Il mondo delle api: un equilibrio da proteggere — anche con il ricorso all’I.A.

Nella suggestiva cornice della storica Rocca Abbaziale di Subiaco, costruita verso la fine dell’XI secolo e nota anche come “Rocca dei Borgia”, si è tenuto un incontro pubblico di grande rilievo: la tutela delle api, della biodiversità e del paesaggio territoriale con un occhio all’innovazione tecnologica. A intervenire, fra gli altri, l’onorevole Flavio Cera, che ha rivolto un appello al mondo agricolo, istituzionale e della ricerca: «È fondamentale proteggere le api e l’equilibrio dell’ecosistema anche attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale».
Le api: un pilastro spesso invisibile dell’ecosistema
Le api sono – e lo sono sempre più – protagoniste silenziose della catena alimentare e della conservazione della biodiversità. Esse impollinano piante che producono frutta, verdura, semi e sostengono una molteplicità di fioriture selvatiche e coltivate. In Italia, la presenza di oltre 3 000 specie floreali – e più del 50% della flora nazionale nella regione Lazio – rappresenta una ricchezza da salvaguardare

Tuttavia, i segnali di allarme non mancano: uso intensivo di pesticidi, perdita e degrado degli habitat, cambiamenti climatici, introduzione di parassiti e malattie, costituiscono minacce concrete. La ricerca lo conferma: le api sono indicatori dell’ecosistema e “sentinelle” della salute ambientale. Uno studio focalizzato sull’area del centro Italia ha mostrato come le api foraggianti possano rilevare l’inquinamento derivato da industrie del cemento, ad esempio.
L’importanza del territorio: il caso del Lazio e di Subiaco
La scelta di Subiaco come sede dell’evento non è casuale. Questa zona montana della regione Lazio, con la sua bellezza naturalistica e le numerose specie floreali, è particolarmente adatta alla produzione di miele di qualità (miele di castagno, di eucalipto, di melata di metcalfa, millefiori) e assume un ruolo strategico nel tessuto dell’apicoltura locale e regionale.
Come ha ricordato l’onorevole Cera: «Da questa terra possiamo costruire un futuro più sostenibile per le generazioni future, valorizzando la tradizione apistica e contemporaneamente aprendo alla tecnologia». In questo senso, la Regione Lazio – con la Giunta attuale – ha promosso interventi a sostegno dell’agricoltura sociale, dell’inclusione, della valorizzazione delle aree rurali, riconoscendo che apicoltura e biodiversità sono ambiti che vanno integrati con politiche pubbliche concrete.

Un passaggio importante dell’intervento ha riguardato l’agricoltura sociale: la Regione ha finanziato progetti che coinvolgono soggetti svantaggiati — giovani in difficoltà economiche e sociali, donne vittime di violenza, disabili — in percorsi di inclusione lavorativa attraverso attività agricole, fra cui l’apicoltura. Si tratta di mettere insieme sviluppo economico, tutela ambientale e coesione sociale. L’apicoltura diventa in questo senso un’occasione: per l’occupazione, per il presidio del territorio, per la tutela della natura.
La produzione di miele locale, fra varietà tipiche e un paesaggio ricco di fioriture, non è solo commercio ma anche identità. In un contesto dove la produzione può essere influenzata dai cambiamenti climatici, dal degrado del paesaggio e dagli input chimici, la sfida è riuscire a coniugare qualità, sostenibilità e responsabilità ambientale.
L’intelligenza artificiale entra nell’alveare
Forse la parte più suggestiva ed innovativa dell’intervento riguarda l’applicazione dell’IA (intelligenza artificiale) nell’apicoltura. Non più soltanto api e alveari tradizionali, ma sensori, algoritmi, visione artificiale, Internet delle Cose (IoT) che monitorano la salute delle colonie, prevedono la produzione, identificano malattie, segnalano parassiti.
Il progetto nazionale BeeNet ha coinvolto oltre 350 stazioni di monitoraggio posizionate su tutto il territorio italiano, con alveari dotati di sensori e rilevazioni in tempo reale, al fine di analizzare lo stato di salute delle api e dell’ambiente agro-ecosistemico.
Un articolo di ricerca italiana descrive uno scanner digitale basato su IA per rilevare il parassita Varroa destructor – una delle principali minacce alle api mellifere – offrendo un sistema di supporto alla diagnostica.
Il progetto BeeSentry ha sperimentato sensori IoT, immagini satellitari e algoritmi AI per monitorare le colonie e prevedere il rischio di infestazione da Varroa, riducendo l’uso di trattamenti chimici.
In ambito accademico, una ricerca del Politecnico di Torino ha realizzato un sistema multisensore remoto per monitorare la salute degli alveari, integrando audio-sensori e micro-controllori a basso consumo.
Tutti questi studi segnalano come l’apicoltura tradizionale stia evolvendo in direzione di “apicoltura intelligente”. L’IA non sostituisce il ruolo del buon apicoltore, ma lo affianca: offrendo “occhi” e “orecchie” in più, anticipando problematiche, misurando variabili, proponendo interventi mirati.

