10:24 am, 29 Ottobre 25 calendario

Arriva 3I/ATLAS: cometa, relitto interstellare o… sonda aliena?

Di: Redazione Metrotoday
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Un evento che ha catturato l’attenzione non solo della comunità scientifica, ma anche dei media e del pubblico. Il 1° luglio 2025 è stato individuato il corpo celeste denominato 3I/ATLAS, una cometa o presunta cometa (o forse qualcosa di più) che giunge da fuori del nostro sistema solare. Nel corso dei mesi seguenti, è stata proposta una tesi audace: potrebbe non trattarsi semplicemente di un pezzo di ghiaccio e polvere, ma di un’immensa sonda aliena. Il promotore principale di questa interpretazione è il fisico e astrofisico Avi Loeb, docente ad Harvard, noto per le sue ipotesi che vanno oltre i paradigmi convenzionali dell’astrofisica.

La scoperta e la natura “interstellare”

Il sistema di sorveglianza astronomica Asteroid Terrestrial‑impact Last Alert System (ATLAS), con sede in Cile, ha registrato il 1° luglio 2025 un oggetto con orbita fortemente iperbolica: denominato inizialmente C/2025 N1 (ATLAS) e poi catalogato come 3I/ATLAS, là dove “3I” sta a significare “terzo oggetto interstellare” noto al nostro sistema solare, dopo 1I/ʻOumuamua (2017) e 2I/Borisov (2019).

Le misure orbitali indicano che l’oggetto entra nel sistema solare con un’orbita non vincolata – ossia non legata al Sole – caratteristica che lo qualifica come proveniente da un’altra stella.

Le immagini del Hubble Space Telescope mostrano una chioma (“coma”) di gas e polvere che circonda un nucleo: ciò suggerisce caratteristiche tipiche di una cometa.

In sostanza: 3I/ATLAS è confermato come oggetto interstellare, ma già da questa descrizione emergono elementi di stranezza rispetto ai normali corpi ghiacciati del sistema solare.

Le “anomalie” segnalate da Loeb

È qui che entra in scena Avi Loeb e le sue ipotesi. Nel luglio 2025 lo studioso ha promosso una pubblicazione intitolata Is the Interstellar Object 3I/ATLAS Alien Technology? con co-autori Adam Crowl e Adam Hibberd. Tra i punti salienti che Loeb e colleghi indicano come anomali rispetto a un corpo glaciale naturale troviamo:

L’orbita contraria (retrograda) con inclinazione molto vicina al piano dell’eclittica (l’orbita terrestre) — una configurazione ritenuta statisticamente molto remota per un oggetto casuale.

Il passaggio vicino a Venere, Marte e Giove, che potrebbe indicare un percorso “mirato” più che accidentale.

Osservazioni che suggeriscono attività non del tutto riconducibili alla sola sublimazione del ghiaccio – tra cui emissioni di nichel, composizioni chimiche atipiche e assenza di una coda “normale” in alcuni momenti.

Ipotesi che l’oggetto potrebbe avere un’origine tecnologica (“tecnologica”), piuttosto che puramente naturale, e che potrebbe essere una sonda “clandestina” inviata da un’intelligenza extraterrestre.

Loeb stesso definisce l’ipotesi più ovvia come “è una cometa”, ma sostiene che valga la pena esplorare anche l’alternativa tecnologica per non precludere nessuna possibilità: «Ignoring the technological option is not a sign of intelligence».

Il contesto degli oggetti interstellari: ‘Oumuamua e Borisov

Per comprendere la portata della vicenda è utile tornare al quadro degli oggetti interstellari conosciuti fino ad oggi.

Nel 2017 fu scoperto ‘Oumuamua, il primo oggetto riconosciuto proveniente da oltre il sistema solare. Le sue caratteristiche — forma allungata, accelerazione inspiegata — alimentarono ipotesi, anche da parte di Loeb, su una natura artificiale.

Nel 2019 arrivò 2I/Borisov, un oggetto chiaramente cometario, con coda evidente, comportamento conforme a modelli tradizionali di cometa e quindi assunto come naturale.

Con 3I/ATLAS, dunque, ci troviamo al terzo esempio noto — un campione ancora minimo, che però apre la possibilità di studiare materiale extrasolare “quando passa da noi”.

In questo contesto, la comunità scientifica sta imparando che tali “visitatori” sono rari ma non impossibili da rilevare: con migliori strumenti e campagne osservative, la frequenza di cattura di oggetti interstellari aumenterà. Ciò significa che ogni nuovo evento, come 3I/ATLAS, rappresenta un’occasione unica per studiare materiali di altri sistemi stellari e confrontarli con quelli del nostro.

Cosa osservano gli strumenti e cosa non torna

Osservazioni recenti hanno messo in evidenza alcuni elementi peculiari di 3I/ATLAS:

Le immagini di Hubble del 21 luglio 2025 mostrano una chioma a forma di “goccia” di polvere e gas intorno al nucleo.

Using i telescopi terrestri – ad esempio il Very Large Telescope (VLT) – è stata rilevata l’emissione di gas cianuro (CN) e vapori di nichel in concentrazioni che ricordano quelle di comete del sistema solare.

