🌐 Antitrust apre procedimento cautelare contro Meta Platforms
Indice dei contenuti
ToggleSotto la lente le sue mosse nell’era dell’intelligenza artificiale
Roma – Il 26 novembre 2025 segna una nuova fase di tensione tra grandi piattaforme digitali e regolatori europei: l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha formalmente ampliato l’istruttoria su Meta Platforms e le sue controllate in Italia, a seguito dell’introduzione — lo scorso 15 ottobre — di nuove condizioni contrattuali per WhatsApp Business Solution e all’integrazione nell’app di funzioni di intelligenza artificiale firmate Meta AI.
La posizione dominante di Meta nel mercato delle app di messaggistica venga ora sfruttata per soffocare la concorrenza nel nascente mercato degli AI‑chatbot, imponendo restrizioni di accesso a terzi attori e limitando la possibilità di sviluppo e innovazione. L’ipotesi — secondo l’Autorità — configura un possibile abuso di posizione dominante, in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).
🌐 Il cuore del procedimento
Il provvedimento odierno non nasce ex novo: già a luglio 2025 l’AGCM aveva aperto un’istruttoria nei confronti di Meta, contestando l’integrazione di Meta AI in WhatsApp senza consenso esplicito degli utenti e senza che quest’ultimo progetto fosse sottoposto a un mercato aperto di concorrenza.
Con l’ampliamento odierno, l’Autorità ha formalizzato anche la possibilità di adottare misure cautelari (ai sensi dell’art. 14‑bis della legge 287/1990), ovvero interventi preventivi per sospendere o modificare alcune delle nuove clausole contrattuali e l’integrazione di Meta AI, in attesa del giudizio finale.
Il fulcro della contestazione riguarda i “WhatsApp Business Solution Terms”: a partire da quella data, le nuove condizioni avrebbero escluso dalla piattaforma le imprese concorrenti di Meta AI che intendano offrire servizi di chatbot o assistenti virtuali via WhatsApp. Questo potrebbe tradursi non solo in una chiusura del mercato per nuovi operatori, ma anche in una difficoltà strutturale per gli utenti di scegliere alternative, consolidando nella pratica la posizione dominante di Meta.
Secondo l’Autorità, tale condotta potrebbe limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico nel mercato dei servizi di AI Chatbot, con un danno potenziale per la concorrenza, l’innovazione e i consumatori.
🌐 La dipendenza da una singola piattaforma
Le ragioni per cui l’AGCM è intervenuta con decisione vanno oltre una contestazione formale: mettono in luce alcune delle dinamiche tipiche delle grandi piattaforme tech — soprattutto quando integrano servizi verticali sfruttando una posizione dominante pre‑esistente.
-
Base utenti consolidata e enorme. WhatsApp è tra le app di messaggistica più diffuse al mondo, e in Italia conta decine di milioni di utenti. L’introduzione automatica di Meta AI dentro un ecosistema già consolidato significa che molti utenti si trovano nella condizione di accettare, per comodità, soluzioni integrate, riducendo di fatto la contesa per i nuovi entranti.
-
Effetto lock‑in. Abituare gli utenti a usare Meta AI come assistente dentro WhatsApp può renderli meno disponibili a migrarvi verso altri servizi alternativi; la soglia di uscita (switching cost) diventa troppo alta rispetto ai benefici.
-
Barriera all’ingresso per concorrenti. Se WhatsApp rappresenta un canale privilegiato e quasi imprescindibile per raggiungere una vasta utenza, escludere competitor di chatbot dalla piattaforma equivale a negare loro la possibilità di competere sul piano dell’accessibilità e visibilità.
Il rischio è che la concorrenza nel mercato dell’IA venga strutturalmente alterata, favorendo Meta non per meriti di innovazione, ma per la forza della sua piattaforma storica.
🌐 Un’azione che coinvolge 37 milioni di utenti italiani
Secondo associazioni di consumatori come Consumerismo, l’intervento dell’Antitrust era necessario e tempestivo: l’esposto presentato già lo scorso marzo era stato motivato proprio dalla preoccupazione che Meta non offrisse semplicemente un nuovo servizio, ma creasse un cartello digitale che impedisse l’accesso a servizi concorrenti.
