9:49 am, 19 Giugno 25 calendario

Valeriani e la crisi abitativa: altro che sicurezza, siamo alla disperazione !

Di: Redazione Metrotoday
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Intervista esclusiva a Massimiliano Valeriani, consigliere regionale Lazio e Coordinatore nazionale del Forum Casa del Partito Democratico.

 Il tema dell’abitare si presenta ancora come una delle questioni più sentite e urgenti, ma nonostante ciò non sembra essere affrontato con la necessaria visione. Per capire meglio il problema ne abbiamo parlato con Massimiliano Valeriani, consigliere regionale e presidente della Commissione Trasparenza della Regione Lazio.

M – Il Parlamento ha recentemente approvato il decreto Sicurezza, con norme che impatteranno anche sulla questione abitativa.

“Questo provvedimento rischia di essere solo propaganda: la premier Meloni colpisce i più fragili e ignora chi è davvero in difficoltà. Con il termine ‘sicurezza’, infatti, si punta solo alla repressione senza nessuna soluzione strutturale. Il Governo mostra i muscoli sugli sgomberi, ma è lo stesso Governo che ha cancellato il fondo per il sostegno alla locazione, unico strumento che garantiva un minimo di aiuto alle famiglie che non riescono a pagare l’affitto di casa. Ora cosa succederà a questi nuclei familiari quando arriverà lo sfratto per morosità? Saranno ancora famiglie in difficoltà o diventeranno pericolosi criminali da sgomberare? Nel frattempo, nessun sostegno per chi rischia di finire in strada. Altro che sicurezza: qui si alimenta la disperazione. Perseguire chi occupa abusivamente o specula sulle case è sacrosanto, ma accanirsi su famiglie fragili, bambini compresi, è indegno di un paese civile”.

M – Lei è stato per cinque anni assessore regionale all’Urbanistica e alle Politiche abitative, mentre recentemente è stato nominato Coordinatore nazionale del Forum Casa del Partito Democratico.

“Ringrazio la segretaria Elly Schlein e Pier Francesco Majorino per la fiducia che hanno manifestato nei miei confronti. Il tema dell’abitare è una delle grandi questioni aperte con fasce sociali in crescente difficoltà, che scontano l’assenza di qualsiasi misura di sostegno al reddito e ai bisogni primari. Il diritto alla casa è spesso negato per un numero sempre più ampio di cittadini e necessita di proposte concrete per essere affrontato e risolto. Dopo il mio impegno da assessore regionale, continuerò a lavorare perché queste emergenze siano al centro dei nostri obiettivi politici per dare risposte efficaci alle persone in difficoltà”.

M – L’Unione Europea ha istituito una commissione speciale sulla crisi abitativa e sta lavorando a un piano per l’edilizia pubblica. 

“Il tema della fragilità abitativa, nelle sue multiformi espressioni odierne, ha di fatto trasformato questa emergenza in un diritto di cittadinanza negato, un problema di esclusione sociale. Per troppi anni è mancato un impegno nazionale ed europeo sulle politiche abitative. 

Dal 1992 con la fine dell’era Gescal, la trattenuta sui salari che finanziava i programmi di edilizia residenziale pubblica, si è esaurita quella stagione nella quale lo Stato era soggetto attivo nel fornire una risposta pubblica a chi aveva bisogno di un aiuto, svolgendo anche una funzione regolatrice del mercato immobiliare. Dal 1992 ad oggi è passato troppo tempo, durante il quale il tema casa ha cambiato forma: da necessità primaria di sicurezza sociale, a prodotto finanziario oggetto di speculazione. 

In questi lunghi anni si è ampliato un disagio reale, fatto di gravi condizioni di fragilità economica e sociale, per chi cerca una risposta pubblica, per quei soggetti sempre più numerosi che vivono l’incubo di non farcela con l’affitto o con il mutuo, per i giovani che vivono la casa come una barriera insuperabile per cominciare un progetto di autonomia e di emancipazione”.

M – Cosa propone per affrontare questo tema cruciale nella vita di milioni di cittadini?

“La casa, così come la sanità pubblica, come il lavoro e il salario giusto, come i diritti e la giustizia sociale, deve costituire un tratto peculiare dell’identità del PD, come ripete spesso la segretaria Schlein, un pezzo rilevante della nostra proposta di governo del Paese.

