9:38 am, 27 Ottobre 25 calendario

Paolo Ardoino “dietro le quinte” dell’AI parla con Donald Trump

Di: Redazione Metrotoday
condividi

«Tempi bui in arrivo, l’intelligenza artificiale ci salverà»

«La tecnologia e l’intelligenza artificiale non potranno essere fermate e grazie a loro le persone potranno essere più libere», afferma Paolo Ardoino, amministratore delegato della società di stablecoin Tether, nel corso del grande evento crypto “Plan B Forum” a Lugano. «Nei prossimi 5-10 anni ci saranno molti attacchi alla società perché c’è molto scoramento tra le persone. L’intelligenza artificiale potrà aiutare, non ridurrà i posti di lavoro, darà più strumenti ai lavoratori per fare meglio».

Affermazioni che arrivano non come vieni, ma all’interno di un crescendo di responsabilità personali – da programmatore ragazzino in provincia di Savona a leader di una delle aziende più discusse e influenti del mondo criptovalutario. Un italiano che “parla con Trump”, per usare la formula del titolo, perché ha avuto modo di incontrarlo e di valutare nei fatti la sua visione sul futuro della finanza, della tecnologia e della libertà digitale.

Un percorso dal software alla finanza decentralizzata

Nato nel 1984 a Cisano sul Neva, in provincia di Savona, Ardoino inizia presto a programmare. Laureato in informatica all’Università di Genova, dopo esperienze nella ricerca e nella startup fintech a Londra, approda nel 2014 in Bitfinex e, a partire dal 2017/18 diventa CTO di Tether. Oggi è CEO di quella che è ormai la più grande stablecoin al mondo (USDT), con ambizioni che vanno oltre la finanza tradizionale.

Con Tether, Ardoino sostiene di aver aiutato oltre 500 milioni di persone a ottenere accesso ai servizi finanziari – in paesi dove le banche sono un privilegio – semplicemente collegandosi a Internet. È questo tipo di visione che ora amplia al campo dell’intelligenza artificiale e alle infrastrutture tecnologiche: «Vogliamo trasformarci da una “Stablecoin Company” a una “Stable Company” – dice – per questo puntiamo molto sulle telecomunicazioni, sull’energia e sull’IA».

Il salto – come egli stesso dichiara – non è autonomamente finanziario, ma sociale: «In Africa abbiamo avviato un progetto di 500 chioschi solari per portare energia a case rurali a 3 dollari al mese; vorremo arrivare a 100 000 chioschi entro il 2030». Tecnologia, inclusione finanziaria ed energia come leva per la libertà individuale.

È in questo contesto che Ardoino afferma di aver avuto la possibilità di parlare con Donald Trump. «È sicuramente un personaggio particolare, sopra le righe, e questo dà fastidio», racconta. Ma anche: «Dopo la presidenza Biden, che è stata molto aggressiva sul settore delle criptovalute, con Trump le cose sembrano cambiate… vediamo cosa succederà in futuro». Da qui la formula «l’italiano che parla con Trump», intesa più come un simbolo di un ponte tra tecnologia e geopolitica.

La visione dell’IA come salvezza

Le parole di Ardoino contengono due facce della stessa medaglia: da un lato l’allarme, «tempi bui in arrivo», dall’altro l’auspicio tecnologico, l’IA come salvezza.

L’allarme:

Ardoino segnala l’aumento di inflazione, disoccupazione e scoramento sociale come fattori decisivi per la crisi. In un mondo in cui economie fragili, debito pubblico e disuguaglianze si amplificano, la tecnologia – se ben indirizzata – può rappresentare una valvola di uscita. Ma il rischio è che venga gestita male o che diventi uno strumento di controllo, non di libertà.

L’opportunità IA:

Ardoino propone una piattaforma open source – “QVAC”, presentata a Lugano – per modelli di intelligenza artificiale scaricabili su smartphone, senza bisogno che i dati personali finiscano nelle mani delle grandi Big Tech. Vuole un’IA che serva la libertà individuale e non la sorveglianza. È un tema centrale nel dibattito globale: l’Europa con il suo AI Act adotta un approccio regolamentativo restrittivo, mentre Stati Uniti e Cina corrono con investimenti massicci. Proprio così: si stimano nel 2023 negli USA 109 modelli fondativi di IA generativa, nella UE solo 7.

Insomma: Ardoino non vede solo un problema tecnico, ma una posta in gioco geopolitica. Quando afferma che «l’Europa sta ostacolando lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, lasciando tutto in mano agli Stati Uniti e alla Cina», non è solo provocazione: pone una scelta strategica per il Vecchio Continente.

Trump, criptovalute e geopolitica

Il rapporto tra Ardoino e Trump può sembrare paradossale: un italiano della finanza digitale che dialoga con l’ex presidente USA. Ma in realtà è emblematico di come tecnologia, moneta, sovranità e potere pubblico stiano convergendo.

