8:47 am, 1 Dicembre 25 calendario

🌐 Rubata la testa di Gesù Bambino dal presepe della Grand‑Place

Di: Redazione Metrotoday
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Il presepe allestito nella storica piazza Grand-Place di Bruxelles è stato oggetto di un atto vandalico che ha suscitato allarme e indignazione: la testa — in realtà una “palla di stoffa” che raffigurava il volto del bambino Gesù — è stata staccata e portata via, mentre il resto della statuina è stata lasciata sul posto.

La conferma è arrivata nel corso della mattinata da un portavoce del Comune, che ha annunciato l’intenzione di sostituire la parte mancante.

L’episodio segna un nuovo capitolo nella lunga storia di attacchi, furti e provocazioni contro la tradizionale rappresentazione della Natività nel cuore di Bruxelles. E arriva in un contesto già dominato da polemiche, dovute al rinnovamento estetico e concettuale scelto per l’edizione 2025 del presepe. Una vicenda che — tra provocazioni ideologiche, vandalismi e discussioni sull’identità culturale — riflette tensioni ben più profonde di un semplice furto.

Un presepe “diverso”con stoffe e inclusività

La versione 2025 del presepe affisso nella piazza più celebre di Bruxelles, intitolata Le Stoffe della Natività, rompe con la tradizione. Le statue che rappresentano la Sacra Famiglia — Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù — così come i Re Magi e gli animali, non hanno i classici volti scolpiti. Al loro posto, patchwork di tessuti dai toni neutri o terrosi, pensati per rappresentare una pluralità di “tonalità della pelle” e allo stesso tempo offrire un messaggio di inclusività e sostenibilità: il progetto utilizza materiali riciclati o avanzati.

Una scelta stilistica, ma anche simbolica: secondo gli organizzatori, l’idea era rendere la rappresentazione della Natività accessibile a tutti, superare i confini identitari tradizionali, rendere la festività un momento universale. Il progetto, realizzato su incarico delle autorità cittadine e con l’approvazione della diocesi locale, includeva l’allestimento nella grande piazza centrale, sotto l’albero di Natale, visibile a cittadini e turisti fino al 4 gennaio.

Tuttavia, la scelta ha scatenato subito una forte reazione: non solo di dissenso estetico, ma di natura culturale e religiosa. Molti hanno descritto l’opera come un “attacco alle radici cristiane”, una caduta nell’eccesso del “politicamente corretto”, uno stravolgimento di un rito tradizionale. Alcuni critici hanno parlato, in toni aspri, di un vero e proprio “sfregio” alla tradizione.

E in questo clima già acceso, il furto della testa del Bambino Gesù — seppur fatta di stoffa — ha rappresentato una escalation: simbolica e materiale insieme.

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I precedenti inquietanti

Il furto del 2025 non è un caso isolato. Il presepe della Grand‑Place è stato vittima di atti vandalici più volte negli ultimi anni:

  • Nel 2017 la statuina intera del Bambino Gesù era sparita. Non fu mai ritrovata. 

  • Già nel 2014 fu rubata la testa della medesima figura, in un episodio attribuito ad attivisti politici, come gesto di protesta. 

  • Nel 2015 alcuni giovani entrarono di notte nel presepe, portarono via la statuina, danneggiarono la mangiatoia, la struttura portante, e altri arredi; in seguito furono indagati e ritenuti responsabili dei danni — pur essendo stati rilasciati. 

Questi precedenti mostrano che il presepe in Grand‑Place è un bersaglio ricorrente: non per furti di valore economico — le statue sono realizzate in materiali relativamente economici — ma per verifiche simboliche, atti di protesta, vandalismo. Un fenomeno che sembra oscillare tra goliardia, provocazione ideologica e intimidazione culturale.

Il furto della testa del Gesù bambino arriva in un momento particolarmente sensibile. Da un lato la decisione — già molto controversa — di affidare il presepe a un’interpretazione moderna, detto “inclusivo”, che molti hanno avvertito come una cancellazione della tradizione e dell’identità religiosa. Dall’altro lato il clima culturale europeo sempre più teso, con discussioni su secolarizzazione, identità, memoria e rappresentazione pubblica delle festività cristiane.