Stando ai dati più recenti, sono circa 37 milioni gli utenti italiani potenzialmente coinvolti dalla decisione di Meta di imporre i nuovi termini, con impatto diretto sia sulle imprese che offrono servizi di chatbot, sia su chi utilizza WhatsApp per motivi professionali o privati.
Il pronunciamento dell’AGCM potrebbe dunque avere conseguenze molto concrete: non solo una revisione delle clausole, ma — se confermate le violazioni — anche sanzioni, restrizioni o obblighi di separazione tra servizi, in linea con quanto previsto dalla normativa europea sulla concorrenza.
🌐 Meta già sotto sanzione, cresce la pressione
La decisione italiana arriva in un contesto internazionale di forte pressione sulle big tech. Solo un anno fa, la European Commission aveva inflitto a Meta una multa record di circa 798 milioni di euro per abuso di posizione dominante nel mercato degli annunci online e dei marketplace, legato a pratiche anticompetitive con Facebook Marketplace.
Oggi l’attenzione si sposta sull’intelligenza artificiale e sull’uso dei dati, con un rischio crescente che le autorità nazionali ed europee possano imporre regole più stringenti — non solo sulle sanzioni, ma anche sull’architettura stessa dei servizi digitali e su come le piattaforme integrano nuove tecnologie.
Questo procedimento – se dovesse concludersi con un’accusa formale – potrebbe diventare un test cruciale anche per il futuro dell’IA : decidere se un’azienda dominante può sfruttare un’app di uso quotidiano per imporre un servizio integrato, o se – al contrario – è compito delle istituzioni garantire che il mercato resti aperto e contendibile.
🌐 Tempi, esito, impatto su utenti e innovazione
Molte sono le domande che restano sul tavolo, in attesa dell’esito dell’istruttoria:
-
Quanto durerà l’indagine? Le procedure antitrust sono spesso lunghe: servono analisi economiche, verifiche tecniche, eventualmente audizioni delle parti. Un esito non è certo prima del 2026.
-
Che tipo di misure cautelari verranno eventualmente adottate? L’AGCM potrebbe chiedere a Meta di sospendere alcune clausole, permettere l’accesso di concorrenti o modificare i termini di servizio per evitare un danno irreparabile alla concorrenza.
-
Quale sarà l’impatto sugli utenti? Un provvedimento restrittivo potrebbe modificare temporaneamente la disponibilità di Meta AI su WhatsApp, oppure obbligare Meta a offrire il servizio come opzionale, ripristinando la parità di accesso a strumenti di IA per utenti e imprese.
-
Che cosa cambia per il mercato dell’IA? Se Meta dovesse essere costretta a riaprire l’accesso per concorrenti, potrebbero emergere nuove startup, alternative locali o europee, dar vita a una competizione reale e stimolare innovazione, prezzo e trasparenza.
🌐 Un bivio per l’Europa digitale
La decisione dell’Antitrust italiano si inserisce in un dibattito più ampio e cruciale: quale sarà il modello dominante nella nuova economia digitale e dell’intelligenza artificiale? Un modello basato su grandi piattaforme integrate, dominate da pochi attori verticalmente integrati? Oppure un mercato aperto, in cui concorrenza, pluralismo e contestabilità restano garantiti?
In un momento storico di rapida transizione tecnologica — con IA, chatbot, servizi digitali e app sempre più centrali nella vita delle persone — le scelte regolamentari assumono un peso enorme: non determinano solo chi vince o perde, ma come si costruirà il futuro della privacy, dell’innovazione, della libertà di scelta degli utenti.
L’istruttoria contro Meta è un banco di prova per il concetto di concorrenza nell’era dell’IA. E le sue conseguenze — seppure difficili da prevedere oggi — potrebbero segnare la direzione del mercato digitale europeo per anni.
in collaborazione con:

© RIPRODUZIONE RISERVATA







