Rottamazione Quinquies approvata: la nuova sanatoria fiscale nella manovra 2025

In un clima politico già surriscaldato dalle tensioni sui conti pubblici, il Consiglio dei Ministri ha dato via libera alla rottamazione quinquies, inserita tra le misure centrali della legge di bilancio 2025. Si tratta dell’ennesima edizione della “pace fiscale”, questa volta con regole più severe e una platea ridotta rispetto alle versioni passate.
Nella prima stesura normativa la rottamazione quinquies consente ai contribuenti che abbiano “dichiarato ma non versato” di definire i loro debiti con l’agente della riscossione, relativi ai carichi affidati dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023, tramite pagamento in un’unica soluzione oppure rateizzato in 54 rate bimestrali in 9 anni.
Ma dietro le cifre e le parole ufficiali si profilano nodi politici, calcoli di gettito e un dibattito che attraversa non solo chi ha debiti pendenti con il Fisco, ma la sostenibilità stessa del modello fiscale italiano.
Accesso selettivo e platea ridotta
A differenza di forme più generose del passato, la rottamazione quinquies non sarà un condono generalizzato. Potranno accedere soltanto coloro che hanno dichiarato i propri redditi ma non hanno adempiuto al pagamento: non è aperta, dunque, a chi ha omesso dichiarazioni o operato in nero.
Sono incluse anche imposte locali come IMU e TARI, purché rientranti nei carichi affidati alla riscossione.
Particolarmente rilevante: chi già aderì alla rottamazione quater e ha rispettato i pagamenti al 30 settembre non potrà accedere alla quinquies per gli stessi debiti.
Rateazione in 9 anni con scadenze bimestrali
Il piano di rientro prevede 54 rate bimestrali di importo costante, con la decadenza che scatterà in caso di mancato pagamento per due rate consecutive. Il governo ha scartato l’ipotesi iniziale di 120 rate mensili in 10 anni, ritenuta troppo permissiva.
Il carattere selettivo è enfatizzato da alcuni esponenti del governo, che parlano di “meccanismi più punitivi rispetto al passato”.
Alleggerire il “magazzino” fiscale
Il “magazzino fiscale” – ossia l’insieme dei crediti affidati alla riscossione – è oggi stimato a volumi astronomici. Alcuni studi indicano che su circa 1.300 miliardi di euro di crediti, quasi metà potrebbero essere ormai inesigibili.
La rottamazione quinquies è vista come uno strumento per recuperare liquidità parziale e alleggerire la massa dei debiti residui rimasti irrecuperabili nel tempo.
Maggiore rigore e paletti più stretti
Per scoraggiare gli abusi delle edizioni precedenti, la nuova rottamazione introduce severità maggiore: decadenze più rapide, esclusioni per i recidivi e controlli maggiori sui beneficiari. Si punta a evitare che chi ha fatto uso ripetuto delle sanatorie torni a beneficiare solo rimandando i pagamenti.
Le ragioni di un “ritorno” della rottamazione
La rottamazione non è una novità: dal 2013 in poi sono state introdotte varie forme di definizione agevolata (la “rottamazione ter”, “quater”, “stralci vari”) fino a questa quinta edizione. Il suo ritorno in manovra risponde a una combinazione politica, sociale ed economica:
Pressione elettorale e promessa di “risarcimento”: la Lega da tempo sostiene che molti contribuenti onesti ma incapienti meritino una via d’uscita rispetto a debiti accumulati.
Necessità di cassa immediata: in un contesto in cui la pressione fiscale e il bilancio pubblico sono sotto stress, la rottamazione può generare gettito aggiuntivo (sebbene parziale) e alleviare il carico amministrativo della riscossione.
Dialogo con le altre misure fiscali: il governo studia parallelamente interventi sul taglio IRPEF per il ceto medio e misure volte al rilancio della crescita, per cui la rottamazione diventa parte del pacchetto fiscale complessivo.
Tuttavia, storicamente, molte edizioni di “condoni” hanno avuto un alto tasso di decadenza, con poca adesione e gettito effettivo ridotto, oltre al rischio morale che la promessa di una “sanatoria futura” scoraggi il rispetto spontaneo delle scadenze.
