12:33 pm, 4 Novembre 25 calendario

Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) rivela la nuova “mappa” del Sistema Integrato delle Comunicazioni

Di: Redazione Metrotoday
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14 mercati da monitorare, un cambio di paradigma per i media e la pubblicità

L’Autorità ha approvato un provvedimento che ridefinisce il perimetro del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) stabilendo quattordici mercati economici distinti, da ora sotto la luce della regolamentazione e del monitoraggio autoritativo.

Si tratta di una decisione con profonde implicazioni per editori, operatori pubblicitari, piattaforme digitali e più in generale per il sistema dei media in Italia. L’obiettivo dichiarato è rendere il quadro regolatorio più coerente con la realtà digitale e con gli obblighi derivanti da normative europee quali il European Media Freedom Act (EMFA).

Cosa recita il provvedimento

Con la delibera approvata, AGCOM ha formalizzato l’individuazione dei mercati che compongono il SIC. Tra questi figurano — oltre ai comparti tradizionali della stampa, della radio, della televisione e della pubblicità — anche quelli relativi alle “video-sharing platform”, ai motori di ricerca online, ai social network e ai servizi di intermediazione pubblicitaria online (ad tech) .

La novità è triplice:

viene esteso il perimetro del SIC in senso digitale e cross-mediale;

viene stabilito che le imprese al suo interno siano soggette a valorizzazione economica annuale e ad eventuali obblighi di notifica in caso di operazioni straordinarie;

si rafforza la funzione dell’Autorità quale punto di osservazione e regolazione del pluralismo dell’informazione, della concorrenza e dell’equilibrio tra operatori.

Perché è un passaggio fondamentale

Già da tempo il settore delle comunicazioni attraversa una fase di trasformazione accelerata: la convergenza tra media tradizionali e piattaforme digitali, la crescita dell’advertising online, l’ingresso massiccio delle big tech nel campo dell’informazione e del contenuto, hanno messo sotto pressione le regole classiche della proprietà, del mercato e del pluralismo. In questo contesto, il SIC – definito dalla normativa come l’insieme delle attività economiche che comprendono stampa, agenzie di stampa, editoria elettronica, radio, audiovisivo, cinema, pubblicità esterna, sponsorizzazioni e pubblicità online – rappresentava un concetto giuridico ormai datato rispetto alla realtà vigente.

L’aggiornamento approvato riflette quindi la necessità di adeguamento delle regole all’“ecosistema dei media 4.0”.

È utile ricordare che il concetto di SIC risale anche all’epoca della legge Gasparri (2004) che modificò la disciplina antitrust e del pluralismo, prevedendo tetti di ricavo per chi avesse quote nel SIC oltre una certa soglia. Quel quadro normativo era pensato in un’era ancora dominata dalla televisione e dalla carta stampata.

Nel corso degli anni, la relativizzazione della rilevanza delle reti tradizionali (tv, radio, carta) e l’affermarsi delle piattaforme digitali (search, social, video online) hanno reso evidente il disallineamento tra perimetro normativo e realtà di mercato.

Ad esempio, nel 2022 il valore economico complessivo del SIC è stato stimato dall’Autorità in circa 19,4 miliardi di euro, con la pubblicità online che rappresentava più del 32 % del totale.

Le ripercussioni dell’aggiornamento sono molteplici e toccano vari fronti:

Regolazione e vigilanza

Le imprese che operano nei mercati ora inclusi nel SIC dovranno tener conto di una vigilanza rafforzata: valorizzazione economica, monitoraggio concorrenziale, obblighi di comunicazione e notifica in caso di concentrazioni. Questo può generare nuovi oneri, ma anche una maggiore trasparenza sulle dinamiche industriali.

Pluralismo e proprietà dei media

Il tema del pluralismo informativo è al centro del mandato dell’Autorità. Estendere il perimetro del SIC significa considerare non solo chi controlla canali tv o radio, ma anche chi domina le piattaforme digitali che distribuiscono contenuti, aggregano pubblico e monetizzano con pubblicità. Le grandi piattaforme online, fino a oggi meno sottoposte a vincoli “tradizionali”, entrano ora in un ambito normativo più proprio.

Impatti sul business media

Per editori tradizionali, agenzie di stampa e operatori storici è un momento di verifica: da un lato possono essere favoriti dal fatto che la loro attività entri in un perimetro di tutela; dall’altro rischiano di trovarsi a competere con modelli di business ancor meno regolamentati che ora vengono equiparati. Le piattaforme e i network pubblicitari digitali dovranno rispondere a nuove richieste di trasparenza e reporting.

Pubblicità online e new media

Dato che tra i mercati inseriti ci sono i servizi di intermediazione pubblicitaria, i social, le video sharing platforms e i motori di ricerca, l’aggiornamento implica che l’ecosistema della pubblicità digitale sarà sotto la lente dell’Autorità. Questo potrebbe tradursi in una maggiore competizione, sul fronte delle quote di mercato pubblicitarie, e in un controllo più attivo su pratiche come gli algoritmi di raccomandazione o l’intermediazione della pubblicità.

Le sfide per il sistema Italia

Definizione dei mercati: individuare e misurare ogni mercato richiede dati affidabili. Alcune piattaforme operano in maniera globale, rendendo complessa la distinzione per territorio nazionale.

Applicazione retroattiva e transizione: adeguare modelli di business e contratti esistenti a una nuova mappa normativa non è immediato. Le imprese dovranno adeguarsi entro tempi giusti, evitando distorsioni.

Equilibrio tra regolazione e innovazione: c’è il rischio che una regolazione troppo pesante penalizzi l’innovazione. Bisogna trovare un bilanciamento tra tutela del pluralismo e stimolo alla crescita digitale.

Effetti sulle risorse editoriali e indipendenti: se le grandi piattaforme entrano nella vigilanza, c’è il timore che le risorse editoriali più piccole (giornali locali, blog indipendenti) abbiano ancora meno margini.

Coordinamento europeo: l’adeguamento all’EMFA e ad altre regole Ue richiede coerenza con altri regolatori europei. Solo un’azione coordinata assicurerà efficacia.

La decisione dell’Autorità segna un momento significativo per il sistema delle comunicazioni italiano: non si tratta solo di un aggiornamento formale del perimetro di vigilanza, ma di una ridefinizione del campo entro cui media, piattaforme e pubblicità operano.

Per gli operatori storici, la sfida è adeguarsi; per le piattaforme digitali, essere pronte ad un’attenzione regolamentare più forte; per il pubblico, significa un segnale di maggiore trasparenza e controllo sul pluralismo.

In un’epoca in cui le reti digitali e le piattaforme social assumono un ruolo centrale nella formazione delle opinioni, nella pubblicità e nella diffusione dell’informazione, l’aggiornamento del Sistema Integrato delle Comunicazioni potrebbe rappresentare una pietra miliare nella regolazione del domani.

Il panorama si trasforma. E quel che cambia non è solo la lista dei soggetti vigilati, ma l’intero equilibrio tra comunicazione, mercato e democrazia.

4 Novembre 2025 ( modificato il 5 Novembre 2025 | 20:35 )
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