Negli Stati Uniti, Trump ha già profilato l’IA come una priorità di competizione globale: «If we’re not first, we’re second, and seconds don’t run the world», avrebbe detto secondo fonti. E nel frattempo la sua visione sulle criptovalute si intreccia con la sovranità nazionale e la global finance. Ardoino osserva: «In America si sta riconoscendo che Bitcoin non è una minaccia, ma un’opportunità. Il nostro ruolo lo dimostra». In Europa, al contrario, ad esempio, il progetto dell’euro digitale o le normative come il “Chat Control” – che permetterebbero un controllo più stretto dei messaggi dei cittadini – sono viste come segnali di sorveglianza tecnologica e finanziaria.

Nel suo intervento Ardoino va fino in fondo: «Con la Chat Control possono avere accesso ai nostri messaggi; con l’euro digitale potrebbero avere accesso ai nostri soldi. Queste norme ci stanno avvicinando sempre più al sistema di social scoring cinese». È un richiamo forte: tecnologia, moneta, libertà, controllo sociale.

Il dialogo con Trump, dunque, appare meno come un endorsement politico e più come una lettura di alleanze tecnologiche e geografiche: Usa + Cripto + IA = potere tecnologico e finanziario. Italia/EU se inattive rischiano di rimanere fuori.

Perché l’Italia deve muoversi

L’analisi di Ardoino riflette anche più ampie riflessioni sull’IA: dalla disinformazione alla raccolta dati, dal potere delle piattaforme digitali alla perdita di sovranità. I modelli generativi di IA stanno cambiando l’informazione: una recente analisi analizzava come le campagne elettorali negli Usa stiano già usando l’IA per generare spot e manipolare opinioni – con implicazioni profonde per la democrazia.

In Italia, la riflessione è particolarmente rilevante. Un paese che ha eccellenze tecnologiche, ma un contesto istituzionale spesso più lento nell’adozione, rischia di subire la trasformazione come spettatore invece che protagonista. Per Ardoino, il confine è chiaro: libertà individuale versus controllo digitale, innovazione o declino.

In Europa si dibatte sull’AI Act: regolamenti che impongono oneri pesanti. Per alcuni analisti, questo approccio può deprimere l’innovazione e dare vantaggio a Usa e Cina. Ardoino è netto: «L’Europa non può permettersi di stare a guardare». Per l’Italia, significa investire in infrastrutture, capitale umano, digitalizzazione del sistema finanziario, e avere visione strategica – non solo normative difensive.

La storia – dall’informatica, alle criptovalute, all’IA – è un filo che collega il percorso personale di Ardoino alle grandi trasformazioni globali. Ma è utile ricordare come siamo arrivati fin qui.

    Nel mondo delle criptovalute, le stablecoin come USDT hanno proliferato spingendo verso alternative al sistema bancario tradizionale. Tether è stata protagonista di questo campo.

    Nel mondo dell’IA, siamo in un momento di transizione: dai calcoli statistici all’apprendimento profondo, dai grandi modelli generativi al dibattito sulla governance e sulla responsabilità.

    A livello geopolitico, la competizione tra Usa, Cina, Europa si gioca anche su questi terreni – digitale, finanziario, tecnologico – e coinvolge questioni di sovranità, risorse e libertà.

Ardoino, dunque, non è solo un “uomo crypto”, ma un interprete di questa convergenza. Quando dice «tempi bui in arrivo», intende che se non si costruisce ora il patto tecnologico, finanziario e sociale, la trasformazione globale rischia di coglierci impreparati. Ma quando aggiunge che “l’IA ci salverà”, propone che quella salvezza non è automatica: serve indirizzo, piattaforme aperte, comunità partecipative.

Un italiano tra visione e avvertimento

Paolo Ardoino parla con voce italiana ma sguardo globale. Da Cisano sul Neva a Lugano, da startup a CEO globale, da finanza alternativa a infrastrutture tecnologiche continentali: il suo percorso è un esempio di come la “seconda Italia” delle tecnologie possa essere protagonista.

Quando afferma che «l’unica cosa che ci salverà è l’intelligenza artificiale» non lo fa con tono avveniristico o naïf: lo fa indicando un bivio. Da una parte l’inerzia, la pigrizia tecnologica, la subalternità; dall’altra la tecnologia, l’apertura, la libertà. Il dialogo con Trump non è fine a se stesso: è simbolo del fatto che la partita è globale, che le alleanze si ricompongono sulla base della tecnologia e non solo della geografia tradizionale.

Per gli italiani – e per l’Europa – la sfida è ora: decidere se entrare nel gioco, costruire infrastrutture, apprendere, innovare, o restare a guardare. E se si resta a guardare, i “tempi bui in arrivo” non saranno solo una metafora.

27 Ottobre 2025 ( modificato il 26 Ottobre 2025 | 17:51 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA