12:36 pm, 5 Novembre 25 calendario

“Perché puzzi?” – Cibi, odori e chimica del corpo: cosa mangiamo (e beviamo) che ci rende sgradevoli

Di: Redazione Metrotoday
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Dal piatto al profumo della pelle: la verità dietro i cattivi odori corporei

C’è una domanda che, seppure sussurrata, attraversa l’umanità fin dai tempi antichi: perché alcune persone “puzzano”?

La risposta, per quanto imbarazzante, è più complessa di quanto sembri e affonda le radici nella biologia, nel metabolismo e – non da ultimo – nell’alimentazione. Gli odori corporei sono infatti un linguaggio chimico che il corpo usa per comunicare con l’ambiente, ma che può trasformarsi in un segnale indesiderato quando il nostro menu quotidiano diventa il principale colpevole.

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha portato nuova luce su un tema che un tempo apparteneva al folklore o ai consigli da rivista femminile. Oggi sappiamo che alcuni cibi influenzano in modo diretto la composizione del sudore, del respiro e persino dell’odore naturale della pelle, rendendoci più o meno “piacevoli” per chi ci sta accanto. Non si tratta solo di igiene o di genetica: il nostro profumo naturale è anche il riflesso di ciò che mettiamo nel piatto.

Il corpo come “diffusore”: cosa accade dopo aver mangiato

L’odore del corpo non nasce solo dalla pelle, ma da una combinazione di fattori. Le ghiandole sudoripare, in particolare le apocrine, secernono sostanze che, una volta decomposte dai batteri, generano composti volatili. Questi composti sono influenzati dal metabolismo di alcuni alimenti.

Quando ingeriamo certi cibi – ricchi di zolfo, grassi o ammine – il nostro corpo li scompone producendo molecole odorose che finiscono nel sangue e, successivamente, vengono espulse attraverso il sudore o il respiro.

Non è un caso che alcune persone, pur lavandosi spesso, emanino odori sgradevoli. Non si tratta di scarsa igiene, ma di chimica interna. È il motivo per cui due persone possono mangiare lo stesso piatto di aglio, e solo una “profumerà” per ore.

I principali colpevoli: quando la tavola tradisce

1. Aglio e cipolla

Sono i grandi classici del cattivo odore. Ricchissimi di composti solforati, come l’allicina, vengono metabolizzati in sostanze che passano nel sangue e nei polmoni. Il risultato: un respiro persistente e un sudore pungente che può durare fino a 48 ore. Curiosamente, gli stessi composti hanno proprietà antibatteriche e benefiche per il cuore, ma la loro potenza aromatica è difficilmente mascherabile.

2. Spezie forti (come curry e cumino)

Le cucine indiana e mediorientale ne fanno ampio uso, ma le molecole aromatiche di queste spezie si legano ai lipidi della pelle e vengono rilasciate lentamente. Il risultato è un odore speziato corporeo, che può risultare piacevole o fastidioso a seconda della sensibilità di chi ci circonda.

3. Carni rosse

Uno studio comparativo ha rivelato che chi consuma grandi quantità di carne rossa tende ad avere un odore corporeo più intenso e meno gradevole. Le proteine animali, una volta digerite, generano residui azotati e grassi saturi che alterano la composizione del sudore. Inoltre, la digestione della carne è lenta e può aumentare la produzione di composti tossici intestinali.

4. Pesce (soprattutto merluzzo, aringa, tonno)

Alcune persone presentano una condizione genetica detta trimetilaminuria, nota come “sindrome dell’odore di pesce”, che impedisce di metabolizzare correttamente la trimetilamina. Anche senza questa patologia, un eccesso di pesce può rendere il sudore leggermente rancido o “marino”.

5. Alcol

L’alcol viene metabolizzato in acetaldeide e acido acetico, sostanze che non solo si avvertono nel fiato ma che vengono eliminate anche attraverso la pelle. Chi beve regolarmente può sviluppare un odore dolciastro, fermentato, difficile da mascherare con profumi o deodoranti.

