4:17 pm, 18 Ottobre 25 calendario

Oltre 9 000 evacuati nelle Filippine in vista della tempesta tropicale

Di: Redazione Metrotoday
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Le Filippine, già segnate da un 2025 carico di calamità naturali, si sono trovate nuovamente in allerta : le autorità locali hanno dispiegato evacuazioni preventive in numerose province orientali del Paese all’arrivo della tempesta tropicale Tropical Storm Fengshen (nota localmente come “Gener”), che si preparava a lambire le coste del Pacifico. Oltre 9 000 abitanti dell’isola di Catanduanes — considerata spesso prima terraferma ad essere colpita dai cicloni che nascono o transitano nel bacino occidentale del Pacifico — sono stati spostati in zone ritenute più sicure. Le autorità, estendendo le misure alla vicina provincia di Albay dove neppure 17 000 sono rimasti al riparo, si sono mosse preventivamente per evitare un disastro.

Il bollettino delle emergenze ha segnalato l’attivazione dei piani di evacuazione nell’area costiera e nelle comunità a rischio frana o alluvione. Siamo a un punto in cui la routine occidentale suggerirebbe prudenza, ma nell’arco di pochi anni è diventato un rituale purtroppo noto: l’isola di Catanduanes, con le sue colline e la fascia costiera esposta, ha ordinato ai funzionari locali di «attivare i rispettivi piani di evacuazione» per «zone ad alto rischio» quali coste, comunità allagate e pendii soggetti a scivolamenti.

Le previsioni meteo indicavano venti fino a circa 80 km/h (circa 50 mph) sull’isola, oltre a piogge abbondanti e un potenziale rischio di marea anomala e onde alte fino a 1,2 metri che avrebbero potuto sommergere aree basse.

È importante sottolineare come l’evacuazione preventiva sia diventata «bene operativo» nelle Filippine almeno da un decennio, ma la fragilità delle infrastrutture e l’intensità crescente delle tempeste sollevano dubbi sulla loro efficacia di fronte a eventi sempre più estremi.

Un contesto fragile e reiterato

L’arcipelago filippino – diviso tra migliaia di isole, con coste lunghe, vasti affacci sul Pacifico e aree nel contempo montagnose – è pienamente inserito nella «zona dei tifoni». Ogni anno, in media, ne arrivano circa venti: otto o nove fanno landfall sulle Filippine.

Negli ultimi anni, però, si è assistito a una forte accelerazione: l’intensità delle piogge estreme è in aumento, la frequenza degli eventi catastrofici cresce, e la combinazione tra condizioni naturali e vulnerabilità socioeconomica del Paese rende ogni allerta un momento delicato. Uno studio recente ha rilevato come negli anni recenti la Filippine abbia visto un aumento marcato dell’intensità delle precipitazioni estreme e della frequenza di cicloni tropicali potenzialmente distruttivi.

Dal punto di vista della ricerca climatica, l’analisi dei sistemi meteorologici nel Pacifico nordoccidentale indica che il cambiamento climatico ha reso più probabili tempeste più forti, con venti più sostenuti e maggiore precipitazione, grazie alle acque più calde e all’umidità elevata.

2025: un anno già segnato dalle calamità

Il 2025 non è iniziato sotto una buona stella per la Filippine. Dopo la scossa di terremoto di magnitudo 6.9 che ha colpito la provincia di Cebu, uccidendo decine di persone e ferendone centinaia, un secondo sisma da 7.4 di magnitudo ha colpito la zona meridionale dell’arcipelago, amplificando la vulnerabilità.

A questo si è aggiunto il passaggio del super tifone Super Typhoon Ragasa, uno dei più potenti del 2025: decine di vittime, evacuazioni massicce — oltre 400 000 solo in Cina settentrionale — e la Filippine che ha fatto da primo avvistamento per la tempesta.

In questo scenario, la tempesta Fengshen arriva come ennesima minaccia, ma anche come test per la resilienza di un Paese che ha imparato a evacuare presto, ma non ha ancora risolto le falle strutturali che rendono ogni allerta un potenziale disastro.

Le ragioni della fragilità filippina sono molteplici. Geograficamente, l’arcipelago è soggetto non solo alle tempeste tropicali, ma anche al fenomeno dell’innalzamento del livello del mare, a piogge indotte dal monsone e ai rischi di frane nelle aree montagnose. Uno studio sulla base dati ha riscontrato che la combinazione di piogge intense, pendii instabili, e insediamenti lungo coste basse produce un “mix” ad alto rischio.

