10:28 am, 27 Novembre 25 calendario

Attacco di squalo: donna muore in Australia

Di: Redazione Metrotoday
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Un uomo gravemente ferito

Un’alba di terrore a Kylies Beach, nel Crowdy Bay National Park. Lo Stato interrompe l’accesso alle spiagge e avvia operazioni di cattura; la comunità scientifica apre il dibattito sulle cause dell’aumento degli incontri fra uomo e squalo.

Era l’alba quando il mare, che fino a poche ore prima si era mostrato calmo e innocuo come sempre, si è trasformato in scena di una tragedia. Due persone — una donna e un uomo, giovani e presumibilmente turisti — sono state attaccate da uno squalo mentre si trovavano in acqua vicino a Kylies Beach, un tratto isolato della costa del Crowdy Bay National Park, nel New South Wales. Per la donna non c’è stato nulla da fare: è morta sul posto. L’uomo è stato trasportato in elicottero al John Hunter Hospital con ferite gravi alle gambe; le prime comunicazioni ufficiali parlano di condizioni serie ma stabili.

Testimoni oculari hanno descritto scene concitate: alcuni bagnanti — rimasti sulla battigia — si sono gettati in acqua e hanno cercato di soccorrere le vittime, mentre altri hanno allertato i servizi di emergenza. Un passante ha improvvisato un laccio emostatico per bloccare l’emorragia al compagno della donna; secondo i medici intervenuti questo gesto tempestivo potrebbe avergli salvato la vita. La polizia e le squadre di soccorso hanno isolato immediatamente la zona, chiuso l’accesso alle spiagge e richiesto l’intervento di squadre specializzate per cercare e identificare il grande predatore responsabile dell’attacco.

🌐  Una spiaggia remota, non presidiata

Kylies Beach si trova all’interno di un’area naturale protetta caratterizzata da dune, foreste costiere e scogliere: un luogo che attrae chi cerca paesaggi selvaggi e un bagno lontano dalle folle. Ma è anche un tratto non sorvegliato: non ci sono torrette lifeguard né sistemi di allerta permanente. L’assenza di presidio umano aumenta la vulnerabilità delle persone in acqua e rende più complicato il pronto intervento in caso di incidenti di questo tipo. Subito dopo l’attacco le autorità hanno disposto la chiusura di tutto il tratto costiero nelle vicinanze per le attività umane, in attesa delle valutazioni e delle operazioni di monitoraggio.

Dai primi rilievi e dalle tracce osservate sulla vittima, gli esperti forniscono ipotesi: le dimensioni e i segni corrispondono a un grande squalo costiero — spesso indicati come squalo toro (bull shark) o, in alcuni casi, come tiger shark — specie note per la loro forza e per la propensione a frequentare acque relativamente basse, incluse foci, baie e aree costiere. L’analisi dettagliata rimane però appannaggio dei biologi marini e degli specialisti forensi: solo il ritrovamento dei resti o l’osservazione diretta del predator e, oppure l’esame dei pattern di morso, potranno confermare con buona precisione la specie.

Per cercare di identificare e allontanare o catturare l’animale coinvolto sono state disposte misure immediate: attivazione di droni per la sorveglianza aerea, installazione temporanea di “smart” drumlines (attrezzi per catturare e monitorare squali senza ucciderli necessariamente), e un pattugliamento intensificato delle acque da parte delle autorità competenti. Queste tecnologie, insieme all’analisi delle correnti e dei movimenti di vita marina nella zona, saranno essenziali per ricostruire la dinamica dell’attacco e ridurre il rischio di ulteriori episodi.

🌐 Fattori ecologici e antropici

La perdita di una vita — in un luogo che per molti è sinonimo di vacanza e relax — ha provocato immediata commozione e rabbia. I residenti della costa, le autorità locali e i gestori dei parchi hanno espresso cordoglio per la vittima e apprezzamento per i soccorritori che, pur in una zona isolata, sono riusciti ad attivare un intervento rapido. Nel frattempo sul piano pratico le autorità locali hanno predisposto cartellonistica di pericolo, ordinato la sospensione delle attività balneari e intensificato le comunicazioni per i turisti presenti in zona.

