12:48 pm, 10 Novembre 25 calendario

“Due famiglie, un funerale”: quando la risata si mescola all’avventura della vita

Di: Redazione Metrotoday
condividi

Un titolo che promette caos… e poi regala leggerezza

Il 13 novembre 2025 arriva nelle sale italiane la commedia “Due famiglie, un funerale, diretta da Mark Melville e prodotta da Marvaso Production Films in collaborazione con Taffo Funeral Services. La durata è contenuta – circa 90 minuti – ma il racconto è ricco di svolte e di personaggi inaspettati. 
Sul fronte del cast, troviamo volti noti e amati: Maurizio Mattioli interpreta Peppino, un imprenditore funebre che conduce una vita tutt’altro che ordinaria; accanto a lui Enzo Salvi nei panni dello sgangherato Spartaco. Sullo sfondo, figure come Isabelle Adriani, Anita Kravos e diversi giovani interpreti.
Una doppia vita, due famiglie, un funerale e una scoperta che cambierà le carte in tavola.

Trama e risvolti: tra equivoci, redenzione e risate amare

Peppino, impresario funebre romano trapiantato in provincia, vive da protagonista una situazione paradossale: ha due famiglie. Con la moglie Lidia (Anita Kravos) ha due figli, Luigi (Giuseppe Marvaso) e Michele (Francesco Migliorati); con l’amante spagnola Helena (Isabelle Adriani) ha altre due figlie, Luna (Giorgia Fiori) e Anna (Arianna Aloi). 
La tensione cresce quando a Peppino viene diagnosticata (o crede che gli sia stata diagnosticata) una malattia terminale: scopre di avere solo poche settimane di vita. In quel momento decide di mettere tutto in gioco e di far convivere – per un tempo limitato – entrambe le famiglie sotto lo stesso tetto, generando un’orda di litigi, equivoci, passioni, gelosie… e risate.
Come spesso accade in commedie italiane di questo stampo, la scoperta della malattia diventa pretesto per interrogarsi sui legami, sul tempo che resta, sulle cose non dette e sulle seconde possibilità. Ma il film non scade in melò: al contrario, sfrutta il paradosso, il grottesco e l’umorismo situazionale per rendere leggere e accessibili tematiche profonde.
Un dettaglio curioso: la vicenda è ambientata in una zona della Calabria – in particolare tra Tropea, Parghelia, Ricadi e Pizzo – e le riprese sono state valorizzate per mostrare la bellezza della regione. 
Il risultato è un racconto che invita a ridere “da morire”, come recita il sottotitolo promozionale, senza però dimenticare che dietro la risata c’è qualcosa di vero: il tempo, la famiglia, la verità.

Il contesto produttivo: un film italiano che punta anche su territori meno battuti

La produzione del film mette insieme elementi tradizionali (commedia italiana, volti noti) e scelte meno convenzionali: una storia che mescola divertimento e dramma, location del Sud Italia, e la cooperazione con un’azienda – la Taffo Funeral Services – che ha più tradizione nei funerali che nella produzione cinematografica. Questa commistione è già di per sé un segnale interessante: un film popolare ma con una dimensione “di territorio”.
La scelta della Calabria come location è doppia: da un lato propone al pubblico panorami e ambientazioni poco visti nelle commedie mainstream, dall’altro valorizza realtà locali, lavoratori del settore cinema, e offre un “dietro le quinte” di produzione diverso dal set romano o milanese. 
Sul fronte tecnico, la pellicola si presenta con durata compatta (90 minuti) e schema narrativo tipico della commedia degli equivoci, ma arricchito da un pizzico di riflessione. Il regista Mark Melville (non un nome “mainstream” di prima fila) assume quindi la sfida di un progetto dal budget probabilmente medio-basso ma con ambizioni chiare: divertire, raccontare, sorprendere.

I protagonisti: volti familiari e una coppia comica inedita

La presenza di Maurizio Mattioli come protagonista è una scommessa saggia: attore noto, con ampia carriera, capace di un mix tra comicità e misura. Al suo fianco, Enzo Salvi – interprete “popolare” e simbolo di Roman-style comedy – nel ruolo del collaboratore sgangherato Spartaco. Il contrasto tra i due suggerisce uno schema comico ben calibrato: la figura autoritaria/organizzata e quella caotica/impulsiva.
Isabelle Adriani e Anita Kravos nei ruoli femminili principali completano il cast “adulto”, mentre l’inserimento di giovani attori – tra cui Giuseppe Marvaso – suggerisce l’intento di avere anche una dimensione “giovanile” nell’intreccio. 
La commedia affronta il tema della doppia vita e delle conseguenze affettive: non solo “due famiglie” che scoprono l’una l’esistenza dell’altra, ma anche l’idea che un uomo “in declino” (Peppino) provi a sistemare tutto prima che sia troppo tardi. È proprio questa urgenza che dà al film una tensione – per quanto leggera – che lo distingue dalle commedie più superficiali.

Qualche anticipazione ….

  • È significativa la scelta di ambientare e girare in Calabria: più che mero scenario esotico, il Sud appare come “terra di mezzo” tra caos e pace, tra l’affanno di Peppino e la bellezza che lo circonda.

  • Il tema “due famiglie” evoca inevitabilmente riflessioni più ampie: la famiglia tradizionale vs. la famiglia moderna, le seconde mogli/figlie, la convivenza forzata, la verità nascosta. Non è solo comico: è anche sociale.

  • Il funerale diventa simbolo: non soltanto di morte, ma di una vita (o vita passata) che va archiviata, di un tesoro di verità non dette, di relazioni non chiarite. In questo senso, la commedia diventa metafora: ciò che “muore” è spesso un segreto, un equivoco, un non-detto.

  • L’umorismo in questo caso non serve solo a “far ridere”, ma anche a “far pensare”: la risata permette di affrontare ciò che altrimenti potrebbe risultare pesante. E in tempi in cui la leggerezza è ricercata ma anche rarefatta, questo equilibrio è prezioso.

Alla fine, la domanda che rimane è: riesce qualcuno a tenere insieme due famiglie, un impresario funebre e… una diagnosi imprevista?

… il trailer …

10 Novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA