8:25 am, 10 Novembre 25 calendario

La piramide di Menkaura e l’ingresso nascosto sotto la sabbia dei millenni

Di: Redazione Metrotoday
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Un’ombra si apre nella pietra secolare: nel cuore della celebre piana di Giza, la terza piramide — quella del faraone Menkaura (anche nota come Menkaure) — potrebbe celare un segreto fino ad oggi solo intuibile. Recenti indagini con tecnologie non distruttive hanno individuato due cavità riempite d’aria, dietro la facciata orientale della piramide, che fanno ipotizzare l’esistenza di un secondo ingresso ancora inesplorato. Le misurazioni, realizzate da un’équipe congiunta tra l’Università del Cairo e l’Università Tecnica di Monaco (TUM) nell’ambito del progetto ScanPyramids, rappresentano un passo importante nella comprensione di un monumento costruito oltre 4500 anni fa.

L’edificio e il suo enigma

La piramide di Menkaura, costruita attorno al 2510 a.C. nella IV dinastia egizia, è la più piccola delle tre grandi piramidi di Giza. Non per questo priva di meraviglia: il basamento misura circa 102 × 104 metri e l’altezza originale stimata attorno ai 65 metri. Edificata in blocchi di calcare e granito di Assuan, con rivestimento in calcare di Tura, la struttura nasconde percorsi interni che per secoli hanno attirato l’attenzione degli egittologi.
Fino ad oggi è stato noto un solo ingresso ufficiale, sul lato nord, che conduce a un passaggio discendente e un sistema di camere funerarie. Ma già dagli anni precedenti gli studiosi avevano notato un dettaglio sospetto: un tratto della facciata orientale mostrava blocchi di granito finemente levigati, precisamente nell’area di circa 4 metri in altezza per 6 metri in larghezza — una finitura degna della zona dell’ingresso ufficiale. Questa anomalia ha alimentato sin dal 2019 l’ipotesi che potesse nascondersi lì un accesso secondario.

La scoperta delle cavità

Il passo decisivo è arrivato grazie alle tecnologie moderne: georadar, ultrasuoni, tomografia di resistività elettrica (ERT) sono state applicate senza danneggiare la pietra. Il risultato: due cavità riempite d’aria situate rispettivamente a 1,4 metri e 1,13 metri dietro la facciata orientale, misurando circa 1 m × 1,5 m per la più grande e 0,9 m × 0,7 m per la più piccola. Le dimensioni, la posizione e la finitura della facciata collegate a queste anomalie rendono “molto plausibile” la presenza di un ingresso secondario.
L’équipe è stata in grado di combinare più dataset tramite una “fusione di immagini” (image fusion) per aumentare la precisione delle localizzazioni. È la prima volta che anomalie strutturali di questo tipo sono state individuate nell’area orientale della piramide.

L’indagine mostra che gli antichi ingegneri avevano progettato con una precisione e un’articolazione dei percorsi molto più sofisticate di quanto spesso si immagini.

Non è la prima volta che all’interno delle piramidi egizie si scoprono cavità nascoste: già il progetto ScanPyramids aveva fatto parlare nel 2023 della scoperta di un grande vuoto nella Piramide di Cheope. Il caso della piramide di Menkaura inserisce questa – fino ad oggi – “minore” delle tre grandi in un nuovo ruolo centrale della ricerca archeologica.
La storia degli studi sulle piramidi include tentativi esplorativi, scavi sotterranei, rilevamenti con muoni cosmici, telecamere robotiche: ma in molti casi l’ingresso ufficiale è l’unico accesso noto, e la struttura residua rimane inesplorata. In questo senso, la nuova scoperta riaccende l’interesse per la “mappa nascosta” dell’edificio.

Le influenze tecniche e la bellezza dell’enigma

Il successo è dato soprattutto dalla combinazione tra tecnologie high‑tech e archeologia classica. Le tecniche di tomografia, georadar e ultrasuoni permettono di sondare il cuore delle montagne di pietra senza scavi invasivi — una rivoluzione per l’egittologia e la tutela del patrimonio.
Il fatto che le cavità siano ravvicinate all’esterno del rivestimento e dietro una finitura speciale suggerisce un livello progettuale che unisce estetica, rituale e funzionalità: i blocchi lisci indicavano accessi o punti di transizione, e non solo finitura decorativa.

Un monito per la conservazione

Il sito di Giza è uno dei patrimoni più fragili e più frequentati al mondo. La tecnologia non invasiva consente esplorazioni senza compromettere l’integrità del monumento. Tuttavia, ogni nuova apertura, ogni nuovo foro, ogni nuova attività richiede grande cautela. L’investigazione di possibili ingressi alternativi deve rispettare i principi di conservazione e tutela del sito.
In una fase in cui il turismo, l’erosione ambientale e l’impatto umano mettono a rischio gli alti blocchi di pietra, l’applicazione di rilevamenti “soft” rappresenta un modello virtuoso per l’archeologia del futuro.

Il fascino dell’incognito

Le piramidi sono da sempre simboli: del potere faraonico, della mortalità, della ricerca dell’immortalità. Pensare che dietro la facciata apparentemente perfetta della piramide di Menkaura possa nascondersi ancora un accesso, una camera, un percorso segreto, amplifica quel senso di mistero che cattura l’immaginazione di chi le osserva.
Magari non troveremo tesori, magari la cavità è funzionale piuttosto che ricca di oggetti: ma il valore della scoperta non è solo materiale. È l’apertura di una finestra su come gli egizi concepivano lo spazio eterno, la morte, l’aldilà — e la precisione con cui costruivano quei simboli.

La scoperta di cavità dietro la facciata orientale della piramide di Menkaura non è un semplice “titolo da giornale”: è un richiamo potente ad aprire nuovi capitoli nella storia dell’architettura antica e del suo studio. Con l’avanzamento delle tecnologie e la preservazione responsabile dei monumenti, il passato continua a mostrarci scenari insospettati: un ingresso secondario, un corridoio segreto, un punto di passaggio tra pietra e eterno.

10 Novembre 2025
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