Per affrontare la crisi abitativa è fondamentale una rinnovata stagione nazionale di politiche e di investimenti. Non possiamo più lasciare soli gli enti locali, spesso senza strumenti e risorse utili per soddisfare le tante richieste di sostegno o di aiuto. Occorre dare vita a un grande progetto politico per garantire il diritto di cittadinanza a tutti coloro che a causa ‘della loro emergenza abitativa’ si sentono ai margini di una società chiusa e indifferente. 

Da alcune settimane abbiamo iniziato un tour nelle città italiane per illustrare il nostro progetto ad amministratori locali, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria: un dialogo e un confronto aperto per raccogliere anche osservazioni e suggerimenti”.

M – Quali saranno le misure principali?

“Riteniamo che sia necessario partire dalla creazione del Ministero dell’abitare. Un dicastero specifico per affermare la centralità nell’azione di governo sul tema casa, per dare vita a funzioni di programmazione, implementazione e coordinamento dei vari strumenti a sostegno del diritto all’abitare, anche armonizzando l’operato delle Regioni e dei Comuni, per facilitare un lavoro di concertazione con le parti sociali su un argomento che coinvolge la vita di milioni di persone”.

M – Ma non basterebbe un ministero ad hoc senza risorse adeguate.

“È vero: non solo un ministero, ma anche l’obiettivo di assegnare al capitolo ‘casa’ 4 miliardi di euro di investimenti pubblici. Una svolta finanziaria imprescindibile per cambiare l’efficacia degli strumenti a sostegno del diritto alla casa.

Queste risorse saranno necessarie per sostenere un grande piano nazionale di alloggi di edilizia residenziale da costruire nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e antisismica. Poi basta case pubbliche vuote, sono almeno centomila quelle non assegnate in tutta Italia a fronte di migliaia di famiglie in attesa di un’assegnazione.

Dovranno inoltre essere rifinanziati e ampliati nella loro dotazione finanziaria i fondi per il sostegno affitti e per la morosità incolpevole, restituendo ai Comuni uno strumento prezioso di sostegno alle persone in difficoltà nel far fronte ai canoni di affitto o a onorare i loro mutui. 

Una politica della casa, infine, deve riguardare il diritto allo studio. Solo il 5% dei nostri studenti fuori sede può avere il privilegio di una residenza universitaria, contro il 17% della media europea, e questo stock altamente insufficiente alimenta il mercato speculativo dell’affitto. Pensiamo ad una stagione rinnovata di nuova edilizia universitaria, anche con la trasformazione a questo uso di patrimonio pubblico dismesso presente in alcune realtà del nostro Paese in grandi quantità”.

M – In questi giorni il Consiglio regionale del Lazio sta discutendo una proposta di legge del centrodestra per ampliare l’offerta abitativa. Perché le opposizioni sono contrarie? 

“Perché rischiamo la devastazione del tessuto culturale e ambientale di Roma e del Lazio. Il provvedimento dell’Amministrazione Rocca contiene molte criticità: dal cambio di destinazione d’uso dei cinema chiusi da 10 anni alla trasformazione dei locali agricoli, fino all’aumento delle premialità e al trasferimento delle cubature inserite nella rigenerazione urbana. In particolare, circa 25 sale cinematografiche di Roma potrebbero diventare centri commerciali, mentre nelle aree agricole sarà possibile convertire stalle e magazzini in spazi ricettivi e per eventi, in residenze per anziani e asili nido: attività prive di servizi primari, come strade e fogne, che produrrebbero un impatto pesante sul patrimonio ambientale. Infine, sono previste modifiche anche sulla rigenerazione urbana: il sistema delle premialità, infatti, può arrivare fino al 60%, mentre la possibilità di demolire un manufatto e utilizzare la relativa cubatura da un’altra parte della città comporterebbe un carico urbanistico spesso insostenibile. Non ci sarebbe nessun recupero di luoghi degradati, ma solo operazioni di speculazione edilizia.

Questa proposta di legge è stata non solo criticata da associazioni ambientaliste, comitati e operatori del settore, ma è stata già bocciata dall’ufficio legislativo della Regione, che ha evidenziato perplessità e dubbi sulla legittimità di questo provvedimento. È necessario ripartire da zero per lavorare a un testo normativo capace di favorire la semplificazione urbanistica con la salvaguardia del patrimonio agricolo e del tessuto culturale della regione”. 

19 Giugno 2025
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