Ogni attacco di squalo non è un fatto isolato ma un punto d’intersezione fra molte variabili: comportamento animale, condizioni oceanografiche, uso del mare da parte dell’uomo e cambiamenti ambientali. Negli ultimi anni i paesaggi marini costieri australiani hanno subito alterazioni — dalle ondate di caldo marino che spostano le prede, alla variazione delle correnti e all’aumento delle attività umane in zone un tempo poco frequentate. Gli squali — predatori adattabili — possono seguire le concentrazioni di pesce e nutrimento verso acque costiere dove la presenza umana cresce per turismo o pesca.

In più, alcune ricerche indicano che interventi quali l’installazione massiccia di barriere o catture preventive possono avere impatti negativi sugli ecosistemi marini; per questo molti governi australiani cercano di bilanciare misure di prevenzione e conservazione, usando soluzioni tecnologiche non letali come la sorveglianza aerea, i rilevatori acustici e le boe intelligenti. L’episodio di oggi riapre il dibattito su quale sia il giusto equilibrio tra tutela della vita umana e salvaguardia dei grandi predatori marini, specie essenziali per il corretto funzionamento degli ecosistemi oceanici.

🌐 La mappa degli incidenti in Australia

L’Australia ha una lunga storia di incontri fra esseri umani e squali: decine di episodi segnalati ogni anno, ma la maggior parte non fatali. Tuttavia, gli attacchi che producono vittime sono sempre molto impattanti — generano ondate di chiusure di spiagge, richieste politiche di interventi e, non raramente, tensioni tra associazioni ambientaliste e comunità costiere. Negli ultimi anni si sono registrate alcune ondate di incidenti in certe stagioni, spesso in corrispondenza di condizioni oceaniche particolari o quando grandi banchi di pesce si avvicinano alla costa. Ogni episodio viene studiato per trarre indicazioni operative: quando intervenire con allerta, quando posizionare dispositivi di monitoraggio e quali pratiche di comportamento raccomandare a bagnanti e surfisti.

Le autorità regionali e statali hanno avviato indagini tecniche e operative. Il primo obiettivo è la sicurezza immediata: impedire che altre persone entrino in acqua nelle aree a rischio e cercare il possibile squalo responsabile. Parallelamente, si avvia la fase di comunicazione pubblica per chiarire le misure da adottare, e — quasi inevitabilmente — la politica locale dovrà confrontarsi con richieste di interventi più rigidi. È probabile che il caso alimenti dibattiti sulle dotazioni di safety per le spiagge remote, sulla necessità di maggiore sorveglianza aerea o delle “smart” tecnologie di rilevamento, e persino su politiche di gestione più aggressive se il numero di incidenti dovesse salire.

Per ridurre il rischio di incontri pericolosi con squali gli esperti ricordano alcune semplici regole: evitare di entrare in acqua all’alba o al crepuscolo (quando molti predatori cacciano), non nuotare in prossimità di banchi di pesci o acque torbide, scegliere spiagge sorvegliate e rispettare le indicazioni delle autorità. Ma le soluzioni a lungo termine passano anche per politiche di monitoraggio intelligente, investimenti in droni e boe sensorizzate, campagne di informazione e una migliore comprensione ecologica dei movimenti delle specie marine.

Alle prime luci del giorno la comunità del Mid-North Coast piange una giovane vita perduta e prega per la ripresa dell’uomo ferito. Le indagini continueranno: per rispondere alla domanda più bruciante, quella che tutti si fanno guardando il mare con occhi diversi dopo un evento del genere — perché è successo? — serviranno dati, analisi e tempo. In un Paese che convive da sempre con la presenza degli squali, la tragedia di Kylies Beach è un nuovo promemoria: il mare è viva, potente, imprevedibile. E quando la natura richiama il suo tributo, la comunità intera è chiamata a capire, a proteggere e a prevenire.

27 Novembre 2025
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