Scontro frontale tra un SUV e un bus di studenti, un uomo muore sul colpo
Una tranquilla mattina di inizio settimana si è trasformata in dramma lungo la provinciale via Maggiore, nel comune di Piavon di Oderzo (Treviso). Erano circa le 7:45 di stamattina quando un SUV Hyundai, guidato da un uomo di 85 anni, si è scontrato frontalmente con un bus della società di trasporto locale – un mezzo denominato “linea studenti”, in partenza da San Donà di Piave con destinazione le scuole di Oderzo. Il bilancio è pesante: il conducente del veicolo è deceduto sul colpo, mentre diversi ragazzi a bordo del autobus sono rimasti feriti o sotto choc.
La dinamica, ancora da verificare in ogni dettaglio, vede l’automobile presumibilmente invadere la corsia opposta in curva, provocando lo schianto contro il mezzo di linea. Entrambi i mezzi sono finiti fuori strada, terminando la corsa nel fossato che costeggia la carreggiata. Il bus si è adagiato su un fianco, mentre il SUV è rimasto sul lato opposto della carreggiata.
Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco dei distaccamenti di Motta di Livenza e Treviso, sei ambulanze, l’elisoccorso del Suem 118, la Polizia Locale e i Carabinieri della stazione di Cessalto, che hanno avviato gli accertamenti del caso.
Il luogo dell’impatto e le condizioni dei coinvolti
L’incidente è avvenuto lungo la strada che collega Chiarano e il frazione di Piavon, un tratto noto per le sue curve e per il traffico scolastico nelle ore mattutine. Il bus della compagnia di trasporto aveva a bordo circa cinquanta studenti, in gran parte minorenni, tutti diretti alle scuole della zona. L’autista del pullman, un quarantenne con molti anni di servizio, ha subito riportato lievi ferite e contusioni, ma si è adoperato immediatamente per mettere in sicurezza i ragazzi, aprendone la botola sul tetto del bus per permettere l’uscita in sicurezza.
I giovani, pur feriti in modo lieve (alcuni con contusioni, altri sotto shock), sono stati trasportati presso gli ospedali di Oderzo e Treviso per accertamenti. Nessuno – fortunatamente – risulta in pericolo di vita in questo primo bilancio.
Il conducente del SUV, identificato come un anziano della zona di Fregona (Treviso), è invece deceduto sul colpo. Le prime ricostruzioni indicano che l’auto sarebbe entrata nella corsia opposta subito dopo una curva, dando origine all’impatto frontale. Non si esclude che l’uomo abbia avuto un malore o che si sia verificato un errore di manovra dovuto alla propria età o condizioni di salute. Si indaga anche sul fatto che guidasse senza patente valida: secondo alcune ricostruzioni, il documento non risultava rinnovato dopo l’ultima visita medica.
Il bus e il SUV sono stati posti sotto sequestro.

Questo drammatico episodio si inserisce in un quadro più ampio della sicurezza stradale, in particolare rispetto alle utenze vulnerabili e ai veicoli impegnati in traffico scolastico.
In Italia, la fascia di età più avanzata alla guida (over 70‑80) è soggetta a una serie di rischi aggiuntivi: riflessi più lenti, possibili patologie, difficoltà nella manovra in situazioni impreviste o complesse. Quando tali condizioni incontrano una corsia opposta occupata da un autobus in orario di punta studenti, la combinazione può rivelarsi fatale.
Va inoltre considerato il contesto delle linee scolastiche, spesso operate con mezzi lunghi, carichi di passeggeri (molti minorenni) in momenti della giornata in cui la luce è ancora bassa e la visibilità compromessa. In questo caso la curva, la carreggiata stretta, e la possibile invadenza della corsia opposta hanno contribuito alla gravità dell’evento.
Negli ultimi anni il tema degli incidenti che coinvolgono autobus scolastici, mezzi pubblici o utenti vulnerabili è stato frequentemente al centro del dibattito. Nel 2023, ad esempio, l’incidente del bus a Marghera, in provincia di Venezia, provocò oltre venti vittime quando un mezzo precipitò da un cavalcavia; l’inchiesta mise in luce questioni su guard‐rail, condizioni della strada e stato fisico dell’autista.
Altro caso italiano registrato riguarda collisioni tra auto e mezzi di trasporto scolastico, dove la causa spesso risiede nella distrazione, nella velocità o nella condizioni del veicolo o del conducente. Il rapporto tra veicoli privati e mezzi in servizio pubblico rimane un fattore di rischio elevato nelle ore di punta nelle regioni del Nord‑Est.
In questo senso, l’incidente di Piavon non è una casualità isolata ma un richiamo urgente a intervenire sulle infrastrutture, sulla formazione alla guida (soprattutto per anziani), e sul regolamento del trasporto scolastico.
Le autorità inquirenti, in primis i Carabinieri della stazione di Cessalto, stanno raccolgono elementi per chiarire la dinamica. L’ipotesi della mancanza di patente aggiornata viene valutata come possibile aggravante: l’automobilista infatti non risultava aver rinnovato la patente dopo l’ultima visita medica. Se venisse confermato, questo aspetto potrebbe ampliare le responsabilità e innescare un’azione civile da parte delle famiglie dei ragazzi o dell’azienda di trasporto.
Dal lato dell’azienda che gestisce il trasporto scolastico (ATVO), arriva una nota che evidenzia l’impegno dell’autista del bus, il quale «ha fatto tutto il possibile per evitare l’impatto», aprendo la botola del tetto del bus per far uscire i ragazzi in modo sicuro.

Le
Per gli studenti coinvolti, le conseguenze vanno oltre le contusioni fisiche: uno shock collettivo, la paura, il trauma. Il ritorno a scuola dopo un’esperienza del genere richiederà probabilmente un supporto psicologico, l’intervento di pedagogisti o mediatori per ricostruire la fiducia.
Per il conducente del bus, pur se lievemente ferito, si apre una pagina difficile: restano l’immagine della scena, la gestione dell’evacuazione e il peso dell’aver affrontato una situazione estrema. Per le famiglie degli studenti e per la comunità scolastica, l’incidente è un evento che si riverbera: domande, paure, riflessioni sull’affidabilità dei percorsi e dei mezzi di trasporto.
Tra curve, mezzi pubblici in servizio, utenti fragili in traffico e vie trafficate, la quotidianità può trasformarsi rapidamente in frontiera del rischio. Quando succede, il sistema si scopre vulnerabile. Non basta il soccorso, serve la prevenzione, serve un progetto che riduca le occasioni di impatto frontale, che tuteli i giovani pendolari, che tenga sotto osservazione la guida in età avanzata.
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