Restituzioni al Palazzo delle Esposizioni
È una sorta di museo ideale. Di museo della salvezza . È il programma che di nome fa Restituzioni, che festeggia la sua XX edizione ma che alle sue spalle ha 36 anni di passato durante cui oltre 2200 opere sono state recuperate, ritrovate, riscoperte, restaurate e offerte allo sguardo della collettività. Tutto incluso. Dall’archeologia all’arte contemporanea, dalle arti plastiche all’oreficeria, dalla pittura agli abiti. Con centinaia di musei, di chiese, di siti archeologici da Nord a Sud, che hanno beneficiato di questo programma.

Al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 28 ottobre al 18 gennaio si potrà andare a curiosare tra le opere salvate e restaurate per questa ventesima edizione di ‘Restituzioni’ . L’esposizione, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, prodotta e organizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, presenta il risultato dei restauri di 117 opere provenienti da tutta Italia, selezionati da Intesa Sanpaolo insieme a 51venti di tutela (Soprintendenze, Direzioni Regionali Musei Nazionali e Musei autonomi) e appartenenti a 67 enti proprietari, tra musei pubblici e diocesani, chiese e luoghi di culto, siti archeologici. Praticamente manufatti provenienti da tutte le regioni italiane e in collaborazione internazionale Italia-Belgio, con il recupero del Retablo con la Adorazione dei Magi della Chiesa milanese dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore, operato dall’Institut Royal du Patrimoine Artistique di Bruxelles.

Ecco allora accanto a opere di artisti più noti al grande pubblico – Giovanni Bellini, Bartolomeo Vivarini, Giulio Romano, Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Mario Sironi, Pino Pascali – molti oggetti che testimoniano la varietà e peculiarità del patrimonio artistico italiano, offrendo l’occasione per interventi di restauro interessanti per tecnica e metodologie, come, ad esempio, la spinetta di Antegnati di metà Cinquecento, la draisina ottocentesca (antenata della bicicletta) da Gallarate (VA), l’arco da Samurai e la barca siamese dal Castello Ducale di Agliè (TO), la barca cucita (metà II – fine I secolo a.C.) di oltre 4 metri dal MAN di Adria (RO), due abiti in stile Charleston da Roma, la stola di manifattura messicana in penne di colibrì da Roma, il letto in osso di età romana da Chieti, il grande Reliquiario a tabella da Serra San Bruno.

E per la prima volta Restituzioni apre agli strumenti scientifici, con una macchina planetaria dal Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.Restaurate, ma non in mostra per ragioni dimensionali e conservative, anche due colossali opere del territorio bresciano, il Martirio di San Vitale di Sebastiano Ricci dalla chiesa di San Vitale a Seniga e La Vergine che intercede presso Dio la liberazione delle anime purganti di Andrea Celesti dalla chiesa di San Giovanni di Mura a Palazzolo sull’Oglio. Per non dire del Cavallo colossale di Antonio Canova, imponente scultura in gesso custodita ai Musei Civici di Bassano del Grappa, finalmente ricomposto nella sua interezza dopo la sua riduzione in pezzi avvenuta negli anni Sessanta e che farà simbolicamente da trait d’union tra la mostra romana e l’esposizione che le Gallerie d’Italia di Milano dedicano all’età napoleonica Eterno e Visione. Roma e Milano capitali del Neoclassicismo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA








