9:20 am, 6 Novembre 25 calendario

La relazione fra Venezuela e gli Stati Uniti d’America entra in zona di “forza militare”

Di: Redazione Metrotoday
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Un conflitto latente che rischia di deflagrare

Negli ultimi mesi la scena latino‑americana è attraversata da un’evoluzione ­in­attesa e carica di tensione: gli Stati Uniti hanno condotto una serie di attacchi navali e aerei mirati contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti al largo delle coste venezuelane, e fonti riportano che un eventuale attacco alle basi militari venezuelane o alle infrastrutture terrestri del Venezuela sia stato preparato o messo in condizione di essere lanciato.

La relazione fra Washington e Caracas — già da tempo segnata da sanzioni, accuse di narcotraffico e contestazioni reciproche — entra ora in una fase in cui l’impiego della forza militare non è più soltanto evocazione diplomatica, ma una reale opzione strategica. L’annuncio dell’ipotesi di attacchi «imminenti» nei confronti dello Stato venezuelano segna un salto qualitativo.

Da guerra al narcotraffico a intervento diretto

Per comprendere la portata della situazione è utile ricostruire la sequenza recente: dall’agosto 2025 gli Stati Uniti hanno intensificato la loro presenza navale nel Mar dei Caraibi e fonti ufficiali riferiscono che circa 10 000 marines e più navi da guerra sono stati dislocati nella zona sotto la giurisdizione del comando “SOUTHCOM”.

A partire da settembre, sono state resi pubblici una serie di attacchi contro imbarcazioni che presumibilmente trasportavano droga verso gli USA, con decine di morti e relativi video condivisi dalla Casa Bianca. Ad esempio, il 1º settembre l’amministrazione ha annunciato 11 morti a bordo di una barca attaccata al largo del Venezuela.

In ottobre, il numero di strike si è ampliato e si parla di un target list che include porti e aeroporti venezuelani, il che sancisce che l’obiettivo non è più solo la lotta alla droga, ma il potenziale uso della forza contro infrastrutture dello Stato.

Il coinvolgimento del Venezuela

Il governo del presidente Nicolás Maduro viene accusato da Washington di essere complice – se non diretto – del narcotraffico via la cosiddetta organizzazione chiamata “Cártel de los Soles” (Cartello dei Soli). L’esistenza di tale struttura è dibattuta, ma nel racconto della Casa Bianca assume importanza strategica.

Caracas, da parte sua, respinge ogni accusa di traffici d’eroina di massa o cocaina e accusa gli USA di «preparare una guerra permanente» nei suoi confronti. Segnala la presenza di flotte navali, sottomarini e futuri attacchi come segno provocatorio.

Perché si parla di “attacco imminente”

Il governo venezuelano convoca esercitazioni militari, annuncia la mobilitazione di milizie patriottiche e propone la narrativa di un paese assediato. Alcune fonti locali raccontano che nelle città di Maracaibo e lungo la costa caraibica la popolazione vive in tensione, aspettando movimenti navali, messaggi di allarme e possibili impatti civili.

Le opposizioni politiche venezuelane, pur riconoscendo le violazioni del governo, sono in difficoltà rispetto a una situazione in cui la presenza americana può essere vista come alleata o invasiva, a seconda del punto di vista.

Un altro fronte aperto è quello interno: la Casa Bianca deve giustificare, agli occhi del Congresso e della pubblica opinione, l’uso della forza senza una dichiarazione formale di guerra.

Anche da Roma o Bruxelles conviene tener d’occhio la situazione: un’escalation in Venezuela può generare onde migratorie verso il C aribe e Atlantico, aumentare il traffico di droga, alterare l’equilibrio energetico (il Venezuela è ancora tra i paesi con grandi riserve petrolifere). Inoltre, la giustificazione americana dell’azione «antinarcotraffico» può dare un precedente per future politiche estere in cui il narcotraffico diventa pretesto per interventi.

Il rapporto tra Stati Uniti e Venezuela ha imboccato una curva nuova: non più solo sanzioni e accuse, ma reale potenziale di intervento militare diretto. Dietro l’alibi delle imbarcazioni cariche di droga che solcano i Caraibi ce sta un’intera partita geopolitica: traffico, potere, sovranità, relazione USA‑America Latina. Quel che resta certo è che, se un attacco diventerà realtà, cambierà il volume e la natura del conflitto.

6 Novembre 2025
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