10:23 am, 27 Novembre 25 calendario

🌐  Lega cambia simbolo: addio a “Salvini Premier”, rimane Alberto da Giussano

Di: Redazione Metrotoday
condividi

Tra strategie elettorali e nuovi equilibri interni

Roma — Dopo anni di convivenza tra brand personale e identità collettiva, per la Lega arriva un cambio ai vertici dell’immagine ufficiale: la dicitura “Salvini Premier”, che dal 2018 campeggiava sul logo del partito, sarà tolta. La decisione — anticipata dall’agenzia AGI il 26 novembre 2025 — è stata confermata dal segretario Matteo Salvini, che ha spiegato come questo cambiamento rifletta la nuova fase della coalizione di centro‑destra, nella quale sarà un’altra leader, Giorgia Meloni, a essere candidata premier alle prossime politiche.

Il simbolo del partito, a partire da oggi, manterrà la figura storica di Alberto da Giussano — guerriero medievale diventato icona del movimento — ma senza il riferimento diretto al nome del segretario sulla scheda elettorale. Una svolta che, seppure simbolica, apre la porta a una ridefinizione più ampia: è un fatto che ragiona non soltanto in termini di comunicazione, ma di identità politica e strategia di coalizione.

🌐 Un salto indietro per guardare avanti

La svolta non arriva dal nulla. Dal congresso federale della primavera 2025 la Lega ha approvato un nuovo statuto, che rafforza il ruolo del segretario federale e del Consiglio federale, e prevede strumenti più centralizzati di governo del partito.

Nel nuovo testo statutario, la descrizione del simbolo resta formalmente invariata: “un rettangolo blu con la scritta ‘Lega per Salvini Premier’ in bianco.” Tuttavia, lo statuto prevede che ogni modifica al simbolo possa essere decisa dal Consiglio federale — senza necessità di un nuovo congresso: una finestra normativa che oggi consente di agire rapidamente, rendendo possibile la cancellazione della dicitura “Salvini Premier”.

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjN5R7lnVX1uSSv5CJQ4nMzQEYsai5lM8VsYLmne4V6BeTP3bMrbBGhopjq3TQKj0HlXmWyBy2A_Mwgh-LaVxVh1hooUlKGoPiGx_FqatgN_BE4pRgsPKMzVBPYmXFs-fyYKrqDKNcT5VdG6bCimhwKjrqSYFQki_3hlrg6adVfAakF6xYDhvKlnE7RBV2T/s755/Lega%20marchio.jpg

La scelta appare quindi soprattutto strategica: eliminare dal logo il riferimento esplicito al leader significa alleggerire la connotazione personale del partito — e prepararsi ad affrontare una competizione elettorale in cui la premiership verrà esplicitata sotto bandiere di coalizione, non a colpi di sigle di partito.

Salvini non ha nascosto le ragioni: «Visto che sarà Meloni la candidata premier della coalizione, sarebbe curioso tenere la scritta “Salvini Premier”» — ha commentato, con un’accentuata dose di pragmatismo politico.  Secondo fonti vicine al partito, la decisione sarebbe stata presa per evitare confusione elettorale e per dare un’immagine di “più ampia coesione” al centro‑destra.

🌐 Dalla svolta del 2018 ad oggi: un’evoluzione identitaria

Per capire il peso simbolico di questa decisione occorre fare un passo indietro. Il 2018 segnò una svolta per la Lega: da erede della storica Lega Nord, il partito cambia nome e logo, diventando “Lega – Salvini Premier”. Nel simbolo rimaneva la figura di Alberto da Giussano, a segno di una continuità nostalgica verso il passato, ma la scritta in basso rappresentava la nuova leadership personalistica, fortemente legata al nome di Salvini.

