Luciano Spalletti inizia una nuova avventura, tra tatuaggi, contratto e rilancio bianconero
 
            Luciano Spalletti è ufficialmente il nuovo allenatore della Juventus. La firma è arrivata nella giornata di ieri con un contratto che lo legherà al club bianconero fino al 30 giugno 2026, con opzione di rinnovo automatico in caso di qualificazione alla prossima edizione della UEFA Champions League.
Il nuovo corso juventino prende ufficialmente il via con un allenatore che vanta un curriculum di prim’ordine: da storico tecnico dell’Udinese, alla Roma, passando per lo Zenit di San Pietroburgo, Inter, Napoli – con il quale ha vinto lo scudetto nel 2023 – fino all’esperienza in nazionale italiana. Ora Spalletti arriva alla Vecchia Signora con l’obiettivo di raddrizzare una stagione nata in salita.
La Juventus si trovava in un momento complesso: dopo un avvio di campionato deludente, con diverse partite senza vittorie e un percorso incerto, la società ha deciso di voltare pagina. L’esonero di Igor Tudor è stato inevitabile, dopo una serie di risultati insoddisfacenti.

Da parte sua, Spalletti, 66 anni, si presenta dopo la conclusione della propria esperienza con la nazionale e con una voglia evidente di tornare protagonista in uno dei club più prestigiosi del calcio italiano. Le fonti parlano di un accordo rapido e ben strutturato, con l’obiettivo primario della qualificazione alla Champions come primo step per un eventuale piano di rilancio più ampio.
In questa prospettiva, la firma non è tanto un punto di arrivo quanto l’inizio di una sfida: riportare la Juventus nella corsa ai vertici nazionali ed europei, dare un’identità e una stabilità a un gruppo che chiede rilancio.
Il contratto è chiaro: fino al 30 giugno 2026, con una clausola che ne prevede il rinnovo automatico in caso di qualificazione alla prossima Champions League, con opzione valida fino addirittura al 2028 in caso di esito positivo.
Questa formula è significativa: da una parte offre al tecnico un arco temporale importante per lavorare, dall’altra impone un obiettivo minimo inderogabile – la Champions – come condizione per una continuità. È lo specchio del momento della Juventus: nessuna ricostruzione totale, ma un ritorno quanto prima alla competitività, con la pressione degli obiettivi chiara sin dal primo giorno.

Il “caso tatuaggio”: tra storia e tifoserie
Uno degli elementi più curiosi e simbolici che ha accompagnato l’arrivo di Spalletti è il tatuaggio che porta sul braccio sinistro: lo stemma del Napoli (club con cui ha vinto lo scudetto 2023) inciso sulla pelle.
All’arrivo alla Continassa, alcuni tifosi bianconeri non hanno perso occasione: «Ora tatuati la J della Juventus!», gli hanno detto, scherzando o forse chiedendo un gesto di appartenenza a un club che vince con l’identità.
Dal punto di vista simbolico, il tatuaggio rappresenta un legame che lascia traccia del passato – quel tricolore con il 3 che simboleggia lo scudetto di Napoli – e che ora si scontra con un presente nuovo: diventare guida di un club rivale storico. Intervistati, alcuni ex giocatori e personalità del calcio campano hanno espresso rammarico ma non condanna: «Non è tradimento, è professione», ha detto ad esempio Giuseppe Bruscolotti.
In fondo, questo episodio mette in luce quanto il calcio moderno sia fatto di identità fluide e di carriere che s’intrecciano con la storia di più club, non più esclusivamente “bandiere” come un tempo. Per Spalletti è un dettaglio curioso: come gestirà il simbolo, e quanto questo sarà sondato dai tifosi juventini e dall’ambiente, resta da vedere.
Il progetto tattico e la nuova Juventus
Subito dopo la firma Spalletti ha visitato la Continassa, sostenuto le visite al J-Medical e ricevuto il primo abbraccio della tifoseria.
Sul piano tattico, fonti interne indicano che si va verso un ritorno a una difesa a quattro piuttosto che il sistema a tre delle ultime stagioni juventine. L’intento è di dare maggior incisività offensiva, valorizzare le mezzali e sfruttare la qualità di alcuni giocatori chiave della rosa. Ritrovare solidità, ma anche equilibrio tra copertura e ripartenze, consolidare un impianto che permetta di competere in Serie A e in Europa. In un momento in cui la Juventus non è più padrona del campionato, dovrà ritrovare l’autorevolezza persa.

Dal campionato alla Champions
L’appuntamento per Spalletti è già operativo: il debutto è fissato per sabato 1 novembre in trasferta contro la Cremonese.
La classifica parla chiaro: la Juventus è settima, con un gap da colmare per rientrare nel grande giro dei club europei. L’obiettivo minimo è la qualificazione in Champions, che permetterebbe anche l’attivazione dell’opzione contrattuale per Spalletti.
Dal mercato alla gestione dello spogliatoio, dalla solidità difensiva alla gestione dei momenti delicati delle partite — ogni dettaglio sarà cruciale per il nuovo tecnico. Dovrà dare certezze e punti in tempi brevi per guadagnarsi la fiducia completa dell’ambiente.
Un ritorno alle radici
Luciano Spalletti nasce a Certaldo nel 1959. Dopo una carriera da calciatore modesta, diventa allenatore e comincia a spaziare tra diverse categorie. La svolta arriva con l’Udinese nei primi anni 2000, poi la consacrazione alla AS Roma con due Coppe Italia e una Supercoppa, quindi l’avventura all’estero nello Zenit e infine il grande ritorno in Italia: Napoli, Inter, e Nazionale.
Il titolo di Napoli, in particolare, dà ulteriore spessore al suo curriculum: riportare lo scudetto in Campania dopo decenni – e farlo con stile – ha restituito a Spalletti quella immagine di tecnico capace di cambiare marcia. Ora, alla Juventus, la chiamata è a uno dei capitoli più importanti della sua carriera.

Con la firma di Luciano Spalletti, la Juventus apre un nuovo capitolo — forse non epocale, ma certamente fondamentale. Dopo anni di oscillazioni, di risultati sotto le attese e di momenti di transizione, il club bianconero ha scelto un allenatore che conosce i palcoscenici più alti del calcio italiano e internazionale, e che arriva con la voglia di dare una scossa.
La Juventus di Spalletti parte da qui, con la firma sul contratto, il tatuaggio come simbolo del passato e un presente da riscrivere.
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