Per alcuni la rimozione dei volti e la sostituzione con tessuti era già un gesto simbolico forte — quasi provocatorio. Il furto, in questo contesto, può essere letto come un’esasperazione: non più solo un dissenso estetico o ideologico, ma come un atto di violenza simbolica contro un simbolo sacro, un tentativo di negazione, di derisione, o di imposizione di un conflitto culturale.

Per il Comune di Bruxelles la spiegazione ufficiale resta quella di un atto di vandalismo, senza rivendicazioni pubbliche note finora: la testa rubata «sarà sostituita» e verranno messe in atto misure di sicurezza più rigorose. 

Il significato simbolico del presepe

Il presepe — in Europa e in molti paesi cristiani — non è soltanto una decorazione natalizia: è un rito collettivo, un atto di memoria, una celebrazione dell’identità culturale e religiosa. La Natività, nei suoi simboli, racconta una storia condivisa, che attraversa generazioni e culture. Negarlo, modificarlo, vandalizzarlo significa intaccare qualcosa di profondamente radicato nella coscienza collettiva di una comunità.

Quando il volto di Gesù viene sostituito da un tessuto, o peggio quando viene strappato via di notte, il messaggio diventa ambiguo — per qualcuno di inclusione e apertura, per altri di offesa e negazione. Il furto, in questo contesto, non è più solo vandalismo: è un atto che rompe il patto simbolico tra comunità, tradizione e sacralità.

Diverse sono state le reazioni immediate dopo la scoperta del furto. Da un lato, le autorità hanno condannato l’atto definendolo “vergognoso e inaccettabile”, annunciando contromisure e la sostituzione della testa rubata. Dall’altro, numerosi cittadini — cattolici, ma anche semplici amanti della storia e dell’arte — hanno espresso sgomento e dolore: com’era possibile che in una piazza protetta, in una grande capitale europea, potesse accadere un gesto simile?

Alcuni hanno interpretato il furto come il culmine della polemica sul presepe “senza volto”: un segno che il malcontento sociale, culturale e religioso non si limita alle discussioni sui social, ma può tradursi in atti concreti. Altri ancora hanno sottolineato la necessità che nelle città si rafforzino controlli e custodia delle installazioni pubbliche, soprattutto quando, come nel caso di Grand‑Place, esse sono esposte al passaggio di migliaia di persone e turisti.

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Non solo Bruxelles: un fenomeno diffuso

Il caso belga ricorda altri episodi simili registrati in Europa. Ad esempio, nelle scorse stagioni natalizie sono stati danneggiati o rubati presepi pubblici in varie città: statue trafugate, capanne distrutte, figure rotte. In Italia, ad esempio, anche il presepe del sagrato di una cattedrale è già stato oggetto di furti notturni e vandalismi. 

Sul piano culturale e simbolico, le ripercussioni potrebbero essere più profonde:

  • Il furto può alimentare la protesta contro l’attuale versione del presepe, rafforzando le critiche a un progetto percepito come svuotamento della tradizione.

  • Può scatenare un dibattito più ampio su quanto la tradizione debba adattarsi a nuove sensibilità, o se certi simboli restano inviolabili.

  • Può incentivare le autorità a ripensare la protezione degli allestimenti pubblici, magari con telecamere, recinzioni o vigilanza, se vogliono evitare che simili atti si ripetano.

  • Può provocare — in alcuni — una nostalgia per presepi “classici”, tradizionali, con figure scolpite, volti e dettagli: un ritorno a una rappresentazione più “convenzionale” e riconoscibile.

Guardando quell’atto — apparentemente «solo» un furto di stoffa — con occhi attenti, si vede molto di più: un conflitto di visioni, una tensione tra passato e contemporaneo, tra appartenenza e inclusività, tra memoria e provocazione.

La piazza non è solo uno spazio pubblico: è uno specchio della società. E quando qualcuno rimuove la testa di un Bambino Gesù — anche se fatto di stoffa — non sta solo vandalizzando un presepe, ma sta sfidando un sentimento collettivo, una tradizione condivisa, un’identità diffusa.

1 Dicembre 2025 ( modificato il 30 Novembre 2025 | 23:57 )
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