Il Consorzio di Tutela del Cesanese di Olevano Romano diventa ambasciatore di un territorio
OLEVANO ROMANO – È con un rito semplice ma carico di significati che negli spazi moderni di SpaziOlevano in via Roma, la comunità olevanese ha celebrato una svolta che da tempo covava sotto la superficie: la presentazione ufficiale del Consorzio di Tutela del Cesanese di Olevano Romano, fresco di riconoscimento ministeriale ottenuto con decreto del 27 settembre 2025. Un passaggio storico che segna la piena maturità del vino rosso più rappresentativo del Lazio e, al tempo stesso, l’ingresso dell’intero territorio in una fase nuova, più consapevole e ambiziosa.
Alla cerimonia erano presenti l’on. Angelo Rossi, consigliere del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, l’assessore regionale al Bilancio e all’Agricoltura Giancarlo Righini, il consigliere regionale Flavio Cera e Giovanni Pica di Arsial, tutti concordi nel definire il riconoscimento del Consorzio come un tassello strategico di una più ampia politica di valorizzazione dei piccoli borghi e delle produzioni identitarie del Lazio. Ma dietro ai saluti istituzionali c’era soprattutto la soddisfazione dei produttori, dei viticoltori, di quella comunità locale che negli ultimi anni ha creduto nella possibilità di trasformare un’eccellenza radicata nella tradizione in una leva di sviluppo.
Un vino che cambia destino
Il Cesanese di Olevano Romano è stato per decenni un vino di prossimità: conosciuto, apprezzato e rispettato, ma confinato entro i limiti della sua stessa storia. Ora invece, grazie alla nascita del Consorzio, si candida a diventare un vero e proprio ambasciatore del territorio, capace di portare il nome di Olevano Romano oltre i confini regionali e nazionali.
Il nuovo organismo di tutela – spiegano i promotori – non sarà soltanto un garante dei disciplinari di produzione o del marchio collettivo. Sarà un motore di crescita, un aggregatore di competenze, un ponte tra tradizione e mercato. In altre parole: un attore economico, culturale e sociale.
Il riconoscimento ministeriale certifica infatti un percorso lungo, costruito passo dopo passo da contadini e produttori che hanno saputo innovare senza tradire la loro identità. È il frutto di un lavoro corale che ha coinvolto enti locali, Regione Lazio e governo centrale, convinti del valore strategico delle filiere agroalimentari di qualità.

Un territorio che vuole crescere
Il Consorzio nasce in un momento in cui Olevano Romano e i comuni limitrofi – da Bellegra a Genazzano, passando per le campagne che circondano il paese – cercano da tempo nuove vie di sviluppo. Il vino può diventare il traino di un’economia più ricca e sostenibile: non solo bottiglie vendute, ma turismo esperienziale, ospitalità diffusa, percorsi naturalistici e culturali che ruotano intorno a un prodotto simbolo.
L’enoturismo, in particolare, rappresenta una delle frontiere più promettenti. Non si tratta più di aprire le porte delle cantine una o due volte l’anno, ma di costruire un’offerta che faccia del Cesanese un racconto: un paesaggio, una storia, una comunità. Un modello che in altre regioni d’Italia ha generato un indotto significativo e che, con la giusta strategia, potrebbe replicarsi anche qui.
Il Consorzio potrà inoltre promuovere forme di sostenibilità ambientale, oggi sempre più richieste dal consumatore. Viticoltura responsabile, riduzione dell’impatto energetico, tutela della biodiversità: elementi che, oltre a proteggere il territorio, aumentano il valore percepito del prodotto.
Sinergie regionali e mercato globale
L’obiettivo non è solo difendere un’identità, ma esportarla. In questo senso, il Consorzio guarda con attenzione ai mercati esteri: Europa, Stati Uniti e Asia, dove cresce la domanda di vini territoriali, autentici e legati a denominazioni storiche.
La partecipazione a fiere internazionali, le campagne promozionali mirate, i rapporti con buyer e ristoratori saranno strumenti fondamentali. Ma altrettanto importante sarà il dialogo con gli altri Consorzi del Lazio, primo fra tutti quello del Cesanese del Piglio Docg. Le due realtà, sebbene distinte per caratteristiche produttive e zone di origine, condividono un’eredità comune: il vitigno Cesanese, che negli ultimi anni ha ricevuto crescente attenzione da parte della critica e del pubblico.
Una strategia coordinata potrebbe rafforzare l’immagine complessiva del vitigno, offrendo al Lazio un ambasciatore enologico paragonabile a quelli che altre regioni hanno già consolidato.
Un effetto traino sui prodotti tipici
La valorizzazione del Cesanese di Olevano Romano, spiegano gli esperti, potrebbe generare un vero e proprio effetto di trascinamento su altre produzioni del territorio: olio extravergine d’oliva, miele, formaggi, salumi e piccole filiere artigianali. In un contesto in cui il consumatore cerca autenticità, ogni prodotto locale diventa tassello di un’esperienza territoriale più ampia.
E non è un caso che nel corso della presentazione più volte siano stati citati i modelli di successo di altri Consorzi italiani, come quello del Brunello di Montalcino o del Chianti Classico. Storie che dimostrano quanto un vino possa trasformarsi in un brand territoriale di livello internazionale, capace di generare ricchezza, visibilità e identità.
Un progetto nato dal basso
Dietro la costituzione del Consorzio c’è un percorso di anni, fatto di riunioni, confronti, investimenti economici e soprattutto determinazione. A gettare semi sono stati i viticoltori, le famiglie che da generazioni coltivano le colline intorno a Olevano Romano e che hanno custodito un sapere antico adattandolo alle esigenze contemporanee. Senza di loro – ricordano i promotori – nulla sarebbe stato possibile.
Accanto ai produttori, un ruolo decisivo è stato svolto dalle istituzioni: dal Ministero dell’Agricoltura guidato da Francesco Lollobrigida alla Regione Lazio del presidente Rocca. Un gioco di squadra non scontato che oggi appare come uno dei fattori chiave per la riuscita del progetto.
L’inizio di un nuovo capitolo
La presentazione non è solo un atto formale: è l’inizio di un capitolo che potrebbe cambiare il destino di un territorio. Se il Consorzio saprà mantenere lo spirito unitario con cui è nato, potrà diventare un laboratorio di sviluppo, capace di generare opportunità economiche, culturali e turistiche.
Il Cesanese di Olevano Romano, da “vino del paese”, si prepara così a diventare una voce autorevole della viticoltura laziale. Un biglietto da visita che racconta la forza dei piccoli borghi italiani quando decidono di credere nella loro identità e trasformarla in futuro.
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