OpenAI e Amazon: un accordo da 38 miliardi di dollari
Si potrebbe ridefinire l’era dell’intelligenza artificiale
In un colpo che scuote il panorama della tecnologia, OpenAI e Amazon Web Services (AWS) hanno annunciato un accordo pluriennale dal valore di circa 38 miliardi di dollari. I termini, ancora in parte riservati ma chiariti da più fonti, delineano un patto tra il produttore della celebre piattaforma generativa e l’infrastruttura cloud leader a livello globale.
Secondo quanto comunicato, OpenAI otterrà l’accesso immediato a centinaia di migliaia di GPU Nvidia e ad un’infrastruttura scalabile di CPU attraverso AWS, e prevede di attivare la capacità entro la fine del 2026, con margini di espansione fino al 2027 e oltre.
L’accordo arriva in un momento cruciale per il settore: la corsa all’intelligenza artificiale generativa e ai modelli di frontiera richiede potenze di calcolo colossali, data la complessità e la scala del training dei modelli.
I protagonisti e le premesse dell’accordo
OpenAI
Fondata con l’obiettivo di promuovere e sviluppare un’intelligenza artificiale sicura e benefica, OpenAI ha via via ampliato la propria scala operativa e il proprio ecosistema. Negli ultimi anni ha stretto accordi con attori chiave del cloud, hardware e software, e ha lanciato modelli generativi (inclusa la serie GPT) che hanno trasformato il rapporto tra tecnologie AI e pubblico.
L’azienda ha fatto sapere di avere in programma un investimento complessivo nell’infrastruttura dell’AI che supera il trilione di dollari nei prossimi anni, sottolineando la portata dell’impegno sul fronte hardware e cloud.
Amazon / AWS
Amazon, attraverso la sua divisione AWS, è uno dei colossi del cloud computing. Pur avendo consolidato la propria leadership nella fornitura di infrastrutture cloud, in materia di intelligenza artificiale “di frontiera” si trovava a inseguire concorrenti come Microsoft‑Azure e Google. L’ingresso di OpenAI come partner strategico segna un momento di svolta per AWS, che potrà contare su un cliente di primissimo piano e su un volume di richieste di calcolo che fa da richiamo per l’intero settore.

L’accordo è definito come “multi‑year”, ovvero si estende per un arco pluriennale. Le fonti indicano almeno sette anni .
OpenAI potrà utilizzare l’infrastruttura AWS fin da subito, con l’obiettivo di attivare la capacità pianificata entro la fine del 2026, e avere margine di espansione verso il 2027 e oltre.
Le risorse incluse comprendono “centinaia di migliaia” di GPU Nvidia, cluster di calcolo ad altissima scala, e la possibilità di scalare a decine di milioni di CPU in parallelo.
Si segnala che AWS offrirà le sue istanze EC2 UltraServers e infrastrutture ottimizzate per IA generativa, in partnership con OpenAI.
OpenAI affida ad Amazon una parte centrale della propria infrastruttura di calcolo AI, assicurandosi risorse su scala industriale; Amazon, dal canto suo, guadagna un cliente chiave e rafforza la propria posizione nella battaglia cloud/AI.
Progressivamente OpenAI ha gradito maggiore flessibilità e su licenze “open weight” ha iniziato ad aprire alle alternative cloud.
Amazon, dal canto suo, aveva affrontato critiche per un rallentamento nello specifico ambito dell’IA rispetto ai concorrenti. Un accordo con OpenAI rappresenta quindi una risposta strategica.
Il mercato dell’hardware AI (GPU, data center, calcolo su scala) è esploso: la disponibilità di “model training at scale” è divenuta un fattore strategico. Anche correnti accordi con chipmaker come AMD testimoniano la corsa all’infrastruttura.

Effetti in Italia e in Europa
L’accordo assume anche un significato più ampio nel contesto europeo. L’Unione Europea sta rafforzando la regolamentazione dell’IA, con atti come il AI Act, e i grandi cloud provider che scelgono strategie infrastrutturali in Europa avranno un ruolo determinante.
In Italia, le imprese che già usano o intendono usare l’IA generativa dovranno considerare che la “potenza back‑end” gioca un ruolo quando scelgono piattaforme cloud; potrà influire nella decisione se restare su fornitori locali o internazionali.
Inoltre, la questione del “training dei modelli” e dell’utilizzo dei dati richiede una governance nazionale e europea: con infrastrutture così massive, la sovranità tecnologica e la trasparenza diventano centrali.
I prossimi passi e cosa monitorare
Le performance: quali modelli OpenAI lancerà grazie all’infrastruttura AWS, e come ciò impatterà la concorrenza (per esempio con Microsoft‑Azure, Google Cloud).
Le condizioni contrattuali: se emergono clausole vincolanti, esclusività, o limiti operativi che possano segnare un vantaggio competitivo forte dell’una o dell’altra parte.
Il mercato hardware: come risponderà Nvidia, AMD e altri fornitori di chip nel medio termine.
Le reazioni degli investitori e delle autorità: in particolare il mercato cloud/IA, e potenziali verifiche antitrust o regolamentari nei vari Paesi.
L’impatto sulle imprese utenti: come le aziende europee e italiane reagiranno a questo nuovo paradigma infrastrutturale, se adotteranno AWS+OpenAI o cercheranno alternative.

Il mondo dell’intelligenza artificiale sta entrando in una nuova fase: non più solo modelli innovativi o generativi, ma un’infrastruttura globale, gigantesca, che richiede capacità di scala mai viste. In questo scenario, l’accordo da 38 miliardi tra OpenAI e Amazon non è un episodio isolato, ma un simbolo di ciò che l’IA sta diventando: una “utility globale” che combina calcolo, dati, software, cloud, hardware e modelli.
In questo contesto, l’Italia e l’Europa hanno un’occasione: partecipare attivamente a questa corsa infrastrutturale significa non restare esclusi dal prossimo ciclo dell’innovazione.
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