i Krampus. Non sono solo travestimenti da film horror, ma il frutto di una tradizione secolare che fonde elementi pagani con simboli cristiani. La figura, spiegano gli storici del folklore, affianca San Nicolò come correttivo morale: mentre il santo premia i bimbi “buoni”, i Krampus ammoniscono — e simbolicamente puniscono — chi è stato disubbidiente durante l’anno. L’effetto sui presenti è ambiguo: tra il divertimento per gli adulti e lo spavento controllato per i più piccoli, la processione mette in scena una dialettica antica tra bene e male.

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Negli ultimi anni la formula è cambiata: dalle remote contrade alpine le sfilate sono scese in pianura, sono finite sui palchi dei mercatini e perfino sulle piste da sci. Località come la Val di Fassa, Tarvisio, Dobbiaco e molte altre pubblicano calendari ricchi di appuntamenti che attirano famiglie e appassionati. Alcune manifestazioni hanno introdotto varianti “edutainment”, con spiegazioni e percorsi pensati per i bambini; altre mantengono uno spirito più folclorico e inquietante, con Krampus che si muovono in gruppo, fanno tintinnare catene e sventolano ceppi d’abete.

Il ritorno in auge del Krampus ha una storia recente: dopo essere stato talvolta osteggiato o censurato in epoche passate — per ragioni politiche o morali — il personaggio ha conosciuto una rinascita tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo millennio. Oggi la sua immagine è ovunque: dalle cartoline d’epoca ai social network, dai festival alle esposizioni di maschere artigianali. Artisti e intagliatori locali hanno rilanciato la produzione di maschere in legno, che sono diventate oggetti ricercati per collezionisti e visitatori, con una vera e propria economia attorno a sagome, pellicce e campanacci.

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La dimensione culturale del fenomeno è complessa. Per gli antropologi, i Krampus rappresentano un residuo rituale delle feste legate al periodo invernale — antichi riti di “purificazione” e di rinnovamento — che la cristianizzazione ha in parte sovrapposto e reinterpretato. In alcune comunità la figura coincide o si mescola con altre tradizioni, come le Perchten austriache, mentre altrove il Krampus è stato riadattato a fini turistici, con percorsi serali organizzati ad hoc. Questa doppia anima – rituale e spettacolare – provoca talvolta malintesi: per alcuni è un patrimonio da preservare, per altri una forma di intrattenimento che rischia la mercificazione.

Non mancano le polemiche: in certe edizioni c’è stato chi si è lamentato per comportamenti eccessivi da parte di partecipanti in costume, o per la scarsa attenzione alle famiglie con bambini piccoli. In risposta, gli organizzatori hanno progressivamente introdotto regolamentazioni: aree separate per le famiglie, fasce orarie meno “appuntite”, e codici di condotta per i gruppi mascherati, con l’obiettivo dichiarato di mantenere la componente spettacolare senza mettere a disagio i più vulnerabili.

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🔎 Le radici storiche della figura sono in parte un mistero: le prime testimonianze scritte risalgono almeno al XVI secolo, ma molti studi ipotizzano origini ancor più antiche, connessi a culti invernali e al concetto di “metà-demone, metà-bestia” che ricorre nelle mitologie dell’area alpina. La maschera di legno — spesso sgorbia, con denti pronunciati e corna — non è solo estetica: è un artefatto che esprime abilità artigianale e simbolismo. Negli atelier locali, il processo di creazione delle maschere è un sapere tramandato, dove il legno, il coltello e i pigmenti raccontano storie di comunità.

Dal punto di vista economico e turistico, le sfilate attirano flussi significativi: alberghi, rifugi e negozi beneficiano dell’afflusso, e nei mercatini natalizi i Krampus diventano un elemento di richiamo fotografico. Anche il merchandise — dalle riproduzioni in miniatura alle cartoline vintage — alimenta una micro-economia che valorizza il patrimonio immateriale. Ma si avverte anche un’attenzione crescente alla sostenibilità: alcune associazioni propongono maschere realizzate con materiali locali e una gestione attenta degli eventi per ridurre impatti e congestione.

Gli esperti di turismo suggeriscono alcune regole: informarsi sul programma, rispettare le fasce orarie consigliate per le famiglie, evitare comportamenti che possano fomentare il panico e, soprattutto, ricordare che si tratta di una rappresentazione culturale. È un evento dove il confine tra folclore e spettacolo è più sottile del solito: la messa in scena del terrore è rituale, simbolica, e spesso più teatrale che reale.

La modernità ha dato nuova vita anche al mito: il Krampus è sbarcato nel cinema, nella letteratura e nei giochi, rinnovando l’immagine popolare dell’essere demoniaco natalizio. Questo processo di esportazione culturale ha trasformato il Krampus in icona globale, pur mantenendo cuori, mani e maschere ancorate alle tradizioni alpine. In fondo, il successo di questa figura sta nel suo potere di parlare di regole sociali, di infrazioni e di riconciliazione: spaventa, ammonisce, e poi scompare nel freddo della notte, lasciando dietro di sé storie, risate e qualche battito accelerato.

Con l’avvicinarsi dell’Avvento, le vallate si preparano di nuovo: le botteghe affinano i loro strumenti, le associazioni completano i calendari e gli artigiani lucidano le maschere. I Krampus tornano a calcare le strade, ricordandoci che le feste possono essere, allo stesso tempo, luce e ombra, sorriso e brivido.

3 Dicembre 2025 ( modificato il 2 Dicembre 2025 | 22:50 )
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