Altre segnalazioni — più controverse — parlano di una colorazione verde che starebbe emergendo mentre l’oggetto si avvicina al Sole: l’ipotesi è che qualcosa “si sia attivato”.

Alcuni osservatori segnalano che la coda, che ci si aspetterebbe da un oggetto cometario attivo, appare meno evidente del solito in certi momenti — o comunque sembra diversa dal prototipo classico di cometa.

La traiettoria e le condizioni di avvicinamento al piano dell’eclittica sono considerate “statisticamente improbabili” per un oggetto casuale.

Le ipotesi di Loeb sull’origine tecnologica restano al momento speculative, senza prove dirette di strumenti alieni: nessun segnale radio, nessuna struttura visibile, nessuna manovra osservata chiaramente.

In questa fase la scelta degli strumenti di osservazione è cruciale: filtrare tra naturale e artificiale richiede dati di altissima qualità, spettroscopia dettagliata, analisi di gas e polveri, misura degli eventuali campi, rilevazione di segnali elettromagnetici insoliti.

Il dibattito dentro la comunità scientifica

L’interpretazione di Loeb non è accolta unanimemente. Molti astronomi restano scettici e propongono spiegazioni più conservative:

L’oggetto — pur presentando caratteristiche insolite — potrebbe essere un cometa proveniente da un sistema stellare differente, con composizione e storia evolutiva che differiscono dai modelli “locali”.

Le anomalie segnalate (titolo, traiettoria, emissioni) non implicano automaticamente un’origine artificiale: modelli di sublimazione, interazione con il vento solare, effetto Yarkovsky possono spiegare scostamenti rispetto all’atteso.

NASA e altri enti spaziali dichiarano che, basandosi sui dati disponibili, 3I/ATLAS “comporta come un corpo naturale” e non presenta tecnologia aliena evidente.

Loeb però respinge l’idea di ignorare l’opzione tecnologica «per paura di sembrare ridicoli»: sostiene che proprio la scienza aperta richiede di considerare ogni possibilità, anche quelle che disturbano le certezze.

Inoltre, il dibattito non è solo tecnico, ma anche culturale: cosa significa ammettere che un oggetto potrebbe essere una sonda aliena? Quali implicazioni per la filosofia della scienza, per la civiltà umana, per i tempi della comunicazione interstellare? Loeb richiama spesso il paradosso di Fermi (“dove sono tutti quanti?”) e la ipotesi della “Foresta Oscura” (dark forest) — secondo cui civiltà intelligenti si nascondono per paura di attaccanti — suggerendo che 3I/ATLAS potrebbe essere un segnale di qualcosa di più grande.

Un nodo centrale è che 3I/ATLAS raggiungerà il suo perielio — il punto più vicino al Sole — il 29 ottobre 2025. In quel momento, l’intensificazione dell’irraggiamento solare e l’aumento dell’attività potrebbero svelare dettagli decisivi sulla sua natura: sublimazione visibile, emissione di gas, comportamento dinamico.

Se questi dati mostreranno un comportamento “standard”, la teoria dell’origine naturale si rafforzerà. Se invece emergeranno anomalie consistenti — emissioni metalliche industriali, traiettorie troppo precise, manovre inspiegate — allora la tesi della sonda aliena guadagnerà terreno.

Loeb ha messo sul tavolo anche l’ipotesi (ancora teorica) di lanciare missioni o usare sonde già operative per intercettare o studiare direttamente 3I/ATLAS.

È un progetto altamente speculativo, ma evidenzia l’importanza attribuita all’evento.

Se 3I/ATLAS non fosse semplicemente un corpo naturale, ma davvero una sonda tecnologica aliena, le conseguenze sarebbero radicali …..

Loeb stesso ha sottolineato che l’ipotesi aliena non è un capriccio, ma un esercizio di apertura mentale: «Se un’ipotesi ha forte impatto potenziale, non ignorarla è prudenza».

 In viaggio nell’ignoto

In definitiva, 3I/ATLAS è un evento raro, affascinante, potenzialmente storico. Che si tratti di un normale (anche se piuttosto esotico) cometa interstellare o di una sonda aliena — o chissà cosa — la sua osservazione ci spinge a guardare oltre i nostri schemi.

La comunità scientifica ha più domande che risposte per ora. Il fisico Loeb ha alzato la posta, proponendo scenari che mettono in gioco ciò che significa “intelligenza extraterrestre” e “contatto”. Altri preferiscono attendere più prove. Entrambi gli approcci sono legittimi.

Il perielio del 29 ottobre 2025 rappresenta una scadenza simbolica: il momento in cui potrebbe emergere qualcosa di decisivo. Fino ad allora — e ben oltre — la Terra osserverà una cometa che proviene da lontano e che, in qualche modo, ha costretto la scienza a porsi domande grandi. Se si tratterà di una sonda aliena o di un semplice corpo ghiacciato, rimane comunque una delle più grandi opportunità mai avute di un “visitante” proveniente da un altro sistema stellare. 

29 Ottobre 2025
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