Amnesty International: “attacchi con missili in Libano da parte di Israele: possibili crimini di guerra”

Amnesty International ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo ai recenti attacchi aerei condotti dalle forze israeliane in Libano, che hanno causato la morte di almeno 49 civili e la distruzione di intere famiglie. Secondo l’organizzazione internazionale, tali attacchi potrebbero costituire crimini di guerra, in violazione del diritto internazionale.
In un rapporto intitolato “Dal cielo piovevano missili: i raid aerei israeliani in Libano devono essere indagati come crimini di guerra”, Amnesty International ha evidenziato quattro specifici attacchi avvenuti in diverse località del Libano, tra cui il villaggio di al-Ain, il villaggio di Aitou, la città di Baalbeck e la sede del municipio di Nabatieh. Gli attacchi sono stati condotti senza alcun preavviso da parte dell’esercito israeliano, causando gravi perdite tra la popolazione civile.
Erika Guevara Rosas, direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty International, ha condannato fermamente tali attacchi definendoli come esempi del totale disprezzo per le vite dei civili da parte di Israele e come chiare violazioni del diritto internazionale. Rosas ha sottolineato l’importanza di condurre un’indagine approfondita su questi eventi e ha sollecitato il governo libanese a convocare una sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per istituire un meccanismo investigativo indipendente.
Amnesty International ha documentato una serie di attacchi con razzi condotti dalle forze israeliane in diverse aree del Libano, che hanno causato la morte di numerose famiglie e un alto numero di vittime civili. Gli attacchi, avvenuti senza preavviso, sollevano forti sospetti di essere stati diretti contro obiettivi civili, violando il diritto internazionale e configurandosi come possibili crimini di guerra.
Il 29 settembre, un attacco israeliano nei pressi di al-Ain ha causato la distruzione della casa della famiglia siriana al-Shaar, provocando la morte di tutti i nove membri della famiglia presenti al momento dell’attacco. Ibrahim al-Shaar, unico sopravvissuto poiché non era in casa quella notte, ha espresso la sua incredulità riguardo al motivo dell’attacco, sottolineando che non c’erano obiettivi militari nella zona.
Youssef Jaafar, sindaco del villaggio, ha commentato: “Era una casa, non c’era alcun obiettivo militare. Era piena di bambini. La famiglia è molto conosciuta nel paese.” Le immagini satellitari del 21 maggio mostrano chiaramente i danni causati dall’esplosione, confermando la devastazione della zona.
Amnesty International ha sollecitato le autorità israeliane a fornire informazioni sui presunti obiettivi militari colpiti durante gli attacchi e sulle misure adottate per evitare vittime civili. Tuttavia, al momento della pubblicazione, non è stata ricevuta alcuna risposta.
Il 21 ottobre, a Baalbeck, le forze israeliane hanno colpito il quartiere di al-Nabi Inaam, distruggendo un edificio che ospitava la famiglia Othman, provocando la morte di sei persone, tra cui due donne e quattro bambini. Un attacco simile è avvenuto il 14 ottobre ad Aitou, causando la morte di 23 civili sfollati, tra cui una bambina di cinque mesi, e Ahmad Fakih, presunto obiettivo dell’attacco.
Il municipio di Nabatieh è stato colpito il 16 ottobre da un raid aereo israeliano, uccidendo 11 civili, tra cui il sindaco, e ferendo altre persone. Nonostante l’esercito israeliano abbia dichiarato di aver colpito obiettivi di Hezbollah nella zona, Amnesty International non ha trovato prove della presenza di obiettivi militari presso la sede municipale al momento dell’attacco.
Erika Guevara Rosas, direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty International, ha esortato gli stati, in particolare gli Stati Uniti, a sospendere i trasferimenti di armi a Israele, data la possibile violazione del diritto umanitario internazionale. È fondamentale condurre un’indagine approfondita su questi attacchi per garantire giustizia e responsabilità.
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