Clima, Cop30 approva all’unanimità il “Global Mutirão”
Nasce la grande alleanza planetaria per la resilienza
La Conferenza delle Parti numero 30, ospitata quest’anno a Belém, in piena Amazzonia brasiliana, si è chiusa con un risultato inatteso: l’approvazione all’unanimità del Global Mutirão, un nuovo quadro operativo internazionale pensato per accelerare l’azione climatica attraverso progetti collaborativi, scambio di tecnologie verdi e investimenti condivisi su scala planetaria.
Il termine mutirão, nella cultura brasiliana, indica un lavoro collettivo, una mobilitazione comunitaria in cui ognuno contribuisce secondo le proprie capacità per raggiungere un obiettivo comune. Ed è proprio questo spirito, più che un tecnicismo diplomatico, che ha sorpreso osservatori e delegazioni: una formula semplice, quasi popolare, eletta a simbolo della lotta globale alla crisi climatica.
Negli ultimi anni, le COP avevano mostrato difficoltà crescenti nel produrre decisioni condivise: veti incrociati, divergenze tra Nord e Sud del mondo, pressioni economiche e geopolitiche. L’approvazione unanime del Global Mutirão appare dunque un evento raro.
Il documento, frutto di settimane di negoziati informali condotti dal Brasile in qualità di paese ospitante, segna un cambio di paradigma: da un sistema basato su obblighi e conteggi, a una rete di progetti transnazionali, cofinanziati da fondi multilaterali e supervisionati da un nuovo Consiglio di Cooperazione Climatica.
Le delegazioni hanno scelto di superare la logica della contrapposizione. Stati Uniti, Unione Europea e Giappone hanno garantito un incremento dei finanziamenti climatici; Cina e India hanno accettato di condividere tecnologie per l’efficientamento energetico e la gestione delle reti elettriche; i Paesi africani e sudamericani hanno ottenuto un ruolo centrale nella gestione dei progetti su biodiversità e adattamento.
Il programma si articola in tre pilastri principali:
Rigenerazione ecosistemica coordinata
Dalla riforestazione amazzonica alla tutela dei suoli africani, ogni continente individuerà “zone prioritarie” in cui avviare mutirões ecologici: interventi rapidi, su larga scala, per ripristinare equilibrio degli ecosistemi e assorbimento di CO₂.
Tecnologie aperte e condivise
Le innovazioni sviluppate dagli Stati aderenti verranno rese disponibili attraverso licenze a basso costo o open-source, favorendo la diffusione di pannelli solari di nuova generazione, sistemi di cattura del carbonio naturali e artificiali, reti digitali per la gestione intelligente dell’acqua.
Finanza responsabile e partecipativa
I Paesi industrializzati si impegnano a rinnovare i fondi climatici con contributi più elevati e stabili. Parte di queste risorse verrà gestita da organismi comunitari, includendo rappresentanti di popolazioni indigene, municipalità e organizzazioni civiche.
Il segretario esecutivo della UNFCCC ha definito il Global Mutirão “un esperimento planetario che combina diplomazia e partecipazione civile”. I movimenti ecologisti, pur accogliendo positivamente la novità, ricordano che i precedenti impegni globali hanno spesso sofferto mancanza di trasparenza e lentezza nell’implementazione.
Gli economisti del clima sottolineano che questo approccio collettivo potrebbe accelerare la transizione energetica, soprattutto nei Paesi emergenti. Ma avvertono: senza una governance efficace, il rischio è che la parola mutirão resti più un simbolo che una strategia reale.
Un nuovo inizio… e un’occasione da non sprecare
La COP30 si conclude quindi con una promessa, più che con un trattato rigido. Una promessa che parla di cooperazione, lavoro condiviso, comunità globale.
Il successo del Global Mutirão non sarà misurato nei prossimi comunicati ufficiali, ma nella capacità dei governi e delle società civili di trasformare una visione collettiva in azioni concrete—piantare alberi, riconvertire industrie, proteggere chi è più vulnerabile, innovare senza lasciare indietro nessuno.
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