1:51 pm, 29 Novembre 25 calendario

🌐 Lo scontro USA-Venezuela spezza i cieli dell’America latina

Di: Redazione Metrotoday
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“Considerate lo spazio aereo chiuso”

Per una notte e per buona parte del giorno il cielo sopra il Venezuela è diventato il teatro di un’escalation diplomatica e militare che rischia di avere conseguenze pratiche immediate per voli commerciali, diplomazia e stabilità regionale. La frase — postata su una piattaforma social dal presidente statunitense — che invitava «tutte le compagnie, i piloti, i trafficanti di droga e di esseri umani» a considerare «lo spazio aereo sopra e intorno al Venezuela chiuso in tutta la sua estensione» ha scatenato il panico nelle compagnie aeree internazionali, spinto l’agenzia di sicurezza americana ad emettere allerte e provocato la risposta rabbiosa di Caracas.

L’ordine verbale ha avuto effetti concreti, seppure non abbia la forza legale di un provvedimento internazionale: molte compagnie internazionali — alcune già avvertite nei giorni precedenti dalla FAA di possibili rischi e attività militari nella regione — hanno sospeso i voli o rallentato le rotte che sorvolano lo spazio aereo venezuelano, mentre il governo di Caracas ha risposto revocando i diritti di operare ad alcuni vettori e denunciando la «minaccia coloniale» di Washington. I toni sono rapidamente diventati aspri: da una parte l’avvertimento formale degli Stati Uniti e la maggiore presenza militare navale nella regione; dall’altra la condanna formale e la mobilitazione difensiva di Maduro, con misure di ritorsione economica e normative.

Perché i voli sono stati cancellati

La vicenda non nasce dal nulla. Negli ultimi giorni la Federal Aviation Administration (FAA) aveva inviato un’alert alle compagnie nazionali e internazionali, scoraggiando i sorvoli sulle aree di responsabilità venezuelane per «una situazione di sicurezza potenzialmente pericolosa» legata a un aumento di attività militari e a possibili interferenze ai sistemi di navigazione. L’avvertimento era già bastato a spingere alcuni operatori a sospendere collegamenti, ma la dichiarazione pubblica del presidente statunitense ne ha amplificato l’effetto, producendo una reazione a catena: cancellazioni, riprotezioni, e caos operativo negli aeroporti che mantenevano traffico residuale.

Dal punto di vista pratico, la FAA e altri enti regolatori possono soltanto consigliare alle compagnie con bandiera nazionale — o che operano negli spazi di loro competenza — di non impegnare rotte considerate a rischio; non possono “chiudere” lo spazio aereo di un altro Stato per conto proprio. La sovranità territoriale sull’aerospazio è regolata dalla Convenzione di Chicago: è lo Stato sovrano che decide misure e restrizioni sul proprio cielo. Tuttavia, quando un grande mercato come gli Stati Uniti raccomanda di mantenersi lontani, le compagnie private — prudenzialmente — seguono l’indicazione per tutelare passeggeri e crew, e le assicurazioni possono complicare ulteriormente la possibilità di volare.

Caracas, Washington e le altre capitali

La replica del governo venezuelano è stata immediata e in parte simbolica: revoca dei diritti operativi per alcune compagnie che avevano sospeso i voli, appelli alla comunità internazionale e una narrazione che ha dipinto gli avvertimenti statunitensi come un pretesto per interventi esterni o per isolare ulteriormente il Paese. Il presidente venezuelano ha denunciato il rischio di una campagna mediatica e diplomatica finalizzata a giustificare azioni più invasive. Sulle piazze e nei media internazionali il tema è stato letto in due modi: come un’azione preventiva di sicurezza contro traffici illeciti o come un passo verso un’escalation che rischia di violare la sovranità di uno Stato.

La preoccupazione principale è pratico-operativa: la sospensione dei voli complica le rotte commerciali nell’America latina, aumenta i tempi di viaggio, e può creare ostacoli logistici per merci e persone. Ma c’è anche una dimensione geopolitica: la mossa americana si inserisce in una strategia più ampia che negli ultimi mesi ha visto un rafforzamento della presenza navale statunitense nei Caraibi e l’implementazione di azioni mirate — secondo Washington — al contrasto del narcotraffico. Queste attività, però, si sovrappongono a tattiche politiche più profonde volte a limitare l’influenza di attori ritenuti ostili alla linea statunitense. 

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I rischi per le compagnie aeree

Per le compagnie è una scelta onerosa: mantenere voli significa assumersi rischi di sicurezza e assicurativi; sospenderli significa subire perdite economiche e possibili sanzioni da parte degli Stati colpiti. Le assicurazioni di responsabilità civile per il trasporto aereo possono, in caso di conflitti o attività militari, non coprire pienamente gli incidenti. Inoltre, le autorità di controllo del traffico aereo di paesi terzi possono imporre divieti o deviazioni che rendono inefficiente il servizio. La combinazione di questi elementi spiega perché, nonostante l’assenza di un provvedimento formale che “chiuda” giuridicamente lo spazio aereo venezuelano, le rotte siano state cambiate o cancellate.

Dietro la tensione tra Stati Uniti e Venezuela

Per comprendere appieno lo scontro odierno bisogna guardare alla lunga storia di tensioni: embargo, sanzioni, accuse reciproche di sostegno a gruppi illegali e una divisione politica interna che si è acuita negli ultimi anni. Le amministrazioni statunitensi hanno alternato diplomazia e sanzioni contro Caracas, mentre l’esecutivo venezuelano ha risposto con misure di chiusura e alleanze con paesi contrari all’egemonia statunitense. Il quadro post-2019, segnato dal riconoscimento parallelo di leadership politica e dalla presenza di attori terzi sul territorio, ha reso i margini di negoziazione più stretti e i rischi di escalation maggiori. In questo clima, ogni avvertimento operativo può trasformarsi in un incidente politico.

Non sono solo i voli di linea a essere colpiti: missioni umanitarie, voli di rimpatrio e collegamenti che servono le grandi comunità venezuelane all’estero subiscono ricadute immediate. Le reti migratorie — che negli ultimi anni hanno fatto registrare flussi ingenti verso Colombia, Brasile, Stati Uniti ed Europa — rischiano ulteriori strozzature nei corridoi aerei; lo stesso vale per le forniture essenziali che transitano via aereo. Le misure di cautela da parte delle compagnie possono quindi impattare anche su persone in fuga o su operazioni di assistenza. 

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Per l’Europa il tema è duplice: proteggere cittadini e compagnie (quelle europee hanno già modificato rotte in passato per questioni simili) e mantenere un canale diplomatico che impedisca ulteriori degenerazioni. I Paesi europei hanno interesse a preservare la libertà di navigazione e ovviamente a tutelare i propri connazionali in loco. Una possibile reazione multilaterale potrebbe passare per organismi come l’ICAO e le Nazioni Unite, ma tutto dipenderà dalla capacità di trovare un terreno comune con Washington e con i paesi latino-americani interessati.

Quando la sicurezza vola prima della geopolitica

Al di là delle narrative politiche e dei proclami, la decisione di compagnie e autorità è guidata da un principio semplice: proteggere vite e asset. In condizioni di alta tensione, le rotte aeree vengono ripensate, le compagnie evitano rischi non garantiti, e gli Stati invocano diritti o avvertono di pericoli. È una dinamica che può sembrare tecnica, ma che ha effetti politici immediati: la gestione dello spazio aereo diventa così un indicatore di potere e di controllo — e, nel caso del Venezuela, uno specchio della fragilità di equilibri regionali già messi alla prova.

29 Novembre 2025
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