Poi, nel 2025, con l’approvazione del nuovo statuto al congresso di Firenze, la Lega ha ridefinito il proprio sistema interno: maggiore potere al segretario federale (con durata del mandato estesa a 4 anni), maggiore centralizzazione, revisione delle regole per le articolazioni regionali. Il simbolo è rimasto formalmente invariato — ma con la modifica possibile già scritta. La rimozione di “Salvini Premier” rappresenta così l’atto di una trasformazione più profonda: da partito personalistico a struttura collettiva, pronta a confrontarsi come componente di coalizione piuttosto che come cabina di comando centrata sul leader.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d6/Monumento_%22Alberto_da_Giussano%22.JPG

🌐 Strategia elettorale, coalizione e pragmatismo politico

Il contesto attuale della politica italiana è fatto di alleanze, coalizioni, equilibri federali fra partiti diversi. In questo quadro, la permanenza di un logo fortemente personalistico — con il nome di un singolo leader — rischiava di risultare inopportuna. Cancellare “Salvini Premier” significa, in termini pratici: alleggerire un marchio personale, mostrare disponibilità al gioco di coalizione, dare un segnale di apertura e adattabilità.

Inoltre, la mossa può essere letta come un “assicurazione” per Salvini stesso: mantenendo la figura di Alberto da Giussano, la Lega conserva la sua identità tradizionale e simbolica, ma evita di legarsi al destino di un singolo uomo in vista delle politiche che verranno.

Secondo ambienti interni, la decisione risponde anche a un’esigenza di restyling: un partito che vuole essere competitivo in tutto il territorio nazionale, che non può essere percepito come monotematico o legato a un leader solo. Un brand più sobrio, sobrietà utile in un panorama politico instabile.

🌐 Cosa cambia (davvero) per la base

Le reazioni all’interno e all’esterno del partito si dividono. Per alcuni militanti, soprattutto fra le correnti più fedeli al progetto originario — quelle con radici nel nord e nella Lega Nord — la rimozione di “Salvini Premier” rappresenta un ritorno a una dimensione collettiva, meno centrata su un unico uomo. Per altri, in particolare nella base elettorale tradizionale, è una rinuncia all’identità “chiara e riconoscibile” che aveva portato consensi.

Critici e opposizioni guardano con attenzione: il cambio di simbolo può essere interpretato come un tentativo di mascherare una revisione interna, forse anche una fase di transizione verso nuovi assetti dopo le elezioni, oppure come un modo per “normalizzare” la Lega, preparandola a una dimensione più istituzionale e meno movimentista.

C’è chi teme che la mossa nasconda tensioni interne, un ridimensionamento della leadership di Salvini o una ridefinizione delle alleanze territoriali. C’è chi invece la legge come la prova di un partito che tenta di superare la logica personale per tornare a quella organizzativa: un passaggio che — se gestito con realismo — potrebbe allargare il perimetro elettorale della Lega, rendendola competitiva non solo con il “marchio” del leader, ma con un’identità rinnovata.

https://i2.res.24o.it/images2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/Immagini/ArticleGallery/Italia/2020/12/Ritagli/05-kJwC--1020x533%40IlSole24Ore-Web.jpg

🌐 Un simbolo, un’identità, un futuro: la scommessa della Lega

La decisione di cambiare simbolo segna un momento di discontinuità nella storia recente della Lega. Non è un semplice restyling grafico — è una scelta che tocca l’identità, la strategia, la comunicazione e la struttura interna del partito.

Da un lato resta la figura forte del guerriero medievale, Alberto da Giussano — simbolo delle origini, dell’autonomia, delle battaglie territoriali. Dall’altro sparisce l’appellativo “Salvini Premier”, che aveva conferito al partito un’impronta personalistica e centrata su un solo uomo.

In prospettiva, la nuova Lega — più “neutra” nel simbolo — si presenta come un partito pronto a giocarsi la partita delle alleanze, a inserirsi in coalizioni, a dialogare su basi meno personalistiche. È una scommessa che può produrre effetti profondi, non solo sul consenso, ma sulla natura stessa del partito.

27 Novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA