La corrida perde il suo “genio”: Morante de la Puebla annuncia l’addio

In un pomeriggio destinato a restare negli annali della tauromachia, José Antonio Morante de la Puebla ha posto una linea definitiva sotto la sua carriera da torero. Domenica, durante la Corrida de la Hispanidad alla Plaza de Las Ventas, ha mostrato la capacità di trasformare l’arte del toreo in epica. Tagliate due orecchie al toro del quarto turno, ha camminato con quiete verso il centro dell’arena e, davanti a migliaia di spettatori stupefatti, si è tolto la coleta — gesto simbolico, segno ultimo di un addio senza annunci.
Il mondo del toreo è rimasto sospeso. Con lui, ha annunciato il ritiro anche Fernando Robleño, che pure aveva già programmato la sua uscita. Al termine del pomeriggio, entrambi sono stati portati in spalla dagli applausi del pubblico.
Una carriera plasmata da luce e ombra
Morante de la Puebla — nato José Antonio Morante Camacho il 2 ottobre 1979 a La Puebla del Río, in Andalusia — ha calcato i ruedos per quasi tre decenni, costruendo un nome tra mito e contraddizione. Debuttò come novillero nel 1995 a Madrid, prese l’alternativa nel 1997 a Burgos e confermò il titolo da matador a Madrid l’anno successivo. La Maestranza di Siviglia, crocevia del toreo classico, è stata fra i suoi teatri prediletti.
Fin da giovanissimo, Morante una volta sospese le sue stagioni con motivazioni legate a problemi di salute mentale: nel 2004, dopo una stagione solitaria a Las Ventas, annunciò una pausa, sfuggendo nei mesi successivi «a riposo e cura».
Ma ritornò, rinvigorito, con un toreo rigoglioso e visionario, spesso oscillante fra estasi e pericolo — non senza subir colpi gravosi. Ad agosto 2025, durante una corrida a Pontevedra, una violenta cornata al muscolo interno della coscia destra lo costrinse a una degenza e mise in dubbio il proseguo della stagione.
Tra i momenti che resteranno nella leggenda, spicca il 2023 alla Feria de Abril: in Maestranza, tagliò l’ultimo rabo concesso ad un torero a piedi da cinquant’anni, al toro “Ligerito” della ganadería Domínguez Hernández, un gesto che fece eco nel mondo taurino.
Nella sua carriera ha conquistato premi prestigiosi, tra cui il Premio Nacional de Tauromaquia nel 2021.
Nel 2025 aveva già conquistato un altro traguardo: aprire per la prima volta la “Puerta Grande” di Las Ventas in una corrida da matador, incidendo un sigillo simbolico sulla sua stagione.
Il suo addio è arrivato in modo imprevedibile: non era stato annunciato né mediaticamente né da segnali forti, eppure qualcuno lo sospettava, data l’energia spesa e i sacrifici sopportati. Molti fra gli spettatori presenti quella sera a Madrid hanno descritto il momento come surreale: il torero, ferito ma lucido, aveva compiuto una faena intensa, in equilibrio fra bravura e rischio, prima di infliggere l’estocada decisiva.
Quando la folla ha gridato le due orecchie che gli spettatori speravano, Morante non si è limitato a salutare: si è recato al centro dell’arena e, con calma rituale, ha strappato l’añadido — il fiocco legato alla coleta — lasciandolo cadere sull’arena. Quel semplice gesto — simbolo antico e sacro — vale più di qualunque parola: “me retiro”, “esta es mi última”.
I commentatori taurini hanno speculato: era un addio definitivo o solo una pausa prolungata? Alcuni suggeriscono che il peso delle stagioni, della salute fisica e mentale, e la crescente pressione di rinnovarsi continuamente abbiano spinto Morante a chiudere un ciclo. Altri vedono nel gesto una forma perfetta di retrocessione: non un fallimento, ma un ritiro in bellezza, lasciando campo libero all’immaginazione del mito.
La crisi della tauromachia spagnola
L’addio di Morante non è solo la fine di una carriera, ma un momento simbolico in un’epoca di trasformazioni profonde per la corrida in Spagna. Negli ultimi anni, lo spettacolo taurino è stato bersaglio di dibattiti crescenti su etica, cultura e welfare animale.
Nel 2024 il governo spagnolo ha abolito il Premio Nazionale alla Tauromachia, da anni simbolo istituzionale del sostegno pubblico alla corrida. Le autorità hanno argomentato che il sostegno statale a un’“attività contestata come forma di violenza contro gli animali” era sempre meno sostenibile. Le consultazioni pubbliche precedenti alla decisione mostrarono che oltre il 90% delle risposte favorevoli chiedevano che il premio fosse eliminato. Secondo studi recenti, il 77% della popolazione spagnola rifiuta la corrida come forma di intrattenimento. Dal 2007 a oggi, il numero di feste taurine si è ridotto di circa il 63%.
Nella sola Andalusia, nel 2023, si sono svolti 682 eventi taurini, con un leggero aumento rispetto all’anno precedente, ma concentrati quasi esclusivamente nei mesi estivi e nelle province storicamente taurine come Jaén.
Questi dati raccontano una scena ambigua: da un lato la corrida resiste perché è radicata in identità locali, tradizioni e circuiti economici; dall’altro è sotto pressione: gli spazi si riducono, il pubblico invecchia, le campagne animaliste guadagnano consensi.
Si è acceso anche un dibattito politico: nel 2025, oltre 664.000 firme sono state raccolte per chiedere la rimozione dello status di “patrimonio culturale” che protegge legalmente la corrida. Ma il Congresso ha rifiutato persino di discutere la proposta, con l’astensione decisiva del partito socialista.
In alcune comunità autonome, come Catalogna e Regione Valenciana, la corrida è già vietata o fortemente limitata. Le arene in disuso si trasformano in centri spettacolo, musei o spazi culturali. Allo stesso tempo, è cresciuto un fenomeno contraddittorio: la rivalità e lo scontro fra toreri — ad esempio tra Morante e Andrés Roca Rey — è tornata a catalizzare l’attenzione mediatica, fungendo da attrattore per un pubblico giovane, curioso di spettacolo e di epopea personale. Morante, del resto, in anni recenti incarnava quella tensione tra tradizione e modernità: un toreo di silenzi e poesia, ma anche minato da dubbi e pause.
Morante de la Puebla ha scelto il suo tempo. Non l’errore, né la sconfitta: un’uscita in punta di stile, con gesto che rimanda più al mito che alla fine. Per il toreo spagnolo, è una ferita e un monito.
“El toreo no se muere; se transforma”, recitano alcuni aficionados. Ma senza un cuore pulsante come quello che ha animato Morante, trasformarsi diventa il rischio più grande.
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