7:38 am, 1 Dicembre 25 calendario

🌐 Addio a Nicola Pietrangeli, leggenda del tennis italiano

Di: Redazione Metrotoday
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 È morto a 92 anni Nicola Pietrangeli, uno dei più grandi interpreti della racchetta italiana e figura simbolo del “bello e buono” del tennis d’altri tempi. A darne notizia la Federazione Italiana Tennis, che — insieme a tutto il mondo dello sport — saluta un campione la cui eredità sul campo e fuori resterà indelebile.

Dal Nord Africa al Foro Italico: un’infanzia segnata dalla guerra

Nicola Pietrangeli nacque l’11 settembre 1933 a Tunisi, allora protettorato francese. Suo padre, di origini abruzzese-napoletane, era imprenditore; sua madre, di origine russa e danese, proveniva da una famiglia aristocratica.

La guerra e l’occupazione alleata segnarono profondamente la sua infanzia: durante i bombardamenti perse la casa e la famiglia venne internata in un campo di prigionia. Fu lì che, per sfuggire almeno idealmente al dramma che la guerra aveva portato nella sua vita, il giovane Pietrangeli cominciò a “scambiare palline” — il primo impatto con la racchetta.

Espulsi dalla Tunisia al termine del conflitto, la famiglia si trasferì in Italia, stabilendosi a Roma. Il giovane Nicola, pur parlando inizialmente francese e russo, imparò l’italiano e iniziò a costruire quella che sarebbe diventata una carriera irripetibile.

Un campione di eleganza e talento: gli anni d’oro

Pietrangeli scelse il tennis — abbandonando il calcio, disciplina in cui era già promettente — e in breve tempo si impose come uno dei talenti più puri del panorama internazionale. Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 fu sistematicamente considerato tra i primi dieci tennisti al mondo.

Il suo exploit più grande arrivò al Roland Garros: vinse il torneo nel 1959 e nel 1960, diventando il primo italiano a conquistare uno Slam. A questi successi in singolare si aggiunsero trionfi anche in doppio e doppio misto — segno di un repertorio tecnico e tattico completo.

Oltre ai “rosso di Parigi”, Pietrangeli sollevò trofei importanti anche negli Internazionali d’Italia (vinti più volte) e affermò la sua supremazia sulla terra battuta in tornei di prestigio come Montecarlo.

Il suo stile era raffinato, elegante, quasi aristocratico: con un rovescio “indecifrabile”, un tocco magistrale e una gestione strategica del gioco che fece scuola. Commentatori autorevoli lo ricordavano come un tennista di altri tempi, in grado di unire tecnica, intelligenza tattica e charme.

Il re della Coppa Davis

E’ nella competizione a squadre che Pietrangeli scrisse il capitolo probabilmente più imponente della sua carriera. Con 164 partite giocate in Coppa Davis — un record assoluto per un tennista italiano, e uno dei più alti nella storia del torneo — è stato per anni il “pilastro” degli azzurri.

Il bilancio parla chiaro: 78 vittorie su 110 incontri di singolare, e 42 successi in doppio. Spesso in coppia con Orlando Sirola, componevano uno dei doppi più vincenti della Davis fino ad oggi.

Due finali consecutive (1960 e 1961) furono la punta dell’impegno da giocatore; ma la più grande impresa la realizzò da capitano, portando l’Italia alla prima — e a lungo unica — vittoria del trofeo nel 1976, in Cile. Un trionfo storico che consacrò gli “Azzurri” e spalancò una nuova stagione per il tennis italiano.

Oltre il campo: fascino, vita mondana e Dolce Vita

Pietrangeli non fu solo campione dentro il campo. Con il suo charme, il suo carisma e il fisico scolpito, divenne anche un simbolo della “Dolce Vita” italiana: amato, osannato, capace di attraversare il mondo dello sport e dello spettacolo come un divo silenzioso.

Ironico come pochi, spesso ripeteva con autoironia: “Se mi fossi allenato di più, avrei vinto di più, ma mi sarei divertito di meno”. Una frase che racchiudeva tutto del suo modo di intendere il tennis: passione, eleganza, gioia di vivere.

Per molti fu un modello non solo di tennista, ma di stile di vita: l’uomo che — con racchetta e sorriso — trasmise agli italiani che il tennis poteva essere anche “bello, vero, vivo”.

L’eredità: dal mito al presente del tennis italiano

Con la sua scomparsa, il mondo del tennis perde un testimone di un’epoca irripetibile. Ma l’eredità di Pietrangeli resiste — nelle generazioni successive, nei giovani che oggi crescono con la racchetta in mano, nei risultati di tennisti italiani che provano a emulare gli antichi fasti.

Il suo nome resta inciso tra i più grandi: unico italiano nella International Tennis Hall of Fame; primo a conquistare un torneo del Grande Slam; detentore di record in Coppa Davis difficili da battere.

E lo stadio del Foro Italico a Roma, che porta il suo nome, è simbolo tangibile di un legame indissolubile tra Pietrangeli e la storia del tennis nel nostro Paese.

Il ricordo di un’epoca, dentro e fuori dal campo

Quando si parla di Nicola Pietrangeli, non si parla solo di un campione. Si parla di un’epoca di grazia, di racchette in legno, di terra battuta, di pubblico elegante sugli spalti. Si parla di un tennis che era più arte che fisico, più ragione che potenza, più charme che programma.

Oggi il tennis è cambiato — più fisico, più globalizzato, più professionale. Ma la sua assenza pesa, come un vuoto su un campo vuoto di notte: il buio lascia intravedere le sagome delle vecchie glorie, e tra di esse spicca ancora la sua figura, con racchetta in mano e lo sguardo deciso di chi sapeva trasformare ogni punto in una piccola, perfetta poesia.

1 Dicembre 2025
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