🌐 “Una Vita da Campione”, le leggende del calcio raccontano se stesse
Dal 28 novembre 2025, la piattaforma digitale RaiPlay ospita Una Vita da Campione, la nuova docuserie che riporta in campo — metaforicamente e non solo — otto protagonisti del grande calcio italiano. Otto storie intime e collettive, otto volti che per anni hanno acceso gli stadi di passione e speranza, ora pronti a ripercorrere — davanti all’obiettivo e con la voce del conduttore Federico Vespa — la loro carriera, le fatiche, i sogni, i rimpianti, le rinascite.
Gli otto protagonisti: Walter Zenga, Beppe Signori, Gigi Di Biagio, Francesco Flachi, Beppe Bergomi, Gianluigi Lentini, Angelo Di Livio e Roberto Donadoni — ognuno con un proprio episodio dedicato.
La particolarità del format è nel racconto: ogni puntata è strutturata come se fosse una partita — con un “primo tempo” per gli esordi e i sogni, l’“intervallo” per le crisi e i passaggi difficili, un “secondo tempo” per i trionfi, i “tempi supplementari” per mostrare la vita dopo il calcio, e infine i “rigori”: domande dirette, senza filtri, che vogliono toccare la verità dietro il mito.
Il racconto è potenziato da immagini d’archivio, telecronache, contributi video, e da ricostruzioni immersive grazie a tecnologie moderne — un modo per far rivivere al pubblico alcuni dei momenti più emozionanti e iconici del calcio italiano.

Negli ultimi anni la televisione e lo streaming hanno moltiplicato le produzioni che guardano indietro, scavando nella memoria dello sport, dell’arte, della società. Documentari, biopic, serie – tutte convergono verso un’esigenza: riconsiderare il passato non come nostalgia, ma come racconto in grado di dialogare con il presente.
In questo senso, “Una Vita da Campione” non è un gesto nostalgico fine a sé stesso, ma un tentativo esplicito di riannodare fili: tra generazioni di tifosi, tra passioni condivise, tra valori che attraversano vittorie e cadute. Offre visibilità a quel lato umano del campione — talvolta sbiadito sotto i riflettori e le luci dello stadio — e lo restituisce nella sua complessità, con luci e ombre.
La regia di Alessandro Tresa e la conduzione di Federico Vespa, conferiscono al progetto un taglio quasi “giornalistico”: non un semplice talk-show o documentario celebrativo, ma una narrazione pensata per essere vivida, autentica, immersiva. In un tempo in cui memoria e heritage sportivo sembrano a rischio dimenticanza, l’esperimento segna una tappa importante: recuperare la dimensione epica, teatrale e umana del calcio per raccontarla con occhi contemporanei.
Alcune storie — tra gloria, crisi, rinascita

Beppe Signori: il “rigore senza rincorsa” e ciò che venne dopo
Nell’episodio dedicato a Beppe Signori emerge chiaramente la parabola di un fuoriclasse: dalla consacrazione come bomber di razza a Foggia (con l’allenatore Zdeněk Zeman) al trionfo con la SS Lazio, fino al Mundial ’94 con la Nazionale Italiana — una stagione che gli regalò fama e gloria.
Ma non mancano le ombre: la sua carriera sarà segnata anche da scandali legati al calcio scommesse, con accuse, sospensioni e infine un’assoluzione. Nel racconto di “Una Vita da Campione”, Signori ripercorre quei momenti delicati: la sofferenza, la sfiducia, la voglia di ricominciare. Il format, attraverso ricostruzioni e interviste, dà spazio sia al “campione” sia all’uomo che ha dovuto affrontare la caduta.

Gigi Di Biagio: sacrificio, leadership e… un rigore maledetto
L’episodio con Gigi Di Biagio racconta di un centrocampista totale, abile tanto nella fase difensiva quanto in quella di impostazione. Dal suo legame iniziale con lo stesso Zeman, fino alle esperienze con AS Roma e FC Internazionale Milano, Di Biagio emerge come simbolo di generosità, intelligenza tattica e tenacia.
Un racconto che non nasconde le difficoltà: la carriera, come spesso accade, è costellata di momenti difficili, di dubbi, di pressioni. Il rigore sbagliato nel ’98 — un episodio doloroso, ma che segna la maturazione di un calciatore e di un uomo. “Una Vita da Campione” rende giustizia a quella fase, mostrando il coraggio di rialzarsi e andare avanti.

Francesco Flachi: tra genio, caduta e ritorno
Nel percorso di Francesco Flachi, il racconto si fa complesso e ricco di sfumature. Talento puro, fantasia, istinto: caratteristiche che lo resero una promessa, poi una realtà concreta alla UC Sampdoria. Ma anche le controversie, le squalifiche, le ombre di una carriera disturbata.
Eppure, c’è nel suo racconto una forza – l’amore per il calcio, la consapevolezza, la voglia di riscatto — che emerge forte, quasi come un atto di difesa di se stesso, della propria storia. “Una Vita da Campione” non cancella gli errori: li mette nero su bianco per restituire un ritratto sincero e umano di un campione fragile e grande insieme.
Altri episodi, dedicati a Zenga, Bergomi, Lentini, Di Livio e Donadoni, promettono analoghi percorsi: tra esordi umili, successi, dolori, rinascite. E soprattutto: dietro la maglia, l’uomo.
Lo sport come racconto di vita
“Una Vita da Campione” è anche un segnale: lo sport non è solo performance, è racconto, identità, memoria. In un’epoca in cui i protagonisti cambiano rapidamente, in cui il calcio è sempre più business, marketing, media — raccontare la generazione di chi ha vissuto il calcio come passione, fatica, sogno, diventa anche un atto di recupero collettivo.
Gli autori della serie — prodotti da Lovit per Rai Contenuti Digitali e Transmediali — hanno scelto di non edulcorare: non biopic patinati, non celebrazioni unilaterali, ma ritratti complessi, autentici, sfaccettati. Con il contributo di tecnologie immersive, materiale d’archivio, telecronache originali — la serie si propone come ponte tra generazioni, tra chi c’era e chi c’è, tra chi ricorda e chi scopre.
In tempi in cui spesso si celebra il presente con rapidità, con nuovi fenomeni, nuovi volti, “Una Vita da Campione” frena, fa respiro, guarda indietro per offrire radici, memoria, identità condivisa.
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Un modo per (ri)scoprire storie che hanno fatto la storia — non solo in termini di gol, vittorie, maglie, ma di vite, di scelte, di ferite cicatrizzate;
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Un racconto senza sconti né nostalgie facili: le ombre, le cadute, le volte in cui il calcio è diventato un peso; ma anche la bellezza del riscatto, del ritorno, della dignità.
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Una costruzione narrativa originale: la metafora della partita, con tempi, supplementari, rigori; un’idea forte per dare ritmo al racconto e rendere protagonista non solo chi parla, ma ciò che ha vissuto.
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Una riflessione sul valore della memoria sportiva, che non significa ripetere acriticamente il passato, ma saperlo raccontare con realismo e cuore.
Per chi ama il calcio — e anche per chi semplicemente ama le storie — “Una Vita da Campione” è molto più di una docuserie: è un viaggio nelle radici, un confronto con la storia personale e collettiva, un invito a capire quanto il pallone possa segnare non solo carriere, ma vite intere.
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