Eni, trimestre in ascesa, il gigante italiano dell’energia raccoglie le sfide e rilancia
È un bilancio di svolta quello che Eni ha presentato nella giornata del 24 ottobre 2025.
In un contesto globale segnato da prezzi delle materie prime in calo, euro debole e incertezza geopolitica, il gruppo energetico italiano ha superato le attese del mercato e alzato diverse voci previsionali per l’intero anno. Un segnale forte, che va oltre i numeri del trimestre e che fotografa un’azienda che si muove con determinazione su più fronti: produzione, finanza, transizione energetica.
I numeri del terzo trimestre: più robusti del previsto
Nel dettaglio, Eni ha annunciato risultati non solo positivi, ma superiori alle stime diffuse dagli analisti. Per il terzo trimestre del 2025, l’utile netto rettificato è stato pari a circa 1,25 miliardi di euro, contro attese attorno a 1,02 miliardi.
La produzione di idrocarburi è salita a circa 1,76 milioni di barili equivalenti al giorno, un +6% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Inoltre, la generazione di cassa (CFFO) prima delle variazioni del capitale circolante è stata rivista al rialzo: l’azienda prevede di chiudere il 2025 con circa 12 miliardi di euro di flusso operativo, rispetto ai 11,5 miliardi precedenti.
Dal lato degli investimenti e della restituzione agli azionisti, Eni ha annunciato un programma di riacquisto azioni (buy-back) aumentato del 20%, portandolo a 1,8 miliardi di euro per l’anno.
Infine, la leva finanziaria «pro forma» (che tiene conto delle dismissioni già programmate) rimane intorno a circa il 12%, un livello tra i più bassi tra le major del comparto.
In sintesi: nonostante un contesto meno favorevole – con prezzi del petrolio più deboli rispetto all’anno precedente e un euro in flessione – Eni ha ottenuto risultati migliori del previsto e ha rilanciato la sua strategia finanziaria e operativa.

Produzione, efficienza, nuovi fronti
Dietro questi numeri ci sono più fattori convergenti. In primo luogo, la robustezza del segmento upstream: nuovi campi entrati in produzione, un buon ritmo di start-up, turn-around ottimizzati e unità produttive che stanno rendendo di più. È proprio grazie a queste leve che la produzione è aumentata del 6% anno su anno, nonostante le condizioni delle commodity.
In secondo luogo, la disciplina nella gestione dei costi e degli investimenti: Eni ha confermato un capex lordo atteso per l’anno sotto gli 8,5 miliardi di euro e un capex netto al di sotto dei 5 miliardi, rispetto a guidances precedenti più sfavorevoli.
Terzo fattore: la strategia di valorizzazione del portafoglio (portfolio optimization). Eni sta attuando quel modello «satellite» che prevede la creazione o la valorizzazione di business secondari (biocarburanti, rinnovabili, infrastrutture carbon capture) e la cessione o parziale cessione di partecipazioni per generare cassa e ridurre la leva finanziaria. Questa strategia ha permesso, secondo fonti specializzate, di liberare risorse che ora vengono reimpiegate in produzione ed efficienza.
Infine, Eni ha indicato come particolarmente rilevanti i progetti in paesi come Congo, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Libia, insieme alla combinazione industriale Indonesia-Malaysia con Petronas per il mercato asiatico del gas naturale liquefatto (LNG).
Il rialzo della guidance: un messaggio di fiducia
Un aspetto che attira l’attenzione è la scelta di Eni di aumentare in modo convinto la guidance per il 2025. Per la produzione idrocarburi si passa a una stima di 1,71–1,72 milioni di barili equivalenti al giorno come target per l’anno, con l’uscita del quarto trimestre stimata intorno a 1,8 milioni boe/giorno.
In parallelo, la generazione di cassa è stata aumentata a circa 12 miliardi di euro. Il buy-back è stato portato a 1,8 miliardi. Il capex netto è stato abbassato. Tutto ciò indica che l’azienda non solo recupera terreno, ma approfitta di una finestra favorevole per rilanciare.
Questa impostazione ha avuto immediato impatto sul mercato: il titolo Eni presso la Borsa italiana ha registrato un rialzo nella seduta successiva alla comunicazione.

