9:56 am, 3 Novembre 25 calendario

Un gigante dormiente sotto il ghiaccio

Di: Redazione Metrotoday
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La scoperta di un corpo granitico occulto nell’Antartide occidentale

Sotto l’impenetrabile coltre della calotta glaciale dell’Antartide occidentale, in corrispondenza del ghiacciaio denominato Pine Island Glacier, è stato identificato un corpo roccioso di proporzioni straordinarie: una massa di granito estesa circa 100 chilometri in larghezza e con uno spessore stimato intorno ai 7 chilometri, risalente a circa 175 milioni di anni fa. Questa scoperta porta con sé implicazioni che vanno ben oltre il campo della geologia: si tratta di un tassello fondamentale per comprendere la dinamica dei ghiacci antartici, il loro possibile contributo alla salita dei mari e la natura nascosta del “terreno” che fa da base al continente congelato.

Dai blocchi erratici alla massa sepolta

La vicenda è iniziata con una osservazione apparentemente insignificante: bizzarri blocchi di granito rosa posati tra le montagne vulcaniche delle Hudson Mountains, in Antartide occidentale. Questi “massacci erratici” non si accordavano né con la composizione noramente vulcanica della zona né con l’aspetto geologico circostante. Un team di ricerca del British Antarctic Survey (BAS) ha deciso di scavare (in senso figurato) la questione. L’analisi tramite datazione radiometrica ha stabilito che i graniti si erano formati durante il Giurassico (ca. 175 Ma).

Successivamente, grazie a rilevamenti aeromagnetici e gravimetrici condotti con velivoli Twin Otter sopra la superficie ghiacciata, gli scienziati hanno registrato un’anomalia gravitazionale compatibile con una massa a densità inferiore rispetto alla roccia vulcanica circostante: una firma che coincideva con quella attesa per un grande corpo granitico sepolto. Unendo i due elementi — la presenza dei blocchi erratici e l’evidenza geofisica — è emersa la presenza del gigantesco granito nascosto.

Dove si trova e perché è importante

Il corpo roccioso giace al di sotto del ghiacciaio Pine Island, una delle zone più dinamiche e vulnerabili dell’Antartide occidentale: quest’area è nota infatti per l’accelerato ritiro dei ghiacci e per il contributo significativo all’innalzamento del livello del mare. Il fatto che la geologia del letto roccioso – qui, il grande blocco granitico – influenzi la velocità di scorrimento del ghiaccio e la direzione del flusso rende la scoperta cruciale per i modelli che simulano la risposta della calotta glaciale al riscaldamento globale.

Controllo dello scorrimento: la presenza di substrato roccioso “più duro” o più resistente rispetto ad altri materiali può rallentare o modificare il flusso del ghiaccio. Se sotto il ghiacciaio si trova un grande corpo di granito, allora la dinamica del ghiaccio non è la stessa che si avrebbe su sedimenti molli o rocce più fratturate.

Storia glaciale: i massi erratici mostrano che in passato il ghiacciaio era molto più spesso e che staccava blocchi dal letto roccioso – un indizio che aiuta a ricostruire l’evoluzione dell’Antartide durante l’ultima era glaciale.

Modelli climatici predittivi: per stimare con precisione quanto e come i ghiacci antartici possano contribuire all’innalzamento dei mari, è necessario conoscere il letto su cui scivolano. Ignorare una massa di queste dimensioni significa introdurre incertezza nei modelli.

Antartide, architettura nascosta e cambiamento climatico

Il continente bianco è tuttora in gran parte una terra sotterranea alla scienza: sotto i chilometri di ghiaccio, rocce, fiumi, laghi e catene montuose restano in gran parte inaccessibili e poco indagate. In anni recenti, però, lo sviluppo di tecniche geofisiche – sia radar, sismiche, che aeromobili – ha permesso di “vedere” attraverso la calotta.

Questa scoperta rientra in un filone di ricerche che ha già portato all’identificazione, ad esempio, di laghi subglaciali, canali d’acqua liquida, pozzi e piattaforme instabili. Ognuno di questi elementi ha rilevanza per la stabilità del ghiaccio e, di conseguenza, per le popolazioni costiere del mondo che dipendono dalla quota del mare.

Negli anni Sessanta e Settanta gli scienziati identificarono i primi massi erratici, ovvero grosse rocce trasportate dal ghiaccio e depositate in luoghi inusuali. Queste rocce divennero “prove” del movimento dei ghiacci. Con il tempo, la comunità scientifica passò a chiedersi: se queste rocce sono state trasportate da un ghiacciaio molto spesso, da dove provengono? Qual è il substrato?

Con l’avvento della geofisica aerea e dei satelliti negli anni Novanta e Duemila, la ricerca di strutture nascoste sotto il ghiaccio divenne più sistematica. Tra gli studi importanti vi sono quelli sui laghi come il Lago Vostok (Antartide orientale) e sulla morfologia della calotta terrestre. Tuttavia, fino a oggi poche strutture rocciose di tale dimensione erano state mappate. La scoperta del corpo granitico sotto Pine Island si colloca quindi come pietra miliare: non solo geologica, ma metodologica.

I ricercatori modificheranno i modelli matematici per inserire la presenza del granito e vedere quanto questo rallenti o modifichi il flusso del ghiaccio in condizioni di scioglimento.

Se il ghiacciaio scorre più lentamente su questa base granitica, il contributo all’innalzamento del mare potrebbe essere leggermente inferiore rispetto alle stime precedenti; d’altro lato, qualora il granito fosse localizzato in una zona vulnerabile, potrebbe influenzare onde di ritiro più rapide.

Un ponte tra geologia e clima: la scoperta sottolinea che la geologia e la componente fisica del terreno sono ormai elementi centrali nella climatologia moderna, non più accessori.

Quando pensiamo all’Antartide spesso immaginiamo solo ghiaccio, neve e silenzio eterno. Ma la scoperta del gigantesco corpo granitico sotto il ghiacciaio Pine Island ci ricorda che sotto quel bianco mutevole, la Terra conserva archivi geologici immensi, attivi e decisivi per il futuro del pianeta.

Questa massa rocciosa, dormiente da milioni di anni, si rivela ora elemento chiave nella narrazione del cambiamento climatico, della stabilità dei ghiacci e del livello del mare. Per la geologia, per la glaciologia e per chi studia la Terra nel suo complesso, è un richiamo: per capire il domani, dobbiamo vedere ciò che è nascosto.

Sotto sei chilometri di ghiaccio e neve, è emerso un gigante silenzioso pronto a rivelare molto più di quanto le sue dimensioni suggeriscano.

3 Novembre 2025 ( modificato il 2 Novembre 2025 | 20:04 )
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