Dalle critiche alle richieste di riforma
L’annuncio della rottamazione quinquies ha subito acceso il dibattito politico. Alcuni elementi degni di nota:
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha definito la misura non un condono, ma una “definizione agevolata” destinata a chi ha già dichiarato, ma non versato. Ha promosso l’idea della “pace fiscale” come formula più accettabile.
La Lega, promotrice storica delle sanatorie, ha ottenuto che la misura fosse inserita nella manovra, ma ha dovuto accettare paletti più stringenti rispetto alle sue richieste iniziali.
Le opposizioni criticano la misura come “premio ai debitori” e segnale negativo in termini di equità fiscale.
All’interno della maggioranza, si registrano divergenze su come calibrare l’intervento (numero rate, soglie, esclusioni) per evitare scivolamenti contabili o perdite di gettito.
In commissione, è stato bocciato un emendamento che proponeva l’accesso per tutti i carichi dal 2000 al 2023 con regole analoghe alle rottamazioni precedenti. Ciò indica la volontà del governo di evitare misure troppo permissive.
Stime, gettito e rischi contabili
Il successo della rottamazione quinquies dipenderà dai numeri reali: quanti aderiranno, con quale entità dei debiti e quanti finiranno per decadenza.
Secondo le stime preliminari, la platea potenziale potrebbe essere di fino a 16 milioni di contribuenti, ma dal governo avvertono che la cifra potrebbe ridursi in fase finale.
Il gettito stimato in passato per la rottamazione quater fu di 12,2 miliardi al 31 dicembre 2024, con un tasso di decadenza del 49%. Ciò significa che quasi la metà delle adesioni ebbe problemi di regolarità.
Alcuni studi citano che il costo effettivo della quinquies potrebbe superare i 10 miliardi di euro, specie se la platea fosse ampia e le decadenze contenute.
L’effetto contabile sui conti dello Stato è delicato: i crediti “condonati” o non recuperati devono essere stornati dal bilancio patrimoniale e implicano costi impliciti.
Un altro rischio è la moral hazard: se i contribuenti pensano che ogni tanto ci sarà una nuova rottamazione, essi potrebbero rinviare il pagamento, confidando in futuri provvedimenti. Questo effetto è uno dei principali timori degli studiosi del fisco.
Nonostante il nome “quinquies”, molti osservatori sono cauti nel considerarla la “ultima rottamazione”.
Del resto, già in precedenza si è assistito a riproposizioni: ogni volta che il gettito fiscale ristagna o la pressione politica aumenta, la tentazione di nuove sanatorie riemerge.
Chi ha debiti con il Fisco e ha sempre dichiarato potrà avere una via di uscita a condizioni più favorevoli. Potrà dilazionare in 9 anni senza sanzioni e interessi (almeno nel principio).
Tuttavia, l’onere di pagare 54 rate bimestrali costanti per nove anni può risultare gravoso, specialmente per chi ha redditi medio‑bassi o imprese con flussi variabili.
Agenzia delle Entrate‑Riscossione dovrà strutturare procedure per gestire migliaia (o milioni) di richieste, verifiche di accesso, controlli antievasione e monitoraggio delle rate.
La misura annuncia un alleggerimento del carico operativo su crediti “vecchi” poco esigibili, ma richiede investimenti amministrativi e operativi.
L’eventuale gettito netto della rottamazione andrà valutato con attenzione – il saldo tra adesioni, decadenze e costi di gestione potrà essere modesto.
La scommessa tra libertà e rigore fiscale
La rottamazione quinquies è una manovra che nasce da compromesso politico ed esigenza finanziaria: concede una “seconda chance” a chi ha pagato in modo inadeguato, ma con regole più rigide rispetto al passato. Non è un condono generalizzato, ma una misura “quotata” che punta a ridurre il magazzino dei crediti fiscali arretrati.
La sfida che attende questa nuova edizione riguarderà il bilanciamento tra inclusività e rigore: se i paletti saranno troppo stretti, la misura perderà appeal; se troppo generosi, rischia di scivolare nel solito circolo vizioso delle sanatorie ricorrenti. Il risultato effettivo – adesioni, gettito e decadenze – deciderà quanto questa rottamazione sarà giudicata utile o simbolica.
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