Dal punto di vista economico, molte comunità colpite dai tifoni vivono in condizioni di povertà, spesso in abitazioni leggere, prive di protezioni adeguate, e con infrastrutture stradali e idriche fragili. Il rapporto Banca Mondiale segnala come le Filippine si collocano tra i paesi con maggior rischio di disastro al mondo.

Infine, la governance e la capacità d’intervento restano sfide critiche: sebbene siano stati fatti progressi nella capacità di allertamento e evacuazione, le risorse destinabili alla prevenzione, la manutenzione delle infrastrutture, e la rapidità della risposta spesso rimangono insufficienti. Inoltre, la ripetizione frequente di calamità – e il loro accavallarsi – consuma risorse e riduce la “riserva” di resilienza delle comunità.

Nel caso della tempesta Fengshen, la sequenza è piuttosto classica:

Pre-allerta: le agenzie meteo filippine hanno divulgato mappe, segnalato raffiche e onde, dato indicazioni su coste e aree a rischio.

Evacuazione preventiva: più di 9 000 persone evacuate a Catanduanes, quasi 17 000 a Albay. Le autorità hanno aperto rifugi, chiuso scuole, sospeso traghetti e segnalato la necessità di allontanarsi dalle zone vulnerabili.

Impatto atteso: piogge intense, rischio inondazione, possibile marea d’assalto. Il sistema idro-meteo prevedeva onde da 1 a 2 metri e piogge che – combinate con terreni saturi – potevano scatenare frane e colate di fango.

Dopo l’evento: la fase più critica per la risposta e la ripresa. Sebbene al momento non ci siano ancora rapporti ufficiali su vittime o danni significativi, l’allerta resta alta.

La rapidità con cui le famiglie sono state evacuate lo rende un caso positivo di gestione preventiva, ma non esente da domande: le riflessioni riguardano la qualità dei rifugi, la sufficienza delle vie di fuga, la protezione dei beni agricoli e degli animali, e la copertura finanziaria per la ripresa.

Per capire meglio la dimensione del problema, vale la pena guardare indietro a tempeste che hanno colpito in maniera drammatica le Filippine, ridisegnando il confine tra allerta e distruzione.

Nel 2013, il super tifone Typhoon Haiyan (Yolanda) colpì la zona di Tacloban e Samar con venti oltre i 300 km/h e uno storm surge di circa 7 metri: oltre 6 300 morti accertati, 4 milioni di sfollati.

Nel 2015, il tifone Typhoon Melor costrinse all’evacuazione di circa 750 000 persone e portò massicce chiusure di servizi e danni ad abitazioni leggere.

Anche tempeste apparentemente “meno forti” producono effetti devastanti perché vanno ad interessare aree già fragili, come colate di fango o piogge che inondano terreni inclinati o sature. Uno studio del 2022 rilevava come la mortalità da tifoni nelle Filippine seguiva non solo l’intensità del vento, ma la vulnerabilità urbana e rurale dei territori colpiti.

Questo episodio rilancia alcune priorità:

Investimenti in infrastrutture resistenti: case antisismiche, sistemi di drenaggio, barriere costiere, rifugi sicuri.

Miglioramento dei sistemi di allerta e informazione: linguaggio chiaro, comunicazione tempestiva, mappe di rischio aggiornate.

Ripristino rapido e resilienza comunitaria: non basta evacuare, bisogna supportare la ripresa economica e sociale delle aree colpite.

Integrazione della dimensione climatica: monitoraggio delle condizioni oceaniche, modelli che considerino l’aumento della temperatura del mare, e scenari futuri con tempeste più estreme.

Coinvolgimento locale e comunitario: la decisione di evacuare, la conoscenza del rischio, le misure preventive dipendono anche dalla preparazione delle comunità stesse. I modelli agent-based mostrano che percezione e capacità locale giocano un ruolo chiave.

La mobilitazione di migliaia di persone per la tempesta tropicale in arrivo nelle Filippine è un segnale che il Paese ha imparato a muoversi in fretta. Tuttavia, la velocità dell’allerta non basta se la vulnerabilità resta elevata. Ogni evacuazione è un successo tecnico, ma anche un ammonimento : la prossima perturbazione potrebbe superare i limiti attuali ­— in intensità o in cumulatività. In quel caso, la differenza tra danno grave e catastrofe potrebbe dipendere da quanto il Paese, le sue infrastrutture e le comunità siano pronti non solo a rispondere, ma a resistere.

18 Ottobre 2025
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