L’integrazione della tecnologia nel mondo delle api comporta una serie di potenziali vantaggi:
– Miglioramento della produttività: algoritmi di machine-learning possono analizzare fattori quali clima, disponibilità di nettare e polline, salute delle api e prevedere la produzione di miele.
– Riduzione dei costi: monitoraggi automatici e precisi possono prevenire perdite, rilevare tempestivamente anomalie e ridurre interventi manuali invasivi o tardivi.
– Miglioramento della salute delle api: riconoscere precocemente malattie o infestazioni significa intervenire in modo tempestivo, migliorando la sopravvivenza delle colonie.
– Sostenibilità ambientale: meno trattamenti chimici, ottimizzazione degli interventi, logiche di prevenzione, piuttosto che reazione.
Negli ultimi anni, l’Italia ha visto un crescente impegno sul fronte della tutela delle api e della biodiversità. Il progetto BeeNet, ad esempio, ha attivato una rete nazionale di monitoraggio che si propone di valutare la qualità del sistema agro-ecosistemico italiano attraverso l’analisi delle api mellifere e selvatiche.
Altro esempio: l’iniziativa Eataly “Bee the Future” ha promosso la semina di 100 ettari in Italia con fiori graditi alle api, a sostegno della biodiversità e come segnale simbolico e concreto di recupero degli habitat.
Tali storie indicano che la protezione delle api non è solo un tema per apicoltori, ma riguarda l’intero sistema agro-alimentare, l’ambiente, l’economia rurale e la sostenibilità.

Il ruolo pubblico e istituzionale
Il discorso tenuto a Subiaco richiama anche il ruolo della Regione Lazio e delle politiche pubbliche. L’impegno verso l’agricoltura sociale, la valorizzazione delle aree rurali, il sostegno all’apicoltura, nonché la promozione di pratiche agricole sostenibili, sono tutti elementi che si intrecciano con la protezione delle api e della biodiversità.
L’onorevole Cera ha sottolineato che «occorre continuare a promuovere l’agricoltura sostenibile (ridurre l’uso di pesticidi, promuovere la biodiversità), proteggere gli habitat (aree verdi, giardini), sensibilizzare la popolazione (educazione, conoscenza)». Questa visione molteplice – tecnologia + territorio + formazione + politica – è centrale per un’efficace strategia di tutela.
Il punto centrale è guardare al futuro. In una fase in cui l’apicoltura deve affrontare cambiamenti climatici, pressioni territoriali, competizione per il nettare e il polline, l’integrazione della tecnologia e dell’innovazione offre opportunità reali. Ma queste opportunità devono essere accompagnate da consapevolezza, formazione, e politiche che le rendano accessibili.
Subiaco e la regione Lazio sono esempi virtuosi: un territorio ricco di flora, un’economia rurale che può puntare sull’apicoltura di qualità, un’attenzione istituzionale crescente. Se a ciò si aggiunge la tecnologia – sensori, IA, monitoraggio – il binomio tradizione + innovazione può diventare modello.
L’incontro alla Rocca abbaziale di Subiaco ha messo in evidenza un messaggio chiaro: “proteggere le api è proteggere il futuro”. Non basta più solo parlare di api come creature laboriose, ma vederle come indicatori dell’ambiente, come parte integrante di un sistema in cui tecnologia, ecosistema e territorio si intrecciano.
Il richiamo all’intelligenza artificiale non è mera suggestione futurista: è concreta opportunità per monitorare, prevedere, intervenire. Ma questa tecnologia dovrà essere accessibile, etica, supportata da politiche e formazione. Perché le api non chiedono solo miele: chiedono rispetto, spazio e condizioni perché possano continuare a svolgere il loro lavoro silenzioso, indispensabile.
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