Perché il risultato è rilevante
È importante sottolineare quanto sia significativo ciò che Eni sta ottenendo, perché arriva in un momento complesso per il settore energia. I prezzi del petrolio sono inferiori rispetto alle medie degli anni precedenti, la valuta euro debole pesa sui costi espressi in dollari, e le incertezze geopolitiche (Libia, Medio Oriente, Africa occidentale) continuano a rappresentare un fattore di rischio. Su questo sfondo, il fatto che un gruppo come Eni riesca ad aumentare produzione, generazione di cassa e fiducia degli investitori rappresenta un vantaggio competitivo non da poco.
Inoltre, il settore dell’energia sta attraversando una fase di transizione: le fonti fossili, pur restando protagoniste, sono sempre più affiancate da strategie legate a biocarburanti, rinnovabili, cattura di carbonio (CCUS), infrastrutture gas e servizi energetici. Eni sta muovendosi su più fronti e sta cercando di trasformarsi da «major fossile» a “integrated energy company” più diversificata. Le risorse liberate dal core upstream vengono in parte reinvestite in queste attività “transition”, che però richiedono pazienza e continuità.
Per capire l’importanza dell’attuale svolta, conviene guardare il percorso recente di Eni. Nel primo semestre 2025 la società aveva già ottenuto un utile netto di circa 2,5 miliardi di euro, revisionando la guidance al rialzo.
A luglio, nel comunicato del secondo trimestre, Eni aveva alzato le aspettative sul flusso operativo e sulle iniziative di cassa, confermando produzione in linea con 1,7 milioni boe/g e capex sotto i 9 miliardi.
Ora, con il terzo trimestre, l’azienda sembra aver “vinto” la sfida della resilienza: sebbene il contesto fosse meno favorevole, ha potuto contare su operatività efficiente, nuovi asset produttivi e una strategia finanziaria solida.
Va inoltre ricordato che in passato Eni è stata criticata per la complessità del suo portafoglio, per oneri e per la necessità di grandi investimenti nelle nuove tecnologie. L’attuale risultato mostra un momento di svolta: non solo si gestisce l’esistente, ma si comincia a sfruttare la leva del “valore” più che del semplice “volume”.

Per il sistema aziendale italiano, Eni rappresenta un pilastro strategico, non solo dal punto di vista industriale, ma anche geopolitico. Il fatto che la compagnia possa mostrare numeri così solidi in un momento complesso rafforza la posizione del gruppo nel panorama europeo dell’energia.
Dal lato finanziario, l’aumento del buy-back e la riduzione della leva attraggono l’investitore, migliorano il profilo di rischio del titolo e possono ridurre il costo del capitale.
Per il settore energetico, Eni sta consolidando la sua capacità di conciliare attività tradizionali (petrolio, gas) con la transizione verso rinnovabili, biocarburanti e soluzioni a basse emissioni. Se riuscirà a mantenere la traiettoria, potrà diventare modello per altre imprese in Italia e in Europa.
Eni ha indicato che la produzione nel quarto trimestre potrebbe raggiungere circa 1,8 milioni boe/giorno, il che conferma l’accelerazione annunciata. Allo stesso tempo, i nuovi progetti — come il giacimento Baleine in Costa d’Avorio, la combinazione Indonesia-Malaysia, il progetto FLNG in Congo — sono considerati chiave per il futuro.

La transizione sarà un tema centrale: Eni ha già annunciato che alcune delle energie pulite e business “satellite” dovranno generare valore pari o superiore alle attività tradizionali entro il 2030-2040. Questo passaggio richiede non solo visione strategica, ma anche tempi di realizzazione e mercati stabili.
Il contesto macroeconomico globale impone una vigilanza attiva: Eni avrà bisogno di continuare nella gestione oculata dei rischi, nella diversificazione geografica e nella flessibilità operativa.
Il terzo trimestre 2025 rappresenta un momento di rilancio per Eni. Numeri robusti, obiettivi alzati, strategia finanziaria rafforzata: tutto ciò indica che il gruppo italiano sta capitalizzando i propri punti di forza e al contempo cercando di trasformarsi, non senza sfide, in un protagonista più ampio e diversificato del business energetico. Non si tratta semplicemente di un “buon trimestre”: è la testimonianza che, anche in mercati complessi, un’azienda disciplinata e lungimirante può emergere e guidare il cambiamento.
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