🌐 Il giallo dell’eredità di Pippo Baudo: 10 milioni ma nessuno la vuole
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ToggleQuando, lo scorso 16 agosto, se n’è andato a 89 anni uno dei volti storici della televisione italiana — fra le figure che più di ogni altre ha definito il concetto stesso di “conduttore” — in molti si aspettavano che la sua eredità materiale fosse all’altezza del mito.
Invece, oggi, l’assegno intestato a Tiziana Baudo, Alessandro Baudo e all’assistente di una vita, Dina Minna, resta — inspiegabilmente — in sospeso. Il testamento, aperto il 9 settembre 2025 nello studio del notaio a Bracciano, non ha ancora trovato risposta: dopo più di tre mesi, nessuno degli eredi ha formalmente accettato la parte che spetterebbe loro.
Un’eredità imponente …. e poco digeribile
Secondo le prime ricostruzioni, il patrimonio complessivo del conduttore ammonterebbe a circa 10 milioni di euro.
Ma il dato — già di per sé alto — appare fin troppo basso se si considera una carriera lunga decenni, fatta di programmi di punta, diritti d’autore e cachet significativi: 13 edizioni del Festival di Sanremo, decine di trasmissioni storiche, canzoni di successo come Donna Rosa e “Viva le donne”.
Il patrimonio immobile, da solo, era stimato in oltre 6 milioni di euro: quattro appartamenti in centro a Roma (in via della Vite), un ufficio di sette vani nel quartiere Prati, e 17 terreni sparsi tra Lazio e Sicilia (tra Fiano Romano, Noto e Siracusa).
Alcune proprietà — come la villa in Sardegna acquistata con l’ex moglie Katia Ricciarelli — erano già state cedute in anni precedenti.
Eppure, nonostante la massa di beni, la dichiarazione di accettazione ufficiale non è arrivata. Una situazione che fa discutere, perché in contesti simili la successione viene di solito definita in tempi brevi.
Nessuno ha ancora ritirato l’eredità
Le spiegazioni ipotizzate sono diverse, ma convergono su un punto: la delusione o la diffidenza sul valore reale del patrimonio di Baudo. In sostanza, gli eredi — fra i quali la figlia Tiziana e il figlio Alessandro, riconosciuto nel 1996, e l’assistente storica Dina Minna — sospetterebbero che la stima di 10 milioni sia sottodimensionata, rispetto a quanto ci si aspetterebbe da una carriera come la sua.
Questo dubitare della stima, unito alla complessità del patrimonio — immobili dislocati in più regioni, terreni, diritti d’autore, possibili beni mobili e aziende — porterebbe gli eredi a voler verificare con attenzione ogni aspetto prima di formalizzare l’eredità.
Altri osservatori suggeriscono che la decisione di destinare una quota quasi identica a quella dei figli a un’assistente personale — per molti una scelta insolita — possa aver generato tensioni personali.
Insomma: non si tratterebbe di un semplice ritardo burocratico, ma di un vero e proprio ripensamento collettivo, destinato a protrarsi finché non sarà fatta chiarezza su quanto di Baudo è veramente «ereditabile».
Non solo denaro
È importante sottolineare che — al di là dei beni materiali — la vera eredità di Pippo Baudo è la sua influenza nella televisione italiana. Forse è per questo che, mentre la successione patrimoniale langue in attesa di formalità, quella culturale e artistica ha già avuto una rapidissima definizione.
Numerosi colleghi e addetti ai lavori hanno proclamato che «la televisione che Pippo ha contribuito a costruire» continuerà a vivere. Alcuni programmi storici, l’approccio elegante alla conduzione, la capacità di far emergere nuovi talenti: tutto questo rappresenta, per molti, il vero patrimonio lasciato dal conduttore.
In più, la divisione in egual misura tra figli e assistente — almeno sulla carta — ha fatto discutere: lasciare un terzo del patrimonio a una figura che non è un parente stretto è stata vista come una decisione forte, forse addirittura provocatoria. Alcuni ne hanno parlato come l’ultima «rivoluzione» di un uomo abituato a fare le cose a modo suo.
Le voci da dietro le quinte e le accuse rimaste sospese
Non mancano le voci polemiche: l’ex moglie, Katia Ricciarelli, aveva definito «ingiusta» la quota attribuita all’assistente. Quel gesto — secondo lei — tradiva non solo un criterio di merito, ma anche un disegno volto a tenere all’oscuro alcune persone vicine al conduttore.
Dina Minna, da parte sua, aveva risposto per le vie legali, con una diffida formale, negando ogni accusa e affermando che Baudo negli ultimi tempi non voleva «neanche vederla».
Ma dopo l’apertura del testamento, l’eco di quell’episodio sembra essersi affievolita, sostituita dalle riflessioni sull’entità reale del patrimonio. Per ora, la vicenda resta sospesa. Non è chiaro se la diffida tra le parti ostacolerà il percorso di accettazione — o se si tradurrà semplicemente in silenzio, in attesa di decisioni più concrete.
La vicenda non è un caso isolato
In Italia, la legge prevede che gli eredi abbiano fino a dieci anni per accettare o rinunciare a un’eredità. Tuttavia, nei fatti, in casi come questi — con patrimoni consistenti e soggetti noti — la pratica si conclude quasi sempre in poche settimane. Il fatto che siano già passati tre mesi, dunque, è significativo.
Se la situazione non si sblocca, per molti questa potrebbe diventare una «eredità contesa» — non per motivi passionali o familiari, ma per reali incertezze fiscali, burocratiche e di stima. Potrebbero essere necessarie nuove perizie sugli immobili, rivalutazioni dei diritti d’autore, chiarimenti su eventuali società collegate. In casi analoghi, non è raro che parte dell’eredità finisca per essere accettata, parte rinunciata o — nei casi più complessi — affidata a una procedura di cessione o messa in vendita.
Per molti nel mondo della televisione e dello spettacolo, però, il punto è un altro: l’eredità vera di Baudo non è quella che resta nei conti o nelle carte notarili. È quella che, ogni giorno, rivive in un modo nuovo di fare TV — elegante, misurato, attento alla forma e al contenuto. Una lezione che non ha bisogno di firme o eredi per continuare a valere.
Un caso-specchio per la tutela dell’eredità artistica
La vicenda di Pippo Baudo evidenzia una doppia eredità: quella concreta, fatta di case, terreni, conti e diritti, e quella immateriale — fatta di stile, memoria, modelli, estetica televisiva. Spesso, la seconda si trasmette spontaneamente, trova emuli e prosegue; la prima, invece, è soggetta a leggi, procedure, calcoli e conflitti.
Molti operatori del diritto e dello spettacolo osservano che la ritrosia degli eredi — in casi analoghi — può diventare un’opportunità per riflettere su come vengono tutelati i patrimoni di personaggi celebri: magari riscoprendo la necessità di testamenti più trasparenti, di fiduciarie, di strumenti che permettano di evitare contestazioni e ritardi lunghi anni.
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