Zelensky incontra i produttori dei missili Tomahawk: stasera da Trump

L’Ucraina rilancia il gioco strategico
In un filo di tensione che taglia l’atmosfera diplomatica internazionale, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si prepara a uno degli appuntamenti più delicati da quando è scoppiato il conflitto con la Russia: oggi incontrerà a Washington il presidente Donald Trump, con l’obiettivo dichiarato di sollecitare la consegna di missili Tomahawk, sistema d’arma a lungo raggio che potrebbe cambiare gli scenari strategici. Nelle ore precedenti, una delegazione di alto livello ucraina ha avuto colloqui con i maggiori produttori statunitensi, tra cui Raytheon (produttrice del Tomahawk) e Lockheed Martin, per sondare fattibilità, vincoli tecnici e condizioni politiche. Il percorso, tuttavia, è disseminato d’insidie: logistiche, tecniche, diplomatiche e morali.
I dialoghi industriali: Zelensky e i produttori statunitensi
Nelle ore scorse, membri della delegazione ucraina hanno incontrato dirigenti di Raytheon e Lockheed Martin negli Stati Uniti. Lo ha confermato lo staff presidenziale ucraino: l’obiettivo dei colloqui è stato quello di analizzare la capacità produttiva, i limiti tecnici, la compatibilità con i sistemi esistenti a Kiev — e, non da ultimo, esplorare progetti di cooperazione congiunta ucraino-statunitense per la produzione sul suolo di Kiev o in paesi terzi.
Da parte ucraina, si pretende che la consegna di Tomahawk sia accompagnata da garanzie: uso limitato a target militari, gestione operativa sotto supervisione, e un patto di non escalation verso bersagli civili. Zelensky ha affermato che l’Ucraina non intende violare norme internazionali, ma che ha bisogno di armi avanzate per rompere la logica del logoramento sul campo.
I produttori americani, dal canto loro, sostengono che la decisione ultima è politica: anche se le schede tecniche permettono potenzialmente il trasferimento, occorre che Washington dia il via libera alle esportazioni, che controlli i meccanismi logistici e che verifichi il rischio che la tecnologia cada in mani non desiderate. Alla luce della delicatezza, si parla di consegne parziali, test graduali e verifiche continue.
Il Tomahawk: caratteristiche, potenzialità, limiti
Il Tomahawk è un missile da crociera a lungo raggio, impiegato storicamente dagli Stati Uniti in numerose operazioni offensive, spesso da navi o sottomarini. Il suo punto di forza sta nell’accuratezza, nella capacità di volare al di sotto dei radar in alcuni contesti, e nella gittata che può raggiungere migliaia di chilometri nei modelli più avanzati.
Se integrato con il sistema ucraino, il Tomahawk potrebbe consentire raid contro infrastrutture russe strategiche — basi logistiche, centri di comando, depositi — spingendo la pressione su zone normalmente difficilmente attaccabili con le armi attuali in dotazione a Kiev.
Il lancio richiede sistemi di guida, eventuali supporti satellitari, piani di volo accurati, software di navigazione avanzati, e un’infrastruttura logistica. Inoltre, le riserve di Tomahawk negli arsenali statunitensi non sono illimitate: Trump ha fatto sapere che non vuole “esaurire le proprie scorte” a favore dell’Ucraina. E la compatibilità con i sistemi di comunicazione e comando di Kiev è tutt’altro che scontata.
Vi è il vincolo politico: ogni lancio verso il territorio russo può essere percepito come un salto d’escalation, provocando reazioni dure da Mosca e complicazioni diplomatiche globali.
Equilibri in bilico
La richiesta ucraina coincide con una fase delicata: nelle ultime ore, Trump ha annunciato un colloquio molto produttivo con Putin e la prospettiva di un vertice a Budapest tra i due leader. Mosca, dal canto suo, ha avvertito che la consegna di Tomahawk “causerebbe un danno enorme alle relazioni” e sarebbe vista come una linea rossa. Figure come Dmitry Medvedev hanno ammonito che non si può distinguere in volo un Tomahawk convenzionale da uno nucleare, evocando pericoli di escalation.
In questo contesto, Trump appare prudente. Pur avendo più volte manifestato apertura all’idea, ha al contempo sollevato dubbi sulla sostenibilità logistica, sul recupero delle scorte e sull’impatto diplomatico. Ha dichiarato: “Ne abbiamo molti, ma non possiamo depletarli per il solo bene dell’Ucraina.”
Per Zelensky, l’incontro alla Casa Bianca diventa cruciale: dovrà convincere Trump che quel trasferimento non è solo un gesto simbolico ma un salto strategico, capace di accelerare una pace negoziata in condizioni migliori per Kiev. Zelensky che incontra i produttori dei Tomahawk accompagnato da Trump è un momento ad alto rischio e alta promessa. Le scelte fatte oggi potranno restituire dignità allo sforzo ucraino o aprire una nuova fase di pericolosa incertezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA