11:40 am, 12 Settembre 25 calendario

Lombardia, nuova ordinanza contro la peste suina africana

Di: Redazione Metrotoday
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La Lombardia volta pagina nella lotta alla Peste Suina Africana (PSA). Con la firma della nuova ordinanza del presidente Attilio Fontana, la Regione recepisce le linee del Commissario straordinario Giovanni Filippini e rilancia un piano che punta a consolidare i risultati raggiunti negli ultimi mesi.

La malattia virale, innocua per l’uomo ma devastante per il comparto suinicolo, ha segnato profondamente il settore negli ultimi tre anni. Oggi, con l’assenza di casi negli allevamenti da quasi un anno e un calo significativo dei contagi nei cinghiali, l’orizzonte appare meno fosco. Ma la guardia, avvertono le autorità, non deve calare.

L’ordinanza di settembre: cosa cambia

Il documento firmato da Fontana non introduce rivoluzioni, ma rafforza e sistematizza le misure già adottate:

Contenimento del cinghiale: principale serbatoio del virus, resta al centro delle strategie con azioni di depopolamento, monitoraggio e rimozione rapida delle carcasse.

Biosicurezza negli allevamenti: confermata l’obbligatorietà di barriere fisiche, controlli agli accessi, piani di disinfezione e protocolli di emergenza.

Revisione delle zone di restrizione: con l’assenza di casi domestici da ottobre 2024, la Regione e il Commissario chiederanno a Bruxelles un allentamento delle limitazioni commerciali che oggi pesano su molte province.

La malattia e la sua storia in Italia

La Peste Suina Africana non è una novità. In Sardegna ha circolato per decenni, radicandosi tra suini e popolazioni selvatiche fino a pochi anni fa. Nel continente, il virus è comparso più recentemente, diffondendosi dal Nord-Ovest del Paese e mettendo a rischio aree ad alta densità di allevamenti come Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna.

In Lombardia l’impatto è stato particolarmente forte: la regione ospita oltre 4 milioni di suini, quasi la metà del patrimonio nazionale, con una filiera che vale più di 3 miliardi di euro solo nella fase di allevamento.

Le province più colpite e le zone di restrizione

La provincia di Pavia è stata l’epicentro della crisi, seguita da Lodi e Milano, dove numerosi comuni sono stati inseriti nelle zone di restrizione. In questi territori gli allevatori hanno dovuto affrontare vincoli rigidi: blocchi ai movimenti degli animali, controlli serrati, difficoltà nel commercio dei prodotti.

Al contrario, province come Cremona e Mantova – cuore pulsante della suinicoltura lombarda – pur non essendo state epicentro dei focolai, hanno comunque subito ripercussioni indirette sul mercato, con oscillazioni dei prezzi e costi maggiori per adeguarsi agli standard di biosicurezza.

Un anno senza casi negli allevamenti

Il dato che alimenta la speranza è chiaro: da ottobre 2024 non si registrano più focolai nei suini domestici lombardi. Un risultato ottenuto grazie a controlli rigorosi, misure di biosicurezza applicate capillarmente e interventi tempestivi sul territorio.

Nei cinghiali selvatici, invece, il virus non è ancora stato completamente eradicato. Alcuni casi sporadici si verificano tuttora, a conferma che il rischio non è scomparso. Per questo il contenimento della fauna selvatica resta cruciale.

Gli allevatori tra resilienza e difficoltà

Gli allevatori sono stati i protagonisti silenziosi di questa battaglia. Le misure di sicurezza hanno comportato spese ingenti: recinzioni, disinfezioni, sistemi di controllo accessi e formazione del personale. Per molti piccoli produttori questi costi sono stati difficili da sostenere, nonostante gli aiuti regionali e nazionali.

Chi ha subito l’abbattimento forzato degli animali racconta di perdite dolorose, solo in parte compensate dagli indennizzi. Eppure, tra le difficoltà, c’è chi sottolinea come il rispetto delle regole abbia salvato il proprio allevamento e garantito oggi la possibilità di guardare avanti con fiducia.

L’impatto economico sulla filiera

La crisi PSA non ha colpito solo gli allevatori, ma l’intera catena agroalimentare. La Lombardia è terra di salumi Dop e produzioni di eccellenza, dal prosciutto al cotechino, e ogni restrizione sui suini si riflette inevitabilmente sulla trasformazione industriale.

Le stime parlano di perdite per decine di milioni di euro, con picchi soprattutto nel 2023 e nel 2024. Oltre ai danni diretti, pesano le incertezze di mercato, i blocchi alle esportazioni e la necessità di riorganizzare le catene di approvvigionamento.

Politica, istituzioni e comunità locali

La lotta alla PSA ha mostrato luci e ombre. Da un lato, la cooperazione tra Regione, Ministero e Commissario straordinario ha prodotto risultati visibili. Dall’altro, non sono mancate critiche sulle lentezze burocratiche, sulla complessità delle autorizzazioni e sulla scarsità di fondi rispetto ai bisogni reali.

Fondamentale è stato anche il ruolo delle comunità locali: amministrazioni comunali, cacciatori, associazioni agricole e cittadini hanno collaborato nelle operazioni di sorveglianza, segnalazione e contenimento.

Rischi e prospettive future

La PSA resta una minaccia. Tre i rischi principali:

Persistenza nei selvatici: i cinghiali continuano a rappresentare un serbatoio del virus.

Possibili ricadute: un abbassamento della guardia negli allevamenti potrebbe riportare il virus all’interno delle strutture.

Impatto internazionale: eventuali nuovi focolai potrebbero riattivare restrizioni commerciali pesanti da parte dell’Unione Europea.

Le prospettive, però, non sono tutte negative. La Regione chiederà a Bruxelles la revisione delle zone di restrizione. Parallelamente si lavora su nuovi strumenti: tecnologie di monitoraggio, barriere fisiche più efficaci e, in prospettiva, lo sviluppo di un vaccino.

La Lombardia arriva a questo settembre con un bilancio più positivo del previsto: un anno senza casi negli allevamenti, una riduzione significativa nei selvatici, una filiera che, pur colpita, ha retto l’urto.

La nuova ordinanza segna un punto di svolta: non è la fine dell’emergenza, ma un momento di consolidamento. Perché se c’è una lezione chiara, è che solo unendo istituzioni, allevatori e comunità si può affrontare una minaccia come la PSA.

12 Settembre 2025
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