🌐 Woody Allen compie 90 anni, tra jazz, cinema e clarinetto
Oggi si celebra il 90° anniversario di Woody Allen, uno dei registi, attori e autori più prolifici e controversi del cinema contemporaneo. Una data che invita a fare un bilancio di sei decenni di carriera: tra commedie indimenticabili, drammi esistenziali, riflessioni sull’identità, l’amore e il tempo, ma anche una passione viscerale per il jazz — e per un clarinetto che lo accompagna da sempre.
Da Brooklyn al grande schermo
Nato come Allan Stewart Konigsberg a Brooklyn, New York, nel 1935, Allen cresce in una famiglia ebrea di tradizioni modeste. Fin da ragazzo mostra una sensibilità verso la comicità, la satira e l’ironia — prima come autore di battute per giornali e programmi televisivi, poi come stand-up comedian.
Durante l’adolescenza si avvicina al clarinetto e al jazz — una passione che non abbandonerà mai. Il giovane Allen inizia a ragionare su una carriera artistica, lascia gli studi universitari e si immerge nel mondo della scrittura per il cinema e la televisione. I suoi primi lavori dietro le quinte — scrittura di sceneggiature e battute — lo rendono noto nell’ambiente dello show business.
Negli anni Sessanta emerge la sua voce: Woody Allen inizia a recitare, scrivere e dirigere, dando forma a quel “homo comicus” che diventerà iconico. Una carriera che sfocerà, a partire dagli anni Settanta, in una filmografia destinata a segnare la storia del cinema.
Il cinema come psicanalisi
Allen non è mai un regista convenzionale. Nei suoi film confluiscono l’amore per New York — con i suoi caffè, i parchi, i suoi ritmi urbani — la malinconia, la nevrosi, la riflessione sull’esistenza, il tempo che passa, la difficoltà di amare, la ricerca del senso. Temi che trovano espressione tanto nelle commedie brillanti quanto nei drammi intimisti.
Film come Annie Hall (1977), Manhattan (1979), Hannah e le sue sorelle (1986), Crimini e misfatti (1989) o ancora Match Point (2005) sono esempi di una poetica che mescola intelligenza, humour, autocritica, romanticismo, moralità frammentata e contraddizioni.
Con oltre cinquanta film realizzati e decine di nomination e premi (tra Oscar, riconoscimenti internazionali, premi alla carriera), Allen è considerato una delle figure centrali del cinema mondiale degli ultimi cinquant’anni.
Il clarinetto, il jazz, il palco
Al di là delle cineprese e delle sceneggiature, Woody Allen coltiva da sempre una passione intensa per il jazz — in particolare per il jazz delle origini: il New Orleans jazz, il Dixieland, le radici storiche della musica afro-americana. Il clarinetto, lo strumento che aveva iniziato a suonare in gioventù, rimane una costante: non un passatempo, ma un modo per respirare l’anima musicale del passato.
Per decenni ha suonato con la sua ensemble, la New Orleans Jazz Band, portando in giro per il mondo melodie, standard, spiritual, rags, blues e atmosfere anni Venti‑Trenta. Concerti, serate nei club di Manhattan, tournée: la sua vita parallela, fatta di note e soffio sul legno del clarinetto, è spesso considerata il lato più autentico e privato del regista.
Nel 1997 la regista Barbara Kopple dedica a questa sua dimensione un documentario: Wild Man Blues. Una testimonianza sincera e intima, che mostra Allen lontano dalle telecamere mastodontiche, in tour in Europa con la sua band, in bilico tra nostalgia, passione e la consapevolezza di un’età che avanza.
Anche negli ultimi anni — nonostante le polemiche legate al suo nome — Allen ha continuato a suonare, portando il suo clarinetto in tournée, con date in Europa e anche in Italia (Milano e Roma), segno che la musica, per lui, non è un hobby secondario, ma una ragione di vita.
90 anni: un compleanno silenzioso
Per il suo novantesimo compleanno Allen non sembra interessato a feste o celebrazioni pubbliche: come ha raccontato in passato, trova “triste” l’idea di celebrare compleanni come tappe emozionali — un dato di fatto ricorrente nella sua esistenza — preferendo il linguaggio delle emozioni genuine, delle storie raccontate, dei film realizzati.
Eppure, per il pubblico e gli appassionati, questa ricorrenza è occasione per guardare con uno sguardo ampio la sua intera parabola artistica: dagli esordi comici negli anni Sessanta alle commedie sofisticate degli anni Settanta, dai drammi morali degli anni Ottanta‑Novanta fino alle opere più mature e riflessive degli anni Duemila, passando per una band jazz che è sempre stato — e resta — una casa lontano dal set.
Genialità, polemiche, metamorfosi
È inevitabile: parlare di Woody Allen significa fare i conti anche con le ombre. La sua vita privata, le accuse, le controversie — tutte vicende che hanno accompagnato la sua carriera come un’ombra persistente. Alcune hanno diviso il pubblico, altri hanno messo in discussione la separazione tra l’uomo e l’opera.
Ma il cinema — come la musica — non dimentica facilmente. E il suo valore artistico, la sua capacità di evocare emozioni forti, riflessioni dolorose, risate amare o dolci, resta. Molti critici sottolineano come, al di là della controversia, il linguaggio di Allen abbia aperto strade nuove: una comicità intellettuale, un’esplorazione psicanalitica dell’animo umano, una grazia malinconica, una delicatezza nei rapporti amorosi e affettivi spesso complessi.
Il fatto che, a 90 anni, continui a scrivere — e forse a girare un nuovo film — come segnalato recentemente da fonti vicine al suo entourage, testimonia che non è un uomo definito, ma un artista in evoluzione, che si porta dietro la sua storia fatta di risate, clarinetto, New York, cineprese e melodie jazz.
La filmografia di Allen — lunga, variegata, spesso audace — è per molti un manuale di cinema: come si costruisce una commedia romantica, come si racconta l’identità ebraica americana, come si mette in scena la nevrosi, il conflitto generazionale, l’amore, il fallimento, la speranza. Ma anche: come si mescola la musica e il cinema, come si restituisce dignità a un genere musicale che rischiava l’oblio.
E i suoi film continuano a essere visti, studiati, discussi, amati e criticati. Perché – nonostante le imperfezioni e le ombre — portano dentro qualcosa di universalmente umano.
Il vecchio hipster newyorkese
Il 90° compleanno di Woody Allen non è solo un anniversario: è un’occasione per interrogarsi su cosa significhi essere un artista oggi, su come si affronta il tempo, su che valore ha la memoria, su quanto l’ironia, la musica, il cinema possano ancora dire qualcosa.
Forse non ci saranno feste plateali. Forse il clarinetto stona un po’ di più con l’età. Ma il gesto di continuare — di scrivere, di dirigere, di suonare — resta: come una testimonianza di resistenza creativa.
E per chi lo guarda da lontano, per chi non ha vissuto i suoi esordi negli anni Sessanta, per chi scopre oggi i suoi film o ascolta le sue note jazz, il messaggio è chiaro: l’arte non invecchia. Cambia, si trasforma, si immola al tempo — eppure conserva un cuore pulsante.
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