8:27 am, 1 Dicembre 25 calendario

🌐 Anche i sex-toy diventano battaglia politica negli Stati Uniti

Di: Redazione Metrotoday
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Negli Stati Uniti del 2025, l’industria – un tempo discreta e privata – dei giocattoli sessuali (sex toys) è al centro di un acceso dibattito politico, culturale e legale. A far discutere non è tanto la loro esistenza, quanto la crescente pressione legislativa in alcuni Stati — in primo luogo lo Texas — per limitare la vendita e l’acquisto di “dispositivi osceni”, considerati da alcuni non come strumenti di salute e piacere, ma come una minaccia morale.

Negli ultimi mesi, una serie di proposte di legge, aspre prese di posizione istituzionali e un clima culturale sempre più polarizzato hanno rimesso sotto i riflettori temi delicati come libertà sessuale, privacy, diritti individuali e controllo su corpi e desideri. Nel cuore della questione — e dietro un linguaggio legalistico — emerge una domanda chiave: quanto è lecito chiedere allo Stato di regolamentare il piacere privato?

La nuova offensiva texana

Tra le proposte più aggressive spicca il Senate Bill 3003 (SB 3003), presentato all’inizio del 2025 da una senatrice del Texas, che obbliga i venditori online di sex toys a richiedere un documento d’identità con foto per verificare che l’acquirente abbia almeno 18 anni — un requisito ben più stringente del semplice uso di carta di credito. In caso di mancata verifica, il rivenditore rischierebbe una multa fino a 5.000 dollari e un’accusa da reato di classe A.

Parallelamente, un’altra proposta — il House Bill 1549 — mira a proibire la vendita di sex toys nei negozi “comuni”, consentendola solo a esercizi registrati come “sexually oriented businesses”. Questo significherebbe che grandi catene come supermercati o farmacie non potrebbero più vendere vibratori, dildo e altri dispositivi erotici, relegando il mercato a boutique specializzate.

Queste misure arrivano in un contesto legale complesso: per decenni il Texas aveva proibito la vendita di “dispositivi osceni”, ma nel 2008 un’istanza federale aveva dichiarato la legge incostituzionale, invocando il diritto alla privacy sessuale sancito dalla sentenza Lawrence v. Texas. Oggi, però, la volontà di reintrodurre restrizioni — seppur con modalità differenti — testimonia che quella battaglia non è mai davvero finita.

Un’autonomia intima in trasformazione

Dietro le statistiche, c’è una realtà spesso sottovalutata: l’uso dei sex toys non è più una nicchia marginale, ma una scelta crescente — soprattutto tra le donne. Recenti ricerche di mercato stimano che nel 2024 il mercato globale dei giocattoli sessuali valesse circa 25,4 miliardi di dollari, con una fetta importante del segmento finale (oltre il 70 %) appannaggio del pubblico femminile. 

Per molte donne, così come per persone che affrontano condizioni di salute — disfunzioni sessuali, dolori pelvici, stress — questi strumenti rappresentano non solo piacere, ma benessere, autonomia, scelta consapevole. Come hanno osservato esperte e operatori della salute sessuale, criminalizzare o ostacolare la vendita di sex toys significa togliere dignità e diritti a chi li utilizza.

Privacy, stigma e diritti in gioco

I critici delle proposte texane sono numerosi e articolati: da psicologhe, educatrici sessuali, attiviste, fino a osservatori di diritti civili e privacy. Le obiezioni principali riguardano:

  • La privacy personale: chiedere un documento d’identità per comprare un sex toy significa creare un registro — privato o pubblico — di chi compra cosa. Un potenziale strumento di controllo e stigmatizzazione, soprattutto per comunità vulnerabili (LGBTQ+, persone non binarie, ecc.).

  • La normalizzazione forzata della vergogna: trasformare un atto privato — spesso parte di una vita sessuale sana e consensuale — in una questione da “controllare” sul piano legale rafforza lo stigma attorno al piacere individuale e alla masturbazione, in particolare femminile. 

  • Un precedente per la censura sessuale: esperti sottolineano il rischio che una legge del genere diventi un precedente per ulteriori restrizioni, magari più ampie e meno legate alla tutela dei minori, e più orientate a motivazioni morali/conservatrici. 

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Tra satira e mobilitazione

Non mancano risposte – a volte ironiche, a volte infuriate. Celebrità del mondo dello spettacolo e commentatori politici — come Stephen Colbert — hanno attaccato le proposte definendole assurde e fuori tempo, suscitando ilarità ma anche una riflessione sulla libertà privata.

Allo stesso tempo, attivisti e gruppi per i diritti civili hanno rilanciato la battaglia per i diritti sessuali: “la libertà di adulti consenzienti non può essere regolata come se fosse un bene pericoloso,” sostengono, chiedendo che le istituzioni riconoscano il sex toy non come un tabù, ma come parte della salute sessuale e del benessere personale.

Mercato online e nuove leggi

Il dibattito negli USA non è isolato. Dall’Europa all’Asia, la crescita del mercato dei sex toys incontra regolamentazioni, censure, problemi logistici. In questo 2025, ad esempio, piattaforme globali di e-commerce e retailer online si trovano sotto pressione per controllare la vendita di sex toys — soprattutto quelli con implicazioni per la protezione dei minori o questioni di sicurezza.

Inoltre, le modifiche normative sull’e-commerce USA e sui dazi doganali stanno rendendo più complesso l’invio di merci — inclusi sex toys — dall’Europa agli Stati Uniti, con conseguenti aumenti di prezzo, ritardi, rischi di sequestro.

Una  battaglia che parla anche all’Europa

Anche in Europa, l’attenzione verso i diritti sessuali, la privacy, la regolamentazione del piacere è in evoluzione. Il mercato globale segnala una crescita prevista fino a quasi 60 miliardi di dollari entro il 2035 per i sex toys, con una forte domanda da parte delle donne.

Se leggi come quelle in discussione negli Stati Uniti dovessero trovare imitatori in altri paesi — inclusa l’Italia — il rischio sarebbe quello di tornare indietro su temi di autodeterminazione sessuale, stigmatizzazione, discriminazioni, perdita di privacy.

Tra diritti e proibizionismi

Il dibattito di questi mesi evidenzia una contrapposizione netta: da un lato, la volontà di regolamentare la sessualità — soprattutto se mediata da strumenti — considerandola potenzialmente pericolosa, da controllare; dall’altro, la domanda di riconoscere la sessualità come parte della libertà individuale, della salute, dell’identità.

La scelta che compieranno Stati come il Texas potrebbe segnare una svolta, non solo normativa, ma culturale: approntare nuovi vincoli, nuove vergogne, nuovi tabù, oppure aprire al riconoscimento del piacere come un diritto da preservare.

1 Dicembre 2025
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