2:25 pm, 19 Novembre 25 calendario

“Senza consenso è violenza sessuale”: la Camera approva all’unanimità la riforma storica

Di: Redazione Metrotoday
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Con un voto che segna una svolta giuridica e culturale profonda, la Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge C. 1693‑A, che introduce il principio del “consenso libero e attuale” nell’articolo 609‑bis del codice penale italiano. Il testo riscritto stabilisce che qualsiasi atto sessuale senza un consenso espresso, presente e revocabile possa essere configurato come violenza sessuale: un cambiamento che, secondo attivisti e associazioni per i diritti umani, allinea finalmente l’Italia agli standard internazionali, in particolare alla Convenzione di Istanbul.

Il significato della riforma

L’approvazione di oggi è il frutto di un emendamento bipartisan delle relatrici Carolina Varchi (Fratelli d’Italia) e Michela Di Biase (Partito Democratico), che ha completamente riscritto il testo originario del progetto di legge, introducendo la nozione chiave su cui Amnesty e altre realtà femministe da tempo fanno pressione: il consenso libero ed attuale. Con questa modifica, la norma prevede tre tipologie di condotta delittuosa: chi compie, fa compiere o fa subire atti sessuali senza che vi sia consenso. Viene dunque superato il modello normativo precedente, basato quasi esclusivamente su violenza, minaccia o abuso di autorità.

Per Amnesty International Italia, la giornata di oggi rappresenta «un passo storico». La presidente Alba Bonetti ha dichiarato che il voto alla Camera introduce finalmente il principio “solo sì è sì” nel diritto italiano, sancendo che nessuna giustificazione (abbigliamento, comportamento, contesto) potrà più essere usata per invalidare la gravità della violenza. Secondo Bonetti, la riforma è non solo legale, ma anche culturale, in quanto può avere un effetto educativo profondo: «Con questa legge – ha affermato – contribuiamo a costruire una cultura del consenso, anche all’interno del sistema giudiziario».

Amnesty ha poi sottolineato che, nonostante il risultato, non si può abbassare la guardia: il testo ora dovrà passare al Senato, e la battaglia non è finita. «Mai fino ad oggi eravamo arrivati a questo punto – ha ammonito Bonetti – e non possiamo permettere che il processo si arresti ora».

Il voto alla Camera non è stato casuale né ad alto rischio politico: è il risultato di un accordo trasversale che coinvolge la maggioranza e l’opposizione. Secondo quanto riportato dai media, la premier Giorgia Meloni e la leader del PD Elly Schlein avrebbero dialogato direttamente, riconoscendo insieme l’urgenza di aggiornare la legge penale in materia di violenza sessuale.

L’esito in Aula è stato netto: 227 deputati hanno votato a favore, senza astenuti né contrari. Ora, il disegno di legge passa al Senato, dove dovrà essere discusso e approvato per diventare legge effettiva.

Secondo il nuovo testo, non sarà più necessario provare la violenza o la minaccia per configurare il reato di violenza sessuale: bastarà l’assenza di consenso libero ed espresso. L’articolo 609‑bis riscritto prevede pene da sei a dodici anni di reclusione per chi commette o induce atti sessuali in assenza di consenso.

Inoltre, il consenso, secondo il testo, deve essere valutato anche considerando il contesto e può essere revocato in qualsiasi momento.  Questa formulazione rappresenta anche un cambiamento importante rispetto a prassi processuali che in passato richiedevano alla vittima di dimostrare una reazione attiva o una resistenza concreta, implicando un onere spesso psicologicamente e materialmente insostenibile.

Un salto culturale oltre che giuridico

Non è solo una norma tecnica: per molte associazioni, questa riforma rappresenta una rivoluzione culturale. Come ha sottolineato Elly Schlein, l’introduzione del principio del consenso è una dichiarazione politica forte, capace di cambiare il modo in cui la società italiana parla di sessualità e rispetto.

Per la UIL, ascoltata in audizione alla Camera, questa modifica non è solo un atto legislativo, ma «un passaggio culturale, politico e storico imprescindibile», in coerenza con gli impegni internazionali dell’Italia, compresi quelli derivanti dalla Convenzione di Istanbul.

Nonostante l’entusiasmo, alcuni nodi restano aperti. Il testo, pur approvato alla Camera, dovrà superare l’esame del Senato senza subire modifiche che possano indebolire l’impianto introdotto oggi. Inoltre, perché la legge non resti lettera morta, sarà fondamentale promuovere un’ampia educazione al consenso: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni, nei media. Amnesty ha sottolineato la necessità che il cambiamento sia accompagnato da formazione per operatori giudiziari, forze dell’ordine, insegnanti e operatori sociali, affinché il principio appena sancito entri davvero nella pratica quotidiana.

Inoltre, resta da vigilare sul linguaggio e sull’interpretazione giudiziaria: una legge più avanzata può essere insufficiente se non supportata da sentenze coerenti e da una sensibilità radicata nelle procure e nei tribunali.

Per molte organizzazioni femministe, dei diritti umani e della società civile, il sì di oggi rappresenta il coronamento di anni di campagne, consultazioni, mobilitazioni. Già da tempo Amnesty International Italia portava avanti la campagna #IoLoChiedo, chiedendo che il principio del consenso fosse finalmente riconosciuto nel testo penale.

Le audizioni in commissione giustizia hanno visto anche il contributo di associazioni legali come l’AIGA – Associazione Italiana Giovani Avvocati – che hanno sottolineato la necessità di adeguare la legge alle raccomandazioni internazionali e alle nuove forme di violenza sessuale.

Il cammino verso il Senato

Adesso, la palla passa a Palazzo Madama. Il percorso al Senato sarà decisivo: se il testo dovesse essere modificato in peggio, si rischierebbe di perdere una grande opportunità di modernizzazione. Se invece supererà l’iter senza sforbiciate, l’Italia compirà un passo storico, portandosi al passo con molti paesi europei che già considerano l’assenza di consenso come uno degli elementi essenziali del reato di violenza sessuale.

Una legge e una lezione sociale

Il voto unanime della Camera non è solo un fatto simbolico, ma segna una cesura: la cultura giuridica italiana cambia passo, confermando che il rispetto della volontà della persona – non la sua reazione fisica – è al centro. Questo cambiamento non riguarda solo le aule giudiziarie, ma ogni relazione umana: educare al consenso significa investire in una società più giusta, in cui la libertà individuale e l’autodeterminazione siano davvero protette.

19 Novembre 2025
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