6. Cibi ultra-processati e zuccheri

Le diete ad alto contenuto di zuccheri raffinati favoriscono la proliferazione di batteri “cattivi” sulla pelle e nell’intestino. Questi microbi producono composti volatili simili a quelli del formaggio o del burro rancido. Anche le bevande energetiche e i fast food possono contribuire a un odore corporeo artificiale e pesante, legato all’accumulo di tossine metaboliche.

Quando il profumo diventa sociale (e culturale)

Il concetto di “odore sgradevole” non è universale. Ciò che in un Paese è considerato un difetto, altrove può essere un segno di identità o di salute.

In alcune regioni asiatiche, per esempio, l’odore forte di aglio è associato alla virilità o alla forza fisica, mentre in molti Paesi occidentali l’ideale è l’assenza totale di odore, sinonimo di pulizia e autocontrollo.

La società moderna ha reso l’olfatto un terreno di giudizio: l’alito o il sudore diventano indicatori di status, di cura di sé e perfino di competenza professionale. Non stupisce che l’industria dei deodoranti, dei collutori e dei profumi valga miliardi. Eppure, eliminare del tutto l’odore naturale del corpo non è possibile – e forse nemmeno salutare.

Il profumo cutaneo è unico, come un’impronta digitale, e racconta molto del nostro equilibrio interno.

La scienza del “buon odore”: cosa aiuta

Idratazione e dieta vegetale

Un corpo ben idratato elimina le tossine più facilmente e diluisce le sostanze odorose. Frutta e verdura ricche d’acqua (come cetrioli, melone, sedano) contribuiscono a purificare il sudore.

Le fibre migliorano il microbiota intestinale, riducendo la formazione di composti solforati.

Erbe fresche e tè verde

Il prezzemolo, la menta e il tè verde contengono antiossidanti e clorofilla, capaci di neutralizzare gli odori dall’interno. Alcuni studi mostrano che la clorofilla agisce come “deodorante naturale”, riducendo i composti maleodoranti nel sangue.

Limitare la carne e preferire fonti proteiche vegetali

I vegetariani tendono a emanare un odore corporeo più “leggero” e dolce. Ciò non significa rinunciare alla carne, ma moderarne il consumo per alleggerire il metabolismo e migliorare la flora batterica intestinale.

Cura dell’igiene e tessuti naturali

Non va dimenticato il ruolo del vestiario: i tessuti sintetici intrappolano il sudore e favoriscono la proliferazione batterica, mentre cotone e lino permettono alla pelle di respirare.

Anche una corretta detersione, senza eccesso di profumi, aiuta a mantenere l’equilibrio della flora cutanea.

Quando l’odore è un sintomo

Non sempre l’origine di un cattivo odore è alimentare. In alcuni casi può essere un campanello d’allarme clinico:

un odore dolciastro può indicare diabete non controllato;

un odore ammoniacale, problemi renali;

un odore “metallico”, disfunzioni epatiche.

In presenza di variazioni improvvise e persistenti dell’odore corporeo, è consigliabile consultare un medico e valutare esami metabolici. L’odore, in fondo, è un messaggio: ignorarlo può significare trascurare un segnale del corpo.

Oltre il tabù: imparare a “leggere” gli odori

Viviamo in una società che tende a negare l’odore, a coprirlo con fragranze sintetiche e deodoranti potenziati. Ma il corpo non mente: ogni variazione nel nostro profumo naturale racconta qualcosa di ciò che stiamo vivendo, mangiando o sentendo.

Forse il primo passo per “non puzzare” davvero non è solo evitare certi cibi, ma riconoscere il proprio odore e capirne le cause.

Mangiare con consapevolezza è anche un modo per rispettare se stessi e gli altri. Non si tratta di demonizzare aglio o spezie, ma di capire che la chimica del corpo è influenzata dalle nostre abitudini.

In un’epoca in cui si parla tanto di “benessere olistico”, anche l’odore rientra nel concetto di salute: un equilibrio invisibile tra biologia, alimentazione e percezione sociale.

5 Novembre 2025 ( modificato il 3 Novembre 2025 | 22:43 )
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