5:57 pm, 18 Novembre 25 calendario

CHI HA PLASMato IL NOSTRO MODO DI PENSARE

Di: Mauro Falcão
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C’è qualcosa di inquietante nel modo in cui siamo stati plasmati a pensare e ad agire. Questa inquietudine mi accompagna da anni, specialmente quando osservo il modello di formazione accademica — soprattutto nelle aree della salute. Dopotutto, chi ha deciso cosa dobbiamo imparare? Chi ha scelto le discipline che modellano la nostra visione del mondo?

Quando ho interrogato i professori universitari, ho scoperto che non venivano consultati sulla costruzione dei piani di studio. Le decisioni vengono dall’alto: coordinamento, ordini professionali, ministeri — tutti allineati a direttive che non sono nate qui. Allora sorge la domanda: chi ha plasmato il modello globale di formazione professionale?

La risposta è sconcertante, sebbene silenziosa: la lobby aziendale nordamericana. Dal dopoguerra, le grandi corporazioni hanno iniziato a investire pesantemente nelle università, finanziando ricerche, corsi e strutture accademiche. A poco a poco, hanno eliminato le cattedre che non generavano un ritorno economico. Così, la medicina allopatica si è consolidata come egemone. Non è un attacco all’allopatia, la cui efficacia è comprovata, ma una constatazione: è l’unica che dipende dai farmaci e, pertanto, muove il mercato.

Questo modello spiega perché alcune malattie rimangono senza cura. Il caso dell’HIV è emblematico: dagli anni ’90, le terapie migliorano solo la qualità della vita, ma la guarigione non arriva mai. E forse la domanda più scomoda è questa: perché investire in nuovi trattamenti se quello attuale rende già miliardi all’anno?

Col tempo, scienza ed economia si sono intrecciate, creando quello che potremmo chiamare la “sostenibilità aziendale del sapere”. Questo fenomeno opera come una rete neurale dell’inconscio collettivo, connettendo le menti attraverso la ripetizione di idee e credenze imposte (effetto gregge). L’uniformità di pensiero diventa autosufficiente: chi pensa diversamente viene espulso dalla rete. Quella che prima era una ricerca di conoscenza si è trasformata in un ingranaggio di investimento e consumo.

L’aspetto più sottile di questa strategia è che ha utilizzato conoscenze psicologiche proibite nella formazione professionale stessa. Pensatori come Jung e Gustave Le Bon, che hanno studiato l’inconscio collettivo, hanno visto le loro idee rimosse dai corsi di laurea. Il paradosso è crudele: le loro teorie sono servite a plasmare il pensiero, ma sono state vietate a coloro che avrebbero potuto comprenderle. Entrambi mettevano in guardia sul potere di manipolazione delle folle – e sono stati messi a tacere, insieme alla Filosofia.

Sottolineo che non si tratta di malafede da parte dei professionisti della salute o dei ricercatori – la maggior parte è mossa da un genuino desiderio di guarire. Il problema è strutturale: il sistema è stato costruito affinché tutti, anche con buone intenzioni, operino all’interno di un meccanismo invisibile che sostiene il ciclo economico della malattia.

Questa è la matrix che abitiamo senza accorgercene: un sistema che usa il sapere per allontanarci dalla conoscenza di noi stessi. Romperla richiede di reintegrare la Filosofia e la Psicologia del profondo nelle formazioni, affinché l’uomo possa tornare a pensare liberamente. Pensare, dopotutto, è il primo passo per risvegliarsi.

Ma attenzione: contestare il sistema è ancora pericoloso. Puoi essere chiamato “eretico” ed essere simbolicamente bruciato: cancellato sui social, screditato negli ambienti “ufficiali”, isolato dagli spazi di parola. Il rogo ha cambiato forma, ma il fuoco rimane lo stesso: è la paura di chi non sopporta di vedere il pensiero libero incendiare ciò che era già stabilito.

“L’identità sociale è una costruzione plasmata da forze ideologiche. Quando non c’è consapevolezza di sé, l’individuo serve il pensiero dominante senza accorgersene.” — Silvia Lane

